Incubo terrore a Parigi, la testimonianza di un’aquilana

«Siamo in un ristorante a la Bastille, credo non molto lontano dal posto in cui è avvenuta la sparatoria». Così, in chat con un’amica, poco prima della mezzanotte di ieri, scrive Margherita, aquilana 30enne, tra gli italiani a Parigi nella notte dei drammatici attacchi.
«Abbiamo cominciato a notare uno strano movimento di sirene e poi di messaggi, hanno cominciato a ricevere tutti telefonate». «A un certo punto hanno cominciato a sbaraccare tutto, quindi siamo stati costretti ad avviarci a piedi – scrive più tardi, sempre in chat, Margherita – Non ci hanno cacciato, ma eravamo rimasti solo noi e hanno cominciato a rimettere le sedie dell’esterno dentro il locale. Quindi abbiamo deciso di cominciare ad andare».
«Abbiamo percorso dei vicoletti e c’era ovunque polizia con fucili – continua – Per non parlare delle ambulanze. Sono tornati alla memoria pessimi ricordi».
«Come sto? Direi ok, ho avuto già un certo training», racconta, sottolineando che «c’erano un sacco di aquilani stasera».
«Se c’è una cosa che ho imparato è che al destino non si sfugge», dice. «Sono qui solo in questi giorni, parto domenica, in teoria – conclude – Mi domando cosa sarà domani. Domani Parigi sarà sicurissima. Non trovi?».
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