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Università L’Aquila: a scuola di informatica e integrazione

8 dicembre 2015 | 10:01
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Università L’Aquila: a scuola di informatica e integrazione

E’ stato un progetto nato dal basso, ed ha portato alla realizzazione di una bellissima iniziativa: un corso di alfabetizzazione informatica per dei giovani rifugiati ospiti nel nostro territorio.  L’iniziativa ha coinvolto 20 ragazzi del Mali, Costa d’Avorio, Ghana, Eritrea, Gambia e Bangladesh con una età media 25 anni  e con bassa scolarizzazione, tanto che  alcuni di loro hanno visto un computer per la prima volta.

Le strutture coinvolte sono state l’Università degli Studi dell’Aquila, i tecnici informatici del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Matematica, il suo Direttore prof. Bruno Rubino, lo SPRAR L’Aquila ARCI, il Centro Accoglienza Pizzoli ARCI, e hanno tutte collaborato con l’obiettivo comune di  creare percorsi di inclusione sociale e di inserimento socio-professionale per i cittadini stranieri migranti e ospiti del nostro territorio.

La conoscenza delle nuove tecnologie e dei linguaggi multimediali viene offerta loro come utile strumento per la decodifica della realtà in cui sono inseriti e con l’obbiettivo di un sostegno all’integrazione. Autonomia, integrazione e socializzazione sono le tre parole chiave del taglio che si è voluto dare al corso, articolato in  tre giornate, in cui i docenti si prefiggono di collaborare al processo di empowerment, cioè al potenziamento globale delle capacità (competenze, abilità, attitudini ecc.) possedute dai ragazzi, al fine di una loro maggiore integrazione nella società e per l’abbattimento del digital divide tra loro e i pari età italiani “nativi digitali”.

Un enorme valore aggiunto emerge dalla conoscenza e condivisione dell’ eterogeneità delle “storie” di ciascun ospite del corso, con le loro diverse e specifiche modalità di comunicazione da imparare e da mettere in atto. In un simile contesto la mediazione diviene una sfida che deve rispettare le diversità e al contempo lavorare a creare una classe coesa, che offra ad ogni studente la possibilità di “riconoscersi”, e diventi strumento di socializzazione, anche attraverso il lavoro in team.

Naturalmente in classi così eterogenee in primo piano va tenuta presente la persona, per la quale è imprescindibile l’approccio umano ed empatico. Ogni singola persona ha, in virtù del suo vissuto, esigenze particolari e necessita di volta in volta di soluzioni diverse. In questi contesti, ancor più del tipo di contenuti trasmessi, conta il come sono trasmessi. Quindi calore umano, capacità comunicativa, pazienza, rispetto, sono ottima base per il successo nel raggiungimento degli obiettivi didattici. Incoraggiare la componente sociale dei corsi inoltre offre il vantaggio di alleviare la condizione di disagio e solitudine dell’immigrato.
Dal punto di vista della didattica si vuole sposare la tecnica per cui il ruolo dell’insegnante dev’essere quello di un facilitatore, nel senso che l’organizzazione del corso prevede di ridurre al minimo la lezione frontale e di valorizzare invece l’interattività e le attività pratico-laboratoriali (coinvolgimento, a turno, di tutti gli studenti; continue domande e richieste di domande;dimostrazioni e verifiche pratiche; esercizi; ecc.). Si mira in tal modo ad un apprendimento semplice e diretto dell’uso del computer.

Con grande slancio i docenti del corso tenuto “gratuitamente” nel polo universitario di Coppito hanno accettato la proposta venuta da Daniela Nerini del Centro Accoglienza Pizzoli ARCI ritenendo che la cultura e la conoscenza vanno di pari passo  con l’integrazione e l’accoglienza e dove una università aperta verso il suo territorio deve fare la sua parte.