‘Verso la Cassazione’: una riesamina della situazione aquilana

La verità dei fatti: una richiesta, una pretesa da parte di coloro che con il terremoto del 6 aprile 2009 hanno perso una parte della loro vita. Ma nel processo di mistificazione messo in atto, questa semplice richiesta frutto della giustizia non è stata riconosciuta tale.
In attesa del terzo grado di giudizio, un nuovo convegno su quel processo apparso errato agli occhi di molti per disinformazione, ma in realtà più che lecito, data la reale situazione vissuta a L’Aquila: “Verso la Cassazione” nasce proprio per portare avanti una rivisitazione della riunione che la Commissione Grandi Rischi aveva organizzato nella giornata del 31 marzo 2009 per rassicurare la popolazione, agitata per lo sciame sismico in atto.
Ribadito il concetto, ancora non chiaro a tutti, che non si tratta di un «processo alla scienza», ma di un processo ad alcuni scienziati che, come affermato dall’avvocato Antonio Valentini, «hanno fatto filtrare un messaggio rassicurante o perché questo era stato il dictat dall’alto, o per superficialità assoluta, o perché nessuno si era reso conto della situazione e della relativà pericolosità».
Importanti gli interventi della giornata: a partire dagli avvocati, come il già citato Valentini, seguito da Wania Della Vigna, fino ad arrivare ai geologi e ai maggiori esperti in materia di terremoti: partendo da un riassunto della situazione giuridica, passando attraverso un’analisi cronologica dei fenomeni sismici che hanno colpito il capoluogo abruzzese, esaminando infine il pensiero delle altre nazioni in relazione alla situazione dell’Aquila e al processo in corso.
Tre, dunque, i punti di vista presi in considerazione: giuridico, scientifico e comunicativo. Tre realtà distinte, ma accomunate da un elemento: l’errore che ha portato ad una tragedia forse peggiore di quella che sarebbe stato possibile immaginare. Errore scientifico, per la valutazione del rischio forse mai avvenuta e per una riunione di soli quaranta minuti svolta con parole già perfettamente preparate; errore comunicativo, per la rassicurazione disastrosa che ha portato molte persone a credere ad una figura superiore rappresentata dalla scienza; ed infine, un errore giuridico, per quanto riguarda ovviamente la sentenza di secondo grado: qualsiasi opinione si voglia avere sull’accaduto, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Basta aprirli per vedere.
In aggiunta, una novità arrivata proprio in questi giorni in ambito geofisico: è stata considerata errata, infatti, dai tre studiosi Geller, Stark e Mulargia, quest’ultimo attuale membro della Commissione Grandi Rischi, l’analisi probabilistica della pericolosità sismica, definita in sigla “PSHA”. Proprio nell’ultimo libro, infatti, appare la frase: «Le premesse di base di PSHA non hanno fondamento, e non sono state validate empiricamente o teoricamente. Quindi PSHA non dovrebbe essere usato come base per politiche pubbliche». Peccato che su queste basi si fondino proprio le attuali normative italiane.
In attesa della Cassazione, dunque, prevista per il 19 novembre, tanti spunti di riflessione: come riporta nel suo intervento Bruna De Marchi, associate researcher presso il Centro per lo studio delle scienze naturali ed umane dell’Università di Bergen in Norvegia, “incertezza, comunicazione, responsabilità” saranno le tre parole chiave per comprendere e fare meglio.