Nuova bufera sul post sisma, ex vicesindaco ai domiciliari

Ennesima inchiesta della magistratura aquilana su presunte irregolarità nei lavori del post-sisma del 6 aprile 2009 con quattro misure cautelari, tra cui l’ex vice sindaco dell’Aquila e assessore con delega all’urbanistica e un imprenditore, rispettivamente ritenuti responsabili del reato di corruzione e di concorso.
Ai domiciliari, in particolare, sono stati ristretti l’ex vice sindaco Roberto Riga, dimessosi dall’incarico quando fu indagato nell’inchiesta ‘Do ut des’ su presunte tangenti nei puntellamenti, e il noto imprenditore aquilano Massimo Mancini conosciuto, in particolare, nella sua veste di vice presidente dell’Aquila calcio.
Nell’inchiesta risultano indagati, per il reato di abuso d’ufficio, anche un funzionario comunale ed un ex funzionario dell’ufficio speciale per la ricostruzione poichè con i loro comportamenti avrebbero procurato un ingiusto vantaggio all’Opera Salesiana e all’impresa Mancini consistito nella percezione di un indebito contributo a favore della stessa ditta Mancini altrimenti non spettante o spettante in misura notevolmente inferiore all’Ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri.
L’inchiesta coinvolge i lavori di ricostruzione dell’Oratorio Don Bosco.
A coordinare questo nuovo filone sono il procuratore capo Fausto Cardella e il pm David Mancini. Le indagini sono portate avanti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo. Le misure restrittive ai domiciliari sono state firmate dal gip Giuseppe Romano Gargarella. Nel registro degli indagati sono finiti diversi funzionari e amministratori pubblici. L’operazione è ancora in corso e vede le Fiamme Gialle impegnate in una serie di perquisizioni.
LE ACCUSE – La nuova inchiesta della procura aquilana sui lavori della ricostruzione post terremoto, in particolare due appalti per complessivi 28 milioni di euro, ha portato ai domiciliari l’ex vice sindaco del Comune dell’Aquila e assessore all’urbanistica Roberto Riga – costretto a dimettersi nello scorso gennaio perché indagato nell’ambito dell’operazione ‘Do ut des’ su presunte mazzette negli appalti – e il noto imprenditore Massimo Mancini, proprietario dell’omonima azienda impegnata nella ricostruzione, nonché vicepresidente dell’Aquila Calcio.
L’accusa per i due è di corruzione e di concorso in corruzione.
Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito anche altre due misure cautelari, tutte emesse dal gip Giuseppe Romano Gargarella, notificando due interdittive del divieto temporaneo dell’esercizio d’impresa per il periodo di un mese nei confronti di altri due imprenditori locali operanti nel settore edile, anch’essi accusati di corruzione nei confronti dell’ex assessore.
Sono stati sequestrati inoltre beni nella disponibilità dell’amministratore pubblico per circa 58 mila euro ritenuti ricollegabili alle presunte mazzette.
L’INCHIESTA – Al centro dell’inchiesta l’appalto privato affidato all’Impresa Mancini degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell’Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all’intero complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana, di cui l’Oratorio faceva parte integrante: il tutto per un valore di 28 milioni e mezzo di euro.
Secondo le indagini svolte dalle fiamme gialle e coordinate dal procuratore capo Fausto Cardella e dal pm David Mancini, l’ex vice sindaco si sarebbe speso con il rappresentante legale dell’opera salesiana per favorire l’affidamento alla ditta di Mancini e in cambio avrebbe stipulato con Mancini un contratto di affitto di 12 anni (6 anni + 6) a prezzo maggiorato rispetto a quelli di mercato di una delle due abitazioni acquistate in precedenza da sua moglie. Inoltre, le due pratiche relative all’appalto approvate dal Comune nel 2013 e nel 2014 non sarebbero regolari perché non si tratterebbe di prima abitazione per il rappresentante legale, ma di spazio ‘ricettizio e religioso’ quindi non ad uso abitativo, il che farebbe scattare un contributo massimo di 80 mila euro.
LE INDAGINI – I provvedimenti giudiziari eseguiti giungono al termine di una articolata e complessa attività di polizia giudiziaria delegata dalla locale autorità giudiziaria, che ha preso spunto, spiegano gli investigatori, «dalla verifica, attraverso indagini di natura patrimoniale e bancaria, dei rapporti tra il vice sindaco del Comune dell’Aquila e un’impresa operante nel settore edile al fine di riscontrare l’esistenza di possibili interventi del primo volti ad agevolare la detta impresa nell’aggiudicazione di lavori nell’ambito della ricostruzione post-sisma».
Le indagini bancarie, sottolineano gli investigatori, hanno consentito di «riscontrare alcuni rapporti attestanti l’acquisto da parte dell’ex assessore e della di lui consorte di due unità immobiliari site in L’Aquila nonché la successiva locazione, di una di tali abitazioni, a favore della citata Impresa ad un canone di molto superiore ai valori medi di mercato» e «di rilevare numerosi e ingenti versamenti nelle casse della detta Impresa disposti dall’Opera Salesiana Don Bosco riferibili a pagamenti di lavori di riparazione e ricostruzione della sede dell’Ente ecclesiastico danneggiata dal sisma».
