Amicone vince causa, ma chiede risarcimento solo a Mandara

15 dicembre 2015 | 16:16
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Amicone vince causa, ma chiede risarcimento solo a Mandara

Mario Amicone, direttore di nomina politica dell’Agenzia regionale per l’ambiente, vince una causa contro Il Messaggero per una vicenda di tre anni fa e il gruppo editoriale, il direttore responsabile Mario Orfeo e la collega Lilli Mandara vengono condannati  a pagare 45 mila euro.

Amicone chiede il risarcimento per l’intera somma solo alla giornalista Lilli Mandara.

Stefano Pallotta – Presidente ODG Abruzzo: «Gli attacchi alla libertà di stampa sembrano non avere più limiti. Ogni giorno che passa siamo costretti a registrare salti di qualità e innovative metodologie di intimidazioni nei confronti dei giornalisti tali da rendere effettivamente congruenti le classifiche che pongono il nostro paese a livelli non invidiabili sotto il profilo dell’esercizio del diritto-dovere di cronaca e di critica. L’ultima innovazione intimidatoria, che ha anche il sapore di una vendetta politica “postuma”, arriva da un politico che ha ingiunto un pignoramento per oltre 45 mila euro nei confronti della giornalista Lilly Mandara, condannata per diffamazione, insieme all’ex direttore del quotidiano di cui era dipendente, Il Messaggero, per una vicenda datata tre anni fa. Ebbene il personaggio in questione, che oggi dirige un Ente regionale, ha volutamente ignorato il direttore e l’editore, che avrebbero potuto soddisfare, grazie alle garanzie assicurative, la sua pretesa risarcitoria, per scaricarla interamente sulla collega che nei prossimi giorni dovrebbe subire il pignoramento dei beni. L’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo non si limita a condannare tale comportamento, ma si adopererà affinché la collega non subisca un’angheria che, ancorché ammantata di legittimità, manifesta una proterva volontà di vendetta che non può essere tollerata dai giornalisti».

Prende posizione anche il sindacato dei giornalisti abruzzesi (Sga) :  «Suona come un gesto intimidatorio, di quelli che si fatica a crederci e di cui non si vorrebbe raccontare.  In tutti i casi del genere – rileva il sindacato in una nota – ci si rivale sull’editore che ha coperture assicurative e fondi accantonati a questo scopo. Invece no. L’atto di precetto per l’intera somma viene inviato al soggetto più debole della catena: la giornalista Mandara. Una decisione stupefacente se l’obiettivo era, come è, quello di avere un risarcimento in denaro. Normalmente si cerca dove si è certi di venire ristorati. Invece, in questo giorni, l’ufficiale giudiziario procederà al pignoramento dei beni personali della collega. Noi ci saremo, e invitiamo i colleghi abruzzesi ad esserci, in tanti, con tutti gli strumenti del mestiere, quelli che ci consentono di raccontarla e divulgarla bene questa storia perché non vi è dubbio che l’accaduto riveste valore generale in quanto minaccioso precedente che puo’ colpire tutti. Il nostro, quindi – prosegue il sindacato – non è solo un atto dovuto, e ci mancherebbe altro, non è solo un gesto di solidarietà nei confronti della collega che ogni giorno racconta le storie e le ‘malestorie’ abruzzesi dal suo blog Maperò, ma un gesto di protesta e testimonianza per far sì che lei, come qualunque giornalista, possa continuare a fare il suo lavoro sconfiggendo un clima di intimidazione verso l’informazione che si sta facendo sempre piu’ palpabile e pesante».