Dare valore agli Appennini: startup e cultura digitale per sostenere lo sviluppo locale e vivere in montagna senza rinunce

Se da un lato è vero che era urgente uno snellimento e una razionalizzazione, dall’altra ci stiamo rendendo conto che alcune scelte – ridisegnare i confini regionali, valorizzare le Città metropolitane e dall’altra scardinare le Comunità montane e le Province – rischia ancor più di marginalizzare e indebolire le aree “interne” (basti pensare cosa possono significare – in termini di erogazione di servizi – queste tendenze per l’Abruzzo, dove il 73 per cento del territorio è costituito da montagne dove risiede solo il 35 per cento della popolazione), anche perché, nel nostro Paese non esistono soltanto una questione meridionale e una settentrionale, ma anche quella legata più specificatamente all’Italia centrale, esemplificata proprio dagli Appennini.
Crescita e sviluppo locale sono il risultato di un’equazione dove le diverse variabili sono cultura, impresa, spiritualità e turismo da declinare in progetti concreti e cantierabili che investono i settori dell’energia, della manutenzione migliorativa, dell’agricoltura e delle produzioni locali, dei borghi rurali a obiettivi smart city e dei beni culturali.
In questo senso ho in mente il modello Bardi (Parma), un piccolo centro dell’appennino tosco-emiliano, uno dei tanti borghi del nostro Paese dati per spacciati dalle statistiche demografiche.
15 anni fa lo si considerava in agonia e destinato a scomparire: la popolazione si stava spegnendo lentamente e così le attività commerciali; ma questa fosca aspettativa sembra essere sventata.
Oggi a Bardi nascono bambini, altri ne arrivano da fuori, le aziende riprendono vita e il calo demografico si è arrestato.
Come è stato possibile?
Questa comunità – grazie ad Andrea Pontremoli (ex-Ceo di IBM e oggi Dallara) che di Bardi è originario – è stata la protagonista di un progetto che ha fatto leva sulle tecnologie Ict per controbilanciare gli svantaggi di un territorio montano caratterizzato da forti flussi migratori in uscita, struttura geologica fragile e lontananza dalle vie di collegamento e dalle aree urbane. L’intervento più importante è stato quello sulla “banda larga”, che da sola non sarebbe stata comunque sufficiente; ecco dunque il Progetto Orchidea, finanziato dal ministero dell’Ambiente, che nasce proprio per fare da collante fra istituzioni e aziende: una piattaforma informativa per incoraggiare gli utenti a “fare sistema”.
Fontecchio, comune del Cratere sismico aquilano, pur con le dovute differenze si prepara a lanciare un progetto analogo il cui cuore è costituito dall’iniziativa “Casa Bottega” che prevede il restauro di alcuni appartamenti nel centro storico da assegnare a nuovi residenti con un affitto “calmierato”.
Quindi policentrismo, manutenzione migliorativa ma soprattutto banda larga, perché oggi non è possibile prefigurare alcun progetto di sviluppo per queste zone senza che le stesse siano adeguatamente servite dal punto di vista della connettività e più in generale delle reti.
Su questi temi si sta riaprendo anche il dibattito parlamentare: la nuova cornice normativa deve portare a realizzare un nuovo patto solidale tra montagna e città, tra gli abitanti delle terre alte e i cittadini delle metropoli. Questo perché la montagna è anche un fattore di coesione nazionale e di culturale.
*giornalista, esperto di marketing territoriale