Lavori extra e fatture: 1.700 pratiche post sisma sospette all’Aquila

23 ottobre 2015 | 13:37
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Lavori extra e fatture: 1.700 pratiche post sisma sospette all’Aquila

di Enrico Nardecchia, per Il Centro

L’AQUILA. Il cantierone da 23 milioni, con una cresta stimata, provvisoriamente, dalla Procura, in 900mila euro di opere non dovute, è soltanto la punta dell’iceberg. Palazzo Ciolina-Ciampella, nel contesto del più ampio aggregato edilizio denominato Quattro Cantoni”, che insiste su corso Vittorio Emanuele, corso principe Umberto, via Accursio, via Navelli, potrebbe avere tanti omologhi. La notizia della recente indagine che la pm Antonietta Picardi ha affidato ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico è una vera e propria operazione-pulizia. Un’indagine pilota che mette il naso nei cantieri della ricostruzione privata, anello debole di una catena normativa messa in campo nel post-terremoto che rischia ora di spezzarsi. Sono 1.700 le pratiche sospette che sono state già acquisite dallo scorso mese di maggio (come anticipato dal Centro, vedi sopra) e che – tempo e forze permettendo – saranno esaminate una ad una. Impresa improba, è vero. Anche se, a leggerle bene, alcune di queste pratiche sono perfettamente sovrapponibili. Insomma, il modello per incamerare soldi in più rispetto al danno effettivo potrebbe essere stato replicato all’infinito, dal centro storico alle periferie.

L’INDAGINE. Hanno portato via un furgone pieno zeppo di faldoni i carabinieri del Noe, coadiuvati da quelli del comando provinciale, che hanno fatto visita alle sedi dell’impresa “Cingoli Nicola e figlio srl” con sede a Teramo in via Acquaviva. Acquisizioni avvenute anche negli uffici comunali e in ogni altro luogo utile a reperire informazioni su quel contributo già erogato, per il quale i conti non tornano. Per l’ipotesi di reato provvisoria di concorso nella truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche sono finiti nel mirino la nota avvocatessa Paola Bellisari, di 60 anni, in qualità di proprietaria di parte dell’aggregato “Quattro cantoni”; l’altro comproprietario Vincenzo Ciolina, di 60 anni, anche progettista e direttore dei lavori di Palazzo Ciolina-Ciampella, parte dell’aggregato; gli imprenditori teramani Giuseppe Cingoli di 68 anni, presidente della “Cingoli Nicola e figlio srl”; Andrea Cingoli, di 34 anni; Maria Lucrezia Di Bonaventura, di 67 anni, di Roseto; Arcangelo Dragoni, di 61 anni, di Campli, dipendente.

IL PRECEDENTE. Un altro procedimento è in corso su un’abitazione di via Antica Arischia a Pettino di proprietà della nota famiglia di avvocati aquilani. Gli accertamenti, in questo caso, sono stati eseguiti dalla polizia giudiziaria della polizia municipale che l’allora comandante Ernesto Grippo mise sulle tracce degli abusi edilizi fino ad arrivare alla scoperta di veri e propri casi di truffa. Prima di allora, mai nel capoluogo abruzzese era stato creato un nucleo di polizia edilizia. Nel filone attuale si rinviene una traccia di quell’abitazione periferica, laddove l’accusa sospetta l’esistenza di un bonus di 100mila euro che, assegnato per i lavori a Palazzo Ciolina-Ciampella, si sarebbe voluto spendere, invece, per l’abitazione di Pettino.

LA CASISTICA. Chi ha aperto qualcuna di quelle 1.700 pratiche, prima di…svenire, ha potuto farsi un’idea dei principali stratagemmi usati da alcuni cittadini per bussare a soldi alla porta dello Stato. Case vuote, in certi casi persino diroccate, rifatte coi soldi pubblici. Demolizioni e ricostruzioni senza titolo. Oppure il ricco indennizzo per l’abitazione equivalente. In certi casi il contributo sarebbe stato chiesto – ed erogato – anche da cittadini non proprietari di abitazione né residenti in quelle case al momento del sisma. I numeri sono da capogiro. E non si esclude che possano essere ancora all’opera uno o più suggeritori occulti, dentro e fuori dai palazzi, che avrebbero indicato il percorso da seguire per arrivare dritto dritto fino ai soldi della ricostruzione. La Procura ha dovuto creare un gruppo di lavoro specifico.

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L’AVVOCATESSA BELLISARI: IO SERENA – Dall’avvocatessa Paola Bellisari riceviamo e pubblichiamo la seguente nota: «Esprimo la massima fiducia nell’operato della ditta appaltatrice (scelta per la sua nota serietà e professionalità) e dei progettisti. Intendo, tuttavia, precisare di non avere preso parte alcuna nella predisposizione della documentazione tecnico-contabile utilizzata per la richiesta di contributo e mi risulta, seppure indirettamente, che la Soprintendenza abbia accuratamente vagliato la domanda con la documentazione allegata».

«Per quanto riguarda la ricostruzione dell’edificio in località Pettino demolito dal Comune, i lavori sinora eseguiti sono stati integralmente pagati con fondi
della mia famiglia, escluso qualunque impiego di denaro direttamente o indirettamente di provenienza pubblica. La revoca del contributo e la demolizione del fabbricato sono attualmente al vaglio della magistratura amministrativa. Attendo, pertanto, con assoluta serenità l’esito delle indagini».