
É stata rinviata al 3 maggio del 2016, per il deposito delle memorie istruttorie e per la valutazione dell’eccezione presentata dalla difesa, l’udienza della causa intentata dal presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso nei confronti del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Domenico Pettinari, al centro di una richiesta di risarcimento danni da 200 mila euro, per diffamazione a mezzo stampa.
Nel corso dell’udienza che si è svolta questa mattina, presso il tribunale civile di Pescara, l’avvocato di Pettinari, Donatella Rossi, ha sollevato un’eccezione relativa alla procura firmata da D’Alfonso, nella quale il presidente della Regione avrebbe omesso di indicare la carica pubblica in qualità della quale ha intentato la causa. Il legale del governatore, Carla Tiboni, considera infondata l’eccezione. Spetterà al giudice, nel corso della prossima udienza, decidere se concedere l’ammissione delle memorie istruttorie o accogliere l’eccezione presentata dalla difesa.
«Come abbiamo riportato negli atti, le accuse rivolte da Pettinari a D’Alfonso riguardano fatti che risalgono ad un periodo nel quale l’attuale governatore non era ancora in carica. Le decisioni relative all’acquisto dell’edificio erano state già assunte in precedenza e la diffamazione sussiste perché Pettinari ha attribuito al governatore delle responsabilità infondate», ha spiegato Carla Tiboni, legale del presidente della Regione. «Noi – ha rimarcato l’avvocato Tiboni – ci siamo basati su quanto riportato dai giornali».
Di parere opposto la difesa di Pettinari. «Le dichiarazioni di Pettinari, che si riferiscono ad un’interpellanza regionale, rappresentano un atto politico pienamente legittimo – ha affermato Donatella Rossi, legale del consigliere regionale di opposizione – In ogni caso, al di là del merito, ci sarebbe la scriminante».
Il governatore abruzzese chiede un risarcimento danni di 200 mila euro per le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Pettinari, in seguito all’interpellanza che l’esponente del M5s ha presentato in Consiglio regionale nell’aprile del 2015, chiedendo conto a D’Alfonso dei motivi per i quali non era stato bloccato per tempo l’acquisto del palazzo della Asl di via Rigopiano a Pescara, acquistato al triplo di quanto un imprenditore l’aveva pagato due anni prima.