‘Malerba’: i ragazzi del giornalino ‘I Portici’ parlano di mafia e libertà

22 dicembre 2015 | 16:02
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‘Malerba’: i ragazzi del giornalino ‘I Portici’ parlano di mafia e libertà

Spazio ai giovani su IlCapoluogo.it, grazie ad una collaborazione con ‘’I Portici’’, il giornalino studentesco dell’Istituto nazionale Domenico Cotugno dell’Aquila. Gli studenti questa volta hanno analizzato, in un pezzo di critica letteraria, il racconto ‘Malerba’, affrontando i temi estremamente delicati della mafia e della libertà.

di Paola Grande*

malerba“Malerba”, la guerra di Giuseppe Grassonelli contro la mafia: una guerra legittima?

“Il destino ti insegue e ti prende ovunque.” (Malerba)
A volte la vita prende forma quando qualcosa di tragico accade e, nello strazio, il nodo degli eventi, intricato e confuso, appare finalmente dissolto e si definisce sullo sfondo di un’esistenza vissuta fino a quel momento con intensità solo apparente ma priva di coinvolgimento consapevole e, per questo, macchiata di tonalità indefinite… a volte l’esistenza non è una sola, può esserne tante, insieme, e, nel ricordo, sembrare lontanissima… a volte capita di guardarsi dentro attraverso le pagine di un libro e allora quel libro dà voce alla tua vita, anzi alle tue tante vite, perché la tua di voce non ne può più della solitudine a cui parla.

La voce di Giuseppe Grassonelli, guidata da quella più tacita di Carmelo Sardo, si fa spazio tra le pagine di una storia, quella del giovane che oggi non è più, e che rivive solo attraverso i ricordi sbiaditi, perché di lui non rimane traccia; l’uomo che oggi ritrova se stesso nella scrittura guarda a quel giovane con rassegnata compassione, e quasi ride di quella presunzione inconsapevole che muoveva quel ragazzi di un tempo, lui che è oggi invece protagonista, consapevole come non mai, del proprio vissuto.
Tanti gli spunti per riflettere e dibattere, numerosi e svariati i punti di vista, più o meno duri i giudizi per colui che oggi è Giuseppe Grassonelli a cui l’ergastolo ostativo nega la libertà da 23 anni per aver ucciso quella mafia che lo voleva morto.

Ed è proprio Grassonelli a condurci attraverso quegli anni, oggi distanti ed estranei ai suoi occhi, che precedono la strage della sua famiglia, brutalmente sterminata in un agguato ferocissimo, la sua guerra contro quella mafia che tanto lo odiava -ma non per questo a favore della legalità, è chiaro- e quindi la detenzione, che lo vede oggi come uomo nuovo ed emblema di quello che la giustizia definisce “funzione rieducativa della pena” : Giuseppe Grassonelli è infatti oggi un uomo colto e amante della filosofia, della lettura, di ogni forma di conoscenza che elevi lo spirito alla libertà morale prima che a quella fisica che, l’ergastolo, si sa, annulla definitivamente.
“La libertà! Cos’è oggi per me la libertà? Cos’è la vita oltre queste mura per chi non la vive più da oltre vent’anni?” (Malerba).

Malerba” fa il giro del mondo, viene tradotto in numerose lingue diverse, riceve il premio “Leonardo Sciascia” nel 2014,conquistando l’interesse di lettori giovani e non,e viene presentato in varie città d’Italia dallo stesso Carmelo Sardo, che con orgoglio ed entusiasmo apre la stagione del 2015 proprio a L’Aquila, di fronte ad una piccola rappresentanza del Liceo Cotugno.
Il caso di Giuseppe Grassonelli sembra essere l’esempio straordinario di come il corso degli eventi appaia legato da un filo invisibile e solo alla fine acquisti significato: Grassonelli non si pente e non collabora con la giustizia ma riscopre se stesso nella detenzione.
“Avessi avuto la testa che ho ora…ma chissà se avrei avuto questa testa se non fossi finito qui dentro.” (Malerba)
Paradossalmente è il carcere a restituirgli quella libertà di cui lui stesso si era inconsciamente privato accettando di esistere per caso invece che vivere consapevolmente.

*redazione ”I Portici”