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Avezzano, ipocrita silenzio sulla ricandidatura Di Pangrazio

20 gennaio 2016 | 10:05
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Avezzano, ipocrita silenzio sulla ricandidatura Di Pangrazio

Di Pangrazio, che sarà a breve processato per reati contro la pubblica amministrazione, ha nominato un assessore, la Stati, a pochi giorni dall’udienza che poi ha messo la stessa Stati sotto processo.
Un vero capolavoro di autolesionismo.
Uno schiaffo alle regole dell’opportunità e del buon senso.
Forse il sindaco si sentiva solo, forse aveva bisogno di solidarietà nelle scomode ed insidiose sedi processuali. Ora potrà certamente dire di non essere l’unico esponente della giunta sotto processo, ma di essere in buona compagnia.

Una vicenda davvero strana, la nomina della Stati, perché quando il sindaco sotto processo l’ha nominata sapeva benissimo che la neo-assessora rischiava anche lei, di lì a poco, di finire sotto processo.

Ancora più strane le motivazioni dipangraziane: “Con l’ingresso della Stati – ha detto – entra una donna che ha un forte desiderio di rivalsa e di dimostrare alla città, impegno e dedizione”.
Desiderio di rivalsa verso chi e contro chi? Parole incaute per giustificare una nomina che ha fatto gridare molti allo scandalo. Feroce il commento della collega Lilli Mandara “Ma proprio lei doveva nominare, e proprio la Protezione civile doveva affidarle? Insomma, una sfida, uno sberleffo: almeno così è stata interpretata”.

Una sfida ed uno sberleffo, nello stile amministrativo ormai indecifrabile e molto confusionario che fa dei dipangrazios dei “soggetti” davvero unici nello scenario politico regionale e non solo. Forse la Stati è stata nominata per puntellare un zoppicante sindaco in vista delle elezioni 2017, o forse per lanciare la successione e fare proprio della Stati la prossima candidata, alla faccia degli aspiranti targati PD.

Vattelappesca, le motivazioni della strana decisione restano oscure, perché la trasparenza nelle scelte sovente non rientra nelle sensibilità del sindaco “uomo-solo-al-comando”, sempre più intollerante verso ogni forma di discussione aperta, critica motivata e dissenso democratico.

A questo punto il percorso politico del “primo cittadino” si fa accidentato e lo stesso quadro politico locale si tinge a tinte fosche. Il processo al sindaco si apre il 21 aprile, quello alla Stati il 15 dicembre, e la campagna elettorale si svolgerà inevitabilmente sotto la cappa di vicende giudiziarie dai contorni inquietanti e con molti punti oscuri da chiarire.

In considerazione della scadenza elettorale ravvicinata, sarà molto difficile per la mutevole maggioranza che “sostiene” Di Pangrazio limitare i danni derivanti dai due procedimenti giudiziari. Particolarmente insidioso il processo al sindaco, e nelle sedi della politica ci si interroga ormai apertamente: è opportuno ricandidare un sindaco con un procedimento penale in corso, e di questa specifica natura? Con quale credibilità l’uscente andrà a ricandidarsi? Con quale leadership potrà convincere gli aspiranti consiglieri a scendere in campo a suo sostegno? Con quale orizzonte di governo potrà costruire un programma solido, dato che in caso di condanna in primo grado, per effetto della legge Severino, potrebbe decadere dall’incarico? Buon senso e senso civico vorrebbero che un sindaco sotto processo, con un assessore di punta sotto processo, dovrebbe riconoscere i suoi errori, chiedere scusa e dimettersi senza se e senza ma. Avezzano è una città allo stremo, abbandonata dalla Regione e dagli investitori privati.

Questa imbarazzante situazione mette in difficoltà soprattutto il PD, che nei confronti dei fatti di Avezzano applica la regola ipocrita dei due pesi e delle due misure. In altre occasioni il PD ha tuonato contro amministratori indagati, facendoli dimettere per un semplice avviso di garanzia, come è da ultimo accaduto a Roma con Ignazio Marino.

Il PD ha quindi il dovere di assumere una posizione chiara sulla ricandidatura del sindaco uscente e sulle questioni giudiziarie che investono la giunta, sulle quali mantiene una posizione di inaccettabile silenzio. Un silenzio assordante. La questione giudiziaria inguaia il Sindaco, ma inguaia soprattutto il PD che rischia di uscire tritato dalla ricandidatura Di Pangrazio. Un sindaco che sembra essere arrivato al capolinea, non solo per le vicende giudiziarie, ma soprattutto per le troppe promesse mancate ed il troppo poco realizzato.
PD, se ci sei, batti un colpo. Se invece non ci sei, continua a far parlare quel tale… Ceglie.
L’autolesionismo non conosce limiti, nel PD di Avezzano. Eppure che serva un nuovo Sindaco lo hanno capito tutti, pure i sassi. Tutti meno il PD in salsa Ceglie. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…..