Danni da fauna selvatica: raggiunto il punto di non ritorno. Molte aziende hanno chiuso l’attività

16 gennaio 2016 | 09:50
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Danni da fauna selvatica: raggiunto il punto di non ritorno. Molte aziende hanno chiuso l’attività

Nella Valle Subequana dopo oltre 30 anni sparirà la coltivazione di oltre 200 ettari di girasole, una coltura capace di dare un certo reddito e assolutamente indispensabile per le rotazioni dei terreni.  Lancia l’allarme Confagricoltura. Le aziende non possono più programmare le semine per le incertezze sui futuri raccolti e sono costrette a chiudere per inerzia delle Istituzioni.

“Il mancato risarcimento dei danni alle colture agricole causati dalla fauna selvatica, il ritardo cronico e ingiustificabile con il quali gli enti preposti attivano le procedure a cui sono titolati, la carenza di una concreta politica di tutela del comparto agricolo e se vogliamo l’assoluta inconsistenza di azioni strategiche  nella gestione faunistica  hanno determinato il raggiungimento del punto di non ritorno per molte aziende e in particolare per quelle delle aree interne” è quanto afferma Concezio Gasbarro Presidente di Confagricoltura Abruzzo.

“Ha un senso tutto questo in una Regione che solo a parole ha definito l’agricoltura come la vera industria del territorio?” si chiede il Presidente Gasbarro. “A quando si farà seguire alle affermazioni di vicinanza verso gli “ultimi della terra” anche i necessari e concreti atti consequenziali?”

I dati tanto pubblicizzati sulla riduzione dei danni da fauna selvatica  sono inficiati dalla chiusura delle aziende e nel fatto che gli agricoltori non perdono più tempo a fare richiesta di risarcimenti che poi non sono erogati. E’ proprio incomprensibile che Provincia e Regione non riescano ad attuare una seria programmazione preventiva e una adeguata azione risarcitoria senza che in ogni dove si eserciti il consueto conflitto di legittimazione delle competenze.

“Un’azienda che chiude determina una perdita non solo in termini economici e di presenza antropica nelle aree più marginali e già in debito di svantaggi infrastrutturali ma anche di biodiversità agraria e di tutela ambientale e paesaggistica” Conclude Il Presidente Gasbarro