I conseguenti approfondimenti investigativi hanno permesso di «appurare l’effettivo affidamento all’Impresa degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell’Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all’intero complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana, di cui l’Oratorio faceva parte integrante».
In particolare, previa consultazione delle informazioni sulla ricostruzione post-sisma pubblicate dal Comune di L’Aquila, precisano gli investigatori, è stato possibile «risalire a due pratiche di ricostruzione, rispettivamente istruite per la parte definita “parti comuni” e per la parte definita “abitazione principale” del medesimo complesso edilizio dell’Opera Salesiana, entrambe riconducibili al legale rappresentante dell’Opera, in qualità di richiedente il contributo, e l’impresa attenzionata, quale affidataria dei relativi lavori». Le pratiche risultavano licenziate dal Comune dell’Aquila con due distinti provvedimenti, il primo adottato nel 2013 e il secondo nel 2014, mediante i quali veniva ammesso al contributo definitivo l’importo complessivo di circa 28.500.000 euro.
Lo sviluppo delle indagini svolte sul punto, consistite in acquisizioni documentali, escussione a sommarie informazioni di persone informate sui fatti nonché perizie elaborate da tecnici all’uopo incaricati dalla Procura della Repubblica, hanno fatto emergere, secondo gli investigatori, «numerose e gravi irregolarità tali da privare di legittimità i detti provvedimenti in quanto adottati in palese difformità alle norme vigenti in materia di ricostruzione».
«Infatti, nel caso di specie – aggiungono – il Comune applicava la procedura prevista dall’Opcm n. 3790/2009 considerando il complesso immobiliare dell’Ente ecclesiastico alla stregua di un’”abitazione principale”, pur risultando lo stesso con destinazione ad uso diverso da quello abitativo in quanto adibito ad attività ricettizie e religiose, per di più con proprietà unica quindi privo di “parti comuni”. Anche la procedura d’affidamento all’impresa coinvolta nelle indagini risultava affetta da violazioni di legge attesa l’inosservanza dell’Opcm 4013/2012 che prevede l’allegazione alle istanze di contributo per i danni derivanti dal sisma di almeno cinque preventivi di spesa acquisiti da imprese e tre da progettisti. Veniva in definitiva accertato che il procedimento burocratico relativo alle due pratiche era stato connotato dall’adozione di provvedimenti illegittimi in ragione del fatto che l’aggregato, costituendo in realtà una struttura ad “uso misto”, non avrebbe che potuto beneficiare di un contributo pari al massimo a 80.000 euro a fronte dei 28.500.000 euro circa effettivamente erogati».
«L’impresa oggetto di indagini, d’altronde – precisano gli investigatori – già insediatasi nel complesso edilizio in forza di un precedente contratto d’appalto sottoscritto con l’Opera Salesiana relativo ai lavori di riparazione e ricostruzione della sola porzione del Don Bosco adibita ad oratorio, finanziato con donazioni private, aveva intanto creato le premesse per estendere tale appalto all’intero complesso edilizio, finendo per beneficiare, indebitamente, del contributo complessivo di euro 28.500.000 circa. Nel perseguimento di tale proposito la detta impresa veniva agevolata dall’intervento dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune dell’Aquila che si era adoperato per il rilascio di un permesso a costruire, in deroga, relativo alla realizzazione proprio di quella struttura, il nuovo Oratorio danneggiato dal sisma, che gli aveva consentito l’ingresso nell’”affare” della ricostruzione dell’intero plesso ecclesiastico. La delibera relativa al permesso straordinario a costruire a vantaggio dell’impresa di cui si faceva promotore l’ex amministratore pubblico rappresentava pertanto la premessa e l’impulso di ulteriori aggiudicazioni di lavori avvenute, come dianzi illustrato, in violazione delle norme in materia di ricostruzione privata».
«Le attività di polizia giudiziaria svolte – aggiungono gli investigatori – individuavano quindi nell’affidamento dei lavori di riparazione e ricostruzione del complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana a favore dell’impresa il fondamentale motivo di riconoscenza del titolare della medesima nei confronti dell’ex assessore. Riconoscenza che sfociava nella stipula, in data 11.10.2013 di un contratto di locazione della durata di dodici anni di un immobile acquistato dall’ex amministratore pubblico al prezzo di 115.000 euro in data 18.12.2013. Il contratto impegnava l’imprenditore al pagamento di un canone mensile pari a 1.200 Euro a fronte di una quota che, secondo stime di mercato, sarebbe dovuto essere pari al massimo a 550 Euro. L’intendimento delle parti e, quindi, la reale sostanza dell’accordo illecito era che l’imprenditore di fatto acquistasse, in segno di riconoscenza per l”opera” prestata a suo vantaggio dall’ex assessore, l’immobile in favore di quest’ultimo».
