Chi è Dandolo, l’uomo di D’Alfonso da 200mila euro l’anno

E’ Antonio Dandolo il componente della sezione regionale della Corte dei Conti: lo ha stabilito ieri il consiglio regionale, riunito a Pescara, che lo ha incoronato con 18 voti dopo una seduta che, commemorazione della Shoah a parte, non ha concluso granché.
Già la decisione di investire quasi 200 mila euro all’anno come compenso per un consigliere della Corte dei Conti era risultata indigesta a gran parte dell’opposizione, scatenando veementi proteste sul finire dello scorso anno: che poi il designato sia un uomo vicinissimo al Governatore Luciano D’Alfonso in quanto suo collaboratore ai tempi del Comune di Pescara non può far altro che scatenare un vespaio di polemiche.
Chi è Antonio Dandolo?
Dandolo ha 59 anni e ha ricoperto fino al 2009, per sei anni, il ruolo di direttore generale del Comune di Pescara.
Al momento dell’elezione alla Regione di Luciano D’Alfonso, di cui è fedelissimo amico, era vice prefetto dirigente dell’area II, quella che si occupava del raccordo con gli enti locali e delle consultazioni elettorali, della prefettura di Chieti.
Il suo nome è emerso, come quello di D’Alfonso peraltro, nelle indagini sulle presunte tangenti al Comune di Pescara: entrambi sono stati assolti.
Lo stesso Comune, quando in carica c’era già ormai il centrodestra di Mascia, è stato citato in giudizio da Dandolo per delle indennità non percepite: un totale di 75mila euro che il giudice del lavoro gli ha riconosciuto.
Dal 1988 ha lavorato in diverse prefetture come capo di gabinetto ed ha ricoperto il ruolo di commissario nei Comuni di Spoltore (due volte), Città Sant’Angelo e Pianella. Già membro del Corecom, non è al primo incarico sotto la legislatura D’Alfonso: giusto un anno fa era stato nominato come arbitro di parte regionale, con compenso da 12mila euro l’anno, nella procedura attivata dalla società Manhattan s.r.l. Non è stato rilevato, su questa circostanza, alcun conflitto di interesse con l’incarico alla Corte dei Conti.
Già prima della sua elezione però si erano alzati i toni. Maurizio Acerbo, ex consigliere Prc, parlava di designazione inopportuna in quanto “persona sicuramente competente ma legata a D’Alfonso da un lungo legame di collaborazione e fiduciario. Trattandosi di un ruolo di controllo sarebbe il caso che il Consiglio regionale scegliesse una figura competente ma che abbia caratteristiche di terzietà rispetto al presidente. Difficile immaginare e considerare credibile un controllore cosi’ vicino al controllato.”
D’altro canto, il discorso controllore – controllato è proprio il nocciolo della questione, sviscerato più e più volte dalla minoranza nelle passate sedute dei consigli regionali dalla minoranza: “Non è questione di nomi: siamo contrari a spendere 200mila euro per una nomina”, ha sottolineato il forzista Mauro Febbo. Per Domenico Pettinari, 5Stelle, è “come se adesso ci mettessimo a nominare anche i procuratori della Repubblica” .