Ricordate il Natale a L’Aquila?

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Non sento più la magia del Natale. Forse perché sono cresciuto e a Babbo Natale non credo più. Forse perché il terremoto ha portato con sé l’atmosfera del Natale all’Aquila.
Credo che un grande complimento quest’anno debba andare a tutte le associazioni che hanno lavorato per scaldare il cuore della città nei fine settimana di dicembre; riportare vita in centro è sempre lodevole.
Ma certo tanto tempo ancora dovrà passare prima di rivivere la magia di una passeggiata in una piazzetta Machilone addobbata come in foto, dove gli altoparlanti diffondevano musiche natalizie nell’aria. Si usciva per comprare un regalo, si incontravano gli amici, si prendeva una cioccolata calda, si andava a messa, a teatro, si pattinava sul ghiaccio, si ascoltavano i discorsi degli adulti, i nonni regalavano il torrone aquilano, magari nevicava.
Spesso in questo periodo dell’anno penso alla magia del Natale a L’Aquila, perché temo di dimenticarlo; avevo solo 16 anni nel 2009. Sono sicuro che quelle strade e quelle piazze saranno di nuovo vive e illuminate tra qualche anno, ma magari la bottega di una volta non tornerà più. Perché L’Aquila sarà più bella di prima, ma sarà inevitabilmente diversa. Il tempo passa per tutti.
E allora un giorno avremo due, tre piste di pattinaggio sul ghiaccio, luci anche in periferia, immagino L’Aquila del futuro con i turisti, i mercatini di Natale, magari chissà anche una vera stazione sciistica sul Gran Sasso. Ma forse non avremo più l’alimentari, il forno, il bar di una volta. Quei posti dove da bambino stavi zitto a guardare e ad ascoltare, dove chiedevi le caramelle e uscivano magicamente dai posti più impensati, dove c’era niente e tutto, dove a Natale compravi il caffè in chicchi da regalare. Quei posti che stanno scomparendo inesorabilmente ovunque.
Provo a spiegare agli studenti fuori sede quanto bello fosse lo struscio in questo periodo dell’anno. Faceva freddo, tanto, ma se nessuno rinunciava alla passeggiata c’era un perché. Dalla mattina alla notte quel gioiello che era L’Aquila sussurrava voci, musica, serrande che si alzavano, pianti, risate, il mercato, il suono soffice della neve che si posava. Ricordate il vin brulè, ricordate quelle “callare” con la legna accesa dentro per riscaldare? Ricordate il trenino, i babbi Natali che regalavano i dolci, l’antiquariato, il muro degli auguri lungo il Corso? Ricordate che anche gli addobbi erano diversi? O forse ero diverso io.
Cosa ancora non riesco a capire è: ero adolescente io e quindi non avevo ancora capito come funziona il mondo oppure all’Aquila, fino al 2009, si respirava un’aria speciale? Capisco, come già detto, che tanto era fatto dal commercio, i soldi, la pubblicità, la tradizione che si rispetta solo perché lo si deve fare; capisco che spesso i valori del Natale restano solo nelle parole; ma credo davvero che quei monumenti contenessero la magia. Quella magia che il centro commerciale non riuscirà mai a trasmettermi.