«Ma le indagini bancarie svolte dai finanzieri – rilevano gli investigatori – permettevano di intercettare e ricostruire ulteriori e gravi episodi corruttivi che vedevano coinvolto sempre l’ex assessore nonché vicesindaco. Tra i molteplici acquisti di autovetture da parte dell’ex Vice Sindaco ve ne era uno, in particolare, che attirava l’attenzione degli inquirenti: quello di una BMW al prezzo di 24.800 Euro per il cui pagamento veniva utilizzato anche un assegno di euro 15.000 tratto su un conto corrente di un imprenditore locale. Nonostante le dichiarazioni dell’imprenditore che, sentito in atti, giustificava la transazione quale prestito personale a favore dell’ex assessore, emergeva ben presto la natura corruttiva dell’accordo tra i due. L’imprenditore a seguito della dazione di denaro aveva infatti ottenuto in cambio l’interessamento dell’assessore per la pratica di richiesta di rimborso dei danni subiti dalla sua azienda a seguito del sisma, ammontanti a circa 62.000 euro. La comunicazione del positivo esito dell’istruttoria da parte del Comune dell’Aquila avveniva in data 02.07.2010, vale a dire solo 13 giorni prima del “prestito” a favore dell’amministratore pubblico. Ancora, sempre dalle indagini finanziarie emergeva che l’ex assessore aveva ricevuto da altro imprenditore impegnato nelle attività edilizie di ricostruzione post-sisma la somma di 14.000 euro in tre tranches, mediante l’emissione di altrettanti assegni bancari. Anche in questo caso seppure i pagamenti fossero stati giustificati quali prestiti personali, in realtà, in base alle risultanze delle indagini, celavano il tentativo da parte dell’imprenditore di ottenere la “benevolenza” dell’assessore per avvantaggiarsi nelle attività di ricostruzione che lo vedevano impegnato in ben 17 appalti».
«Le evidenze investigative poc’anzi illustrate – concludono gli investigatori – determinavano pertanto l’A.G. inquirente a richiedere ed ottenere le misure cautelari personali ed interdittive in premessa citate ed appena eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di L’Aquila. Veniva inoltre eseguito il decreto di sequestro nei confronti dell’ex Vice Sindaco pari ad euro 58.000 circa, somma equivalente alle utilità indebitamente percepita dall’ex assessore. L’operazione di servizio appena conclusa testimonia la particolare attenzione riservata dalla magistratura aquilana e dalla Guardia di Finanza al contrasto a forme di corruzione e ad altri reati contro la pubblica amministrazione, che hanno come conseguenza l’aumento dei costi in danno dei cittadini».
AUTO DI LUSSO E ASSEGNI ALL’EX VICE SINDACO – Auto di lusso e presunti prestiti tra le dazioni elargite da due imprenditori all’ex vice sindaco dell’Aquila Roberto Riga ritenute tangenti dagli inquirenti che oggi lo hanno arrestato ai domiciliari assieme al costruttore Massimo Mancini. Le indagini bancarie svolte dai finanzieri hanno permesso di intercettare e ricostruire quelli che gli inquirenti ritengono “ulteriori e gravi episodi corruttivi”.
In particolare, tra i molteplici acquisti di autovetture da parte di Riga ce n’è stato uno che ha attirato l’attenzione dei pm: quello di una Bmw al prezzo di 24.800 euro, per il cui pagamento è stato utilizzato anche un assegno di 15 mila euro tratto su un conto corrente di un imprenditore locale. Nonostante le dichiarazioni dell’imprenditore che, sentito dalla Finanza, ha giustificato la transazione come prestito personale a favore dell’ex assessore, è emersa ben presto la natura corruttiva dell’accordo tra i due. A seguito della dazione di denaro, l’imprenditore ha infatti ottenuto in cambio l’interessamento dell’assessore per la pratica di richiesta di rimborso dei danni subiti dalla sua azienda a seguito del sisma, che ammontavano a circa 62 mila euro. La comunicazione dell’esito positivo dell’istruttoria da parte del Comune dell’Aquila è avvenuta il 2 luglio 2010, vale a dire solo 13 giorni prima del ‘prestito’ a favore di Riga.
Ancora, sempre dalle indagini finanziarie è emerso che l’ex assessore ha ricevuto da altro imprenditore impegnato nelle attività edilizie di ricostruzione post-sisma la somma di 14 mila euro in tre tranche, attraverso l’emissione di altrettanti assegni bancari. Anche in questo caso, seppure i pagamenti siano stati giustificati come prestiti personali, in realtà, in base alle risultanze delle indagini, celavano il tentativo, da parte dell’imprenditore, di ottenere la ‘benevolenza’ dell’assessore per avvantaggiarsi nelle attività di ricostruzione che lo vedevano impegnato in ben 17 appalti.