
di Zia Lò
La zuppa della sposa. Un nome quasi evocativo, che fa pensare ad abiti bianchi, alla corsa al bouquet delle zitellone, allo stress di mamme e suocere alla ricerca del confetto perfetto. Invece no: la zuppa della sposa é un ricordo, che si perde negli anni della fanciullezza, per chi, figlia comunque della modernitá ha avuto il privilegio di crescere con la classica nonna, quella con il “tuppo”, che profumava di brillantina Linetti e biscotti. Che dispensava solo buoni consigli, armata di quella saggezza che nessun titolo di studio è capace di impartire, quella saggezza fatta di periodi difficili, di guerre, di fatiche, quella saggezza e semplicitá portata anche in cucina, fatta di pietanze “povere”, per molti oggi definite anche dozzinali, che hanno perso con gli anni il loro sapore autentico, che era arricchito dall’amore e dalla passione!
Fa parte di quelle estati meravigliose, passate a contatto con la natura, quando si poteva uscire sempre, senza pericoli, quando c’era solo bim bum bam per vedere i cartoni e non c’era spazio per la nintendo ma solo per la fantasia!
Tutto ebbe inizio in un posto preciso, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, precisamente ad Alfedena (non Civitella, proprio Alfedena), tra camosci, ruscelli, volpi e tanti cavalli. Perchè è proprio qui che nasce la nostra storia, che vide luce la ricetta, così come da titolo!
Si tratta appunto, di un piatto tipico degli sponsali di una volta, quando si apparecchiava in un prato, sotto gli alberi, con la tovaglia di mussola, i piatti di coccio e le posate massicce, quando i due sposini erano magari poco più che due estranei e si guardavano timidamente e con trepidazione, verso un futuro ignoto, dal cuore arcano, e non c’erano le spunte blu di whatsapp a fare da contorno al fidanzamento ma magari qualche furtivo bigliettino lasciato in custodia al vento o sotto la porta di casa.
Si tratta dunque di un piatto molto ricco, una portata principale, decisamente nutriente, la cui funzione era diciamo di “rinforzo” per il povero sposo in vista della “prima notte” (focose queste donnine di montagna!?! :D) in un periodo in cui la famosa e tanto diffusa pillolina blu non era a disposizione dello speziale!
Un’altra leggenda, autoctona, la vuole presente invece nel giorno seguente alle nozze, quindi non più di rinforzo ma come “recupero” , sempre per lo sposo (oh ma che gli faranno sempre ste donne eh?!?)
Insomma, stavamo parlando di spose. E di zuppe!
È un piatto elaborato, ma gustosissimo, specialmente in inverno, magari a pranzo, a casa dalla mamma e con il camino acceso!
Veniamo al procedimento!
Un primo step fondamentale è un sontuoso e assolutamente sgrassato brodo di carne (gallina, pollo e manzo, un pezzo abbastanza magro con pochi nervetti) ben fatto, ricco di odori e profumi (sedano,carota, cipolla,) e aggiungiamo anche un pizzico di timo fragrante.
Una volta sgrassato il brodo, aggiungere indivia a pezzetti, quanto basta per creare “corpositá”, far cuocere, sempre a fuoco lento, assaggiare e regolare gli odori e la sapiditá a proprio gusto!
Prendere 1/2 kg di macinato di bovino scelto, aggiungere due uova, 3/4 cucchiai di parmigiano, un’idea di aglio, sale, prezzemolo e formare tantissimeeeee polpettine piccolissime, da tuffare nel brodo di carne e indivia e lasciar andare (occhio agli assaggi, potreste portare in tavola una zuppa… senza polpette!!)
Nel frattempo, rassodare delle uova, lasciarle raffreddare e sbriciolarle al coltello, far fare la stessa fine a delle scamorze “asciutte”, tostare in una padella unta leggermente del pane a dadini fino a renderlo croccante…
La zuppa è fumante, munirsi di ciotoline per il “corredo” di rinforzo, ma la sposa dov’è?!?
Nel frattempo, di cucchiaiata in cucchiaiata lasciarsi andare ai ricordi, ed ecco che arriva la nonna, che la faceva trovare ogni volta che si andava a trovarla, perchè il “viaggio” si sa stanca e un pò di brodo AGGIUSTA lo stomaco!!?
Ogni ricetta, ogni sapore, porta con se una storia, un ricordo piacevole, un sogno, un colore….
È da qui che nasce la magia della cucina: perchè se lo fai per gli altri, con amore, allora stai cucinando, altrimenti è solo un piatto da mangiare!
Questo scritto è dedicato a una nonna speciale, che adesso fa parte dell’infinito!
A presto.
Zia Lò (oggi nostalgica)
P.S. Non c’erano foto homemade a disposizione, affidarsi a google è stato semplice, anche se non rende perfettamente, quindi lo chef consiglia di servirla più ristretta e di fare le polpettine molto più piccole, sgrassare il brodo almeno 3 volte a renderlo quasi trasparente.