Politica

Avezzano, il sindaco il processo e la Severino

Il Sindaco di Avezzano va sotto processo. Il PD ha il dovere di assumere una posizione chiara sulla sua ricandidatura.

Una mazzata. Il dirigente pubblico nonché sindaco di Avezzano, Di Pangrazio, sarà processato per una serie di reati proprio contro la pubblica amministrazione: è accusato di falso, peculato e abuso d’ufficio per aver attestato la regolarità tecnica di una delibera provinciale e per aver usato impropriamente l’auto blu.
Una mazzata. Il Sindaco proprio in queste settimane era impegnato nel tentativo di allargare la sua maggioranza, negli ultimi tempi assai litigiosa in alcune componenti, verso esponenti dell’opposizione, ed ora gli è caduta addosso una tegola che rimette tutto in discussione, a partire dal suo stesso ruolo. Il percorso politico del primo cittadino si fa tortuoso e lo stesso quadro politico locale si tinge ora a tinte fosche. Il processo si apre il 21 aprile 2016, ad un anno dalle elezioni comunali di Avezzano. In considerazione della scadenza elettorale ravvicinata, sarà molto difficile per la maggioranza a geometria variabile che “sostiene” Di Pangrazio (così come la corda sostiene l’impiccato) limitare i danni derivanti dal procedimento giudiziario capitato tra capo e collo; un procedimento che non potrà concludersi nei dodici mesi intercorrenti tra l’apertura del dibattimento e la data delle elezioni.

L’imminente processo porta al centro del dibattito politico una questione che il partito chiave della maggioranza, il PD, ha sinora eluso, cioè la questione giudiziaria: è opportuno ricandidare un Sindaco con un procedimento penale in corso, e di questa specifica natura? Giocare a fare la vittima ed a professarsi innocente, giocare con le parole come sta facendo Di Pangrazio non serve a nulla, tanto più che la tempistica del processo lo costringerebbe a costruire le liste e ad affrontare la campagna elettorale con questo pesantissimo fardello sulle spalle.

Con quale credibilità il Sindaco uscente andrà a ricandidarsi? Con quale capacità di leadership potrà convincere decine di aspiranti consiglieri a scendere in campo? Con quale orizzonte di governo potrà costruire un programma solido, dato che in caso di condanna in primo grado, per effetto della legge Severino, è prevista la sua decadenza dall’incarico?
Eh già, la legge Severino, proprio quella che prevede l’immediata sospensione dall’incarico su richiesta del prefetto e del ministero dell’Interno nei confronti degli amministratori pubblici condannati anche solo in primo grado per una serie di reati, tra i quali per l’appunto quelli contro la pubblica amministrazione. Non c’è più trippa per gatti, e buon senso vorrebbe che un Sindaco sotto processo dovrebbe evitare di ricandidarsi, senza se e senza ma, punto e basta. Di Pangrazio può pure continuare a minimizzare, come sta facendo con i megafoni della comunicazione amica, ma Avezzano è una città allo stremo, abbandonata dalla Regione e dagli investitori privati, e non può permettersi i bluff e gli azzardi da poker di un Sindaco disinvolto che male ha amministrato e che ora in aggiunta va pure sotto processo.

Questa imbarazzante situazione metterà in difficoltà soprattutto il PD, che ha fatto della legalità la sua bandiera ed ora si trova un Sindaco in carica, e ricandidato in pectore, inguaiato sul fronte giudiziario. E’ appena il caso di ricordare che alle ultime elezioni regionali il PD ha impedito la candidatura alla presidenza della Regione Sardegna di Francesca Barracciu, vincitrice di primarie, per un “semplice” avviso di garanzia: pensare di battagliare ad Avezzano per ripresentare agli elettori un candidato sotto processo appare una impresa disperata, anche per gli esponenti di un partito capaci come pochi di arrampicarsi sugli specchi. Il PD ha il dovere di assumere una posizione chiara sulla ricandidatura, altrimenti i cittadini non potranno digerire il fatto che, per dirla con Giolitti, per i nemici la legge si applica e per gli amici invece si interpreta consentendo così la ricandidatura dell’uscente. E’ troppo alto il rischio di lanciare di nuovo nell’arena elettorale un primo cittadino che rischia di essere mandato a casa dalla Procura. Un primo cittadino che, per di più, annaspa nell’amministrare una città alla deriva, senza un progetto e senza prospettive, che tanto ha promesso e poco ha realizzato.

Insomma, il processo inguaia il Sindaco, inguaia il PD ma soprattutto inguaia Avezzano. L’avventura di  Di Pangrazio, che tante speranze aveva suscitato ed altrettante speranze ha deluso, sembra essere  arrivata al capolinea, e sarebbe opportuno fare chiarezza facendo comprendere al Sindaco che deve fare un passo indietro e dedicarsi ad altro. Eventuali meline e giochi di potere del PD sulla testa dei cittadini condannerebbero inevitabilmente il partito di Renzi alla totale irrilevanza alle prossime elezioni comunali e nella Marsica intera.

Ad Avezzano serve un nuovo Sindaco, frutto di uno schieramento il più ampio e condiviso possibile fra tutte le forze vitali che sperano ancora nella possibilità di mettere in campo un progetto innovatore di sviluppo della città. Chi avrà il coraggio di porre formalmente la questione a Di Pangrazio? Chi avrà il coraggio di farsi avanti, di divenire un elemento aggregatore, lievito e fermento di liste civiche e di partiti e di cittadini che rilancino il ruolo di una Avezzano oggi avvilita ed abbandonata, nella Marsica e non solo nelle Marsica?

Il silenzio del PD è assordante, il tempo stringe e la sfida è grande perché riguarda il futuro di Avezzano, rispetto al quale il futuro di Di Pangrazio è questione meno importante.

di L. S.