



di Raffaella De Nicola
Non è una birreria. E già questo è un notizione. Ma se si pensa che gli ideatori hanno osato agganciarsi all’arte, per di più contemporanea, allora verrebbe da considerarli vittime o proprietari della follia alla Zemeckis di “Ritorno al Futuro”, un’operazione di ideologia pura, senza il merchandising di profitti economici. Eppure i due personaggi, un artista di 40 anni, Andrea Panarelli, e una storica d’arte di 30, Paola Marulli, ferrata in arte contemporanea, proprio in centro, ambiente polveroso, in divenire, cantieri aperti, totale mancanza di civitas e cittadini, hanno voluto opporre alla grigia visione della devastazione il mondo variegato ed immaginifico della creazione artistica.
Contraddittorio nient’affatto desueto, in realtà, quello della devastazione/creazione, l’uomo a nudo, se questo spazio espositivo gratuito, perché di questo si tratta, nasce a L’Aquila sulla falsariga di un movimento che a Roma ha impiantato la stessa sperimentazione nei locali Spazio Y nella borgata del Quadraro scenario di feroci rappresaglie e deportazioni, orrori umani ed eroismo, fascisti ed antifascisti, soldati e maggiori come quel Kappler che proprio dal “nido di vespe” del Quadraro deportò un migliaio di uomini e giovani ragazzi, pochissimi tornati a casa, tanto da meritare, il quartiere, la medaglia d’oro al valore civile.
DNA di macerie comuni, quindi, nell’esperienza di Roma e L’Aquila, ricostruzioni di avamposti e architettura umana. Lì con Spazio y, qui con Varco, felice acronimo Verdi ARte COntemporanea che spiega nel suo nome i suoi intenti: un varco, una fessura, uno spiraglio di partecipazione condivisa, ci si augura, incontro e confronto con i giovani cui viene lanciato, come un missile, un messaggio alternativo agli inflazionati locali, e, perché no?, la leggerezza di uno svago creativo, ora che sembra ci si diverta solo con bottiglie in mano.
E, scusate se è poco, in una città che da sempre ostenta il blasone della cultura come propria identità e ha nel suo curriculum il precedente degli anni ’50, quando un gruppo di giovani intellettuali, Alessandro Clementi, Giorgio De Marchis ed altri, intesero infrangere i confini della provincia “per accostare le intelligenze più vive della periferia alle fonti originarie della cultura nazionale” con la mostra panoramica nazionale di pittura contemporanea, Sala rossa del Teatro comunale.
Anche a Varco saranno previste personali di artisti internazionali, finestre sul panorama globale, stage, si spera, con l’Accademia delle Belle Arti e le scuole del circolo aquilano per avvicinare l’arte ai ragazzi, le mille emozioni che suscita, toccarla, condividerla, interagire con essa e capire perché, e quando, un’opera diventa un’opera d’arte. Il tutto partirà domenica 29 novembre dalle ore 11.00 alle 19.00 con un singolare avvio associato alla ritualità apotropaica della fortuna, tossica ed estranea, in realtà, strabendatissima, in questa città. L’inaugurazione, infatti, vedrà nel locale di Via Verdi l’esposizione dei tanti “portafortuna”, oltre 200, già presentati a Roma nello spazio Y, e quelli di chiunque voglia condividere un augurio di fortuna a Varco e alla comunità con un oggetto che sarà restituito dopo un anno.
Un legame, un cordone solidale e, perché no?, una benevole provocazione in questo laboratorio cittadino, un astronave, un osservatorio di dinamiche sociali che intende stuzzicare la curiosità dei nostri ragazzi nell’ossimoro di un centro che li inghiotte, bavari alzati e cristalli di gelo, patatine fritte a tranci di pizza, teste chine e dita compulsive su smartphone, nel nulla di un frastuono di bottiglie svuotate.
Il progetto è supportato dall’Associazione Culturale SOMA, nata nel 2014 con l’obiettivo di promuovere e divulgare i linguaggi dell’arte contemporanea nel territorio aquilano, e sostenuto, tra gli altri, dalla Fondazione Carispaq e da Raffaele Panarelli abbigliamento, con il contributo del Forno Antico Cav. Giulio Placidi e della asd MACO L’Aquila C5.
Colgo l’occasione per pubblicare due foto del recupero del magnifico Palazzo Di Paola nel cui lato laterale c’è Varco. L’entrata principale è, invece, sul corso.

