L’Aquila, la movida nella terra di nessuno

28 novembre 2015 | 10:45
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L’Aquila, la movida nella terra di nessuno

di Giovanni Baiocchetti

Degrado e disagi della notte aquilana visti con gli occhi dei commercianti aquilani.

Terra di nessuno. Non ci sono freni perché manca il controllo”. Abbiamo scelto un campione di commercianti attivi di notte in centro a L’Aquila per provare a capire quali problemi nascono al calare del sole. La movida aquilana è inevitabilmente cambiata dopo il terremoto, come tutto del resto, spostando il suo centro nevralgico più volte e stabilizzandosi ora tra Piazza Chiarino, via Garibaldi, piazza Regina Margherita, Quattro Cantoni e portici di San Bernardino.

Ciò che lamentano maggiormente i commercianti coi quali abbiamo parlato è l’abbandono totale di ampie zone del centro storico, dove l’assenza di deterrenti (siano essi forze dell’ordine, buttafuori, semplici residenti) non frena i comportamenti incivili di qualcuno. Pochi, ma pur sempre efficaci. Ne risente, così, tanto chi passeggia a L’Aquila dopo cena, quanto l’estetica della città. Basta girare l’angolo, allontanarsi di poco dai luoghi più affollati per trovare pipì (con relativo odore, ormai caratteristico di alcuni vicoli abbandonati), vomito, bottiglie, scarti di cibo, vetri rotti, bicchieri di plastica.

movida l'aquila

“Basta girare l’angolo per fare ciò che si vuole senza freni – ci dicono alcuni – perché in una strada né abitata né controllata nulla fa da deterrente se non il buon senso, che a volte manca. Già la presenza di una pattuglia, almeno di giovedì e di sabato, preverrebbe eventuali comportamenti degeneranti. Tante volte – racconta un commerciante – vedo bottiglie di vetro volar giù dai portici di San Bernardino, sfiorando persone e passeggini.” Vetro che, secondo un’ordinanza, non potrebbe uscire dai locali nelle ore notturne.

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Capitolo a parte merita poi il discorso immondizia: all’orario di chiusura, i negozianti lasciano fuori dai loro locali i bidoni per la raccolta differenziata, a seconda di quanto indicato sul calendario dell’ASM; “capita però spesso che – ci spiegano – un giorno in cui è previsto il ritiro della carta, gli spazzini trovino i secchi pieni di bottiglie di vetro e bicchieri di plastica, buttati alla rinfusa sopra e intorno ai cestini in piena notte, da giovani spesso ubriachi, noncuranti di cosa si possa e cosa non si possa gettare in quello specifico contenitore. Succese così che l’immondizia non venga ritirata, perché, per esempio, se oggi è previsto il ritiro della carta, gli operatori dell’ASM non sono tenuti a raccogliere il vetro.”

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C’è poi il capitolo sottoservizi. Dopo vari spostamenti, dovuti ad agibilità parziali e avvio dei cantieri, molti locali sono riusciti finalmente a stabilizzarsi in piazza Chiarino, ben sei solo nel ristrutturato palazzo Antinori. “Proprio ora che la precarietà delle location sembra finire, un altro interrogativo sorge: cosa succederà quando il cantiere dei sottoservizi partirà lungo via Garibaldi?” si chiede un proprietario; “dovremo chiudere le attività? E se sì, per quanto tempo? Non sappiamo ancora nulla.”

Si aggiunga a tutto ciò il poco decoro in cui, forse inevitabilmente, versa gran parte del centro storico aquilano, un vasto cantiere a cielo aperto, con fondo stradale trasandato (sampietrini sconnessi, talvolta accatastati alla rinfusa ai bordi delle strade), illuminazione assente in alcuni punti e il silenzio assordante di una città sempre viva, di giorno e di notte, fino a pochi anni fa.

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