Transumanza 2015, Serena Conti non molla

di Roberta Galeotti
Si è conclusa la Transumanza 2015 dell’Allevamento Chimera di Serena Conti che ha riportato le sue preziose cavalle dalle montagne dell’appennino reatino alla piana.
Ha avuto un sapore diverso la Transumanza invernale di quest’anno pervasa da un intimo senso di tristezza, da una consapevole amarezza.
Molti cavalieri, provenienti da tutto il centro Italia, hanno accompagnato i 35 cavalli romani di maremma laziale, superstiti del feroce incidente che ha decimato la mandria, per manifestare il sostegno all’allevatrice.
Un incomprensibile incidente che ha lasciato tutti gli appassionati di questi straordinari animali senza parole e senza pace.
La mandria, infatti, è stata decimata da un tremendo incidente occorso verso la fine di ottobre.
Le cavalle pascolavano serene nell’altopiano nei pressi di Leonessa quando avrebbero incomprensibilmente abbandonato la ricca distesa di erba, erba medica e grano per lanciarsi al galoppo, campanara in testa, sulla nazionale che da Terzone porta a Leonessa.
Il giorno del fatidico incidente, l’allevatrice racconta di aver lasciato la mandria intorno alle 18, dopo averla governata, ma intorno alle 20 un autobus di linea della Cotral si è ritrovato davanti una ventina di cavalle al galoppo provenienti nel senso di marcia opposto al mezzo. Inevitabile l’impatto, complice l’alta velocità del veicolo.
Sull’asfalto nemmeno i segni di una frenata.
11 fattrici sono morte sul colpo, 4 cavalli sono stati soppressi dai veterinari intervenuti sul luogo dell’incidente, ed altri 3 puledri sono morti nei giorni successivi.
Con questo grande senso di rabbia e di amarezza abbiamo affrontato la transumanza di questo 2015, che ha rischiato di saltare fino all’ultimo momento per lo scoramento dell’allevatrice che ora, oltre al danno economico ed affettivo, si trova a dover rispondere penalmente ed economicamente del reato di ‘abbandono di animale’ e di chissà quanti altri capi di imputazione, previsti dalla strana legge italiana.
‘Un territorio vocato all’allevamento dovrebbe difendere i capi, che vi risiedono, e gli allevatori, che cercano di sopravvivere ad un’economia globale che non li tutela e non li ripaga degli sforzi che questo lavoro impone’ – commenta David Filieri, ex assessore all’ambiente del Comune di L’Aquila e appassionato di cavalli -. ‘Il mondo moderno gira intorno all’uomo – aggiunge Filieri – ed alle regole della finanza, dimenticando il buon senso e la salvaguardia dei prodotti sani. Gli uomini hanno occupato tutti gli spazi senza lasciare nessuna chance alle altre specie, dalla città alle montagne. In un incidente tra uomo ed animale, quest’ultimo ha sempre torto, anche se l’uomo procede a gran velocità, senza rispettare i limiti, e anche se l’uomo colpisce l’animale nella carreggiata opposta a quella in cui procede, in un indubbio momento di distrazione’. La colpa è sempre dell’animale, per il nostro codice della strada, che non conosce le strisce pedonali e non capisce quando poter attraversare una strada.
‘Le zone vocate all’allevamento – aggiunge l’ex assessore all’ambiente del comune di L’Aquila – dovrebbero prevedere dei severi limiti di velocità che inequivocabilmente consentirebbero agli animali di attraversare le strade senza rischiare di essere uccisi e che, contestualmente, non metterebbero a repentaglio la vita dell’uomo, dato che l’alta velocità è la causa principale delle conseguenze irrimediabili di questi incidenti’.
La normativa, palesemente elaborata da un legislatore che non conosce le esigenze VERE degli allevatori e degli animali, ha reso sempre più difficile allevare animali, scoraggiando anche gli allevatori più volenterosi.
I ruoli intermedi degli enti che dovrebbero rappresentare le esigenze e le istanze di questo straordinario mondo sono ricoperti da persone che poco conoscono di questo stesso mondo e che troppo spesso appartengono di più alle specie impiegatizie/cittadine.
L’ultima pesante mannaia calata sulla testa degli allevatori, tanto per citarne una, è stato l’obbligo di sorveglianza degli animali al pascolo, che prevede sanzioni elevatissime. Questo obbligo prevede, infatti, la presenza di un uomo anche in alta montagna durante tutte le ore del giorno che sorvegli gli animali al pascolo, incluse le mucche.
Se degli animali custoditi in un appezzamento recintato, per qualunque ragione, rompono la recinzione e riescono ad uscire l’allevatore viene accusato di ‘abbandono di animale’, articolo 727 del codice penale.
Per concludere il quadro dell’Allevamento di bestiame in Italia, il prezzo medio di un puledro di circa sei mesi è di 300€, venduto per diventare fettine di carne equina, che normalmente vediamo nelle vaschette dei nostri supermercati ad almeno 18€ al chilo.