ET TERRA MOTA EST : Scritti sulle macerie

di Valter Marcone
“Si sentono solo le urla, i pianti, i richiami. Salgono su dalla nebbia verso la strada piena di sole. Laggiù invece,nella conca,tra le montagne, è come se la notte non fosse ancora finita”.
E’ l’incipit di un breve articolo di Wladimiro Settimelli pubblicato nel volume antologico “19,35 Scritti sulle macerie” che parla di un terremoto. Non si riferisce però al terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009 ma al terremoto dell’Irpinia del 1980,quasi vent’anni prima. Ma tant’è. Tutti i terremoti sono uguali e le parole per parlarne sono sempre le stesse .
Proprio su quelle parole però vogliamo mettere l’attenzione,in attesa del prossimo 6 aprile,settimo anno da quell’accadimento, per ricordare quel giorno , come abbiamo fatto negli anni scorsi. Solo che quelle parole , con le quali ,con cadenza settimanale da oggi a quella data ,vogliamo parlare di terremoto saranno le parole della poesia . Perchè? Perché questo modo di indicare il mondo? Perché questo sguardo alle regole per capirne le regole? Perché questo modo di inventare e reinventare il mondo ? Perchè questo modo di parlare ha un suo privilegio nei confronti della prosa.
Può parlare anche dei sismi dell’anima e non solo della terra ,alcuni dei quali Carlo Maria Marchi ha indicato in una delle sue opere. Può parlare anche senza parole di quello che ha imparato proprio dalle mezze parole, dai silenzi, dai gesti, dagli sguardi insomma da un alfabeto oltre. E parla sicuramente con le figure dell’anima quello che spesso si ammala ma anche di quella che non vuole ammalarsi .
Ed ecco allora la prima poesia ,una “Aquila mater mea”di Guido Tracanna ,pubblicata nella raccolta “L’avvento della neve “ Easy Libro delle edizioni Arkhè,L’Aquila, 2014,che proprio le figure dell’anima declina in un cursus non solo storico ma epigrafico e quasi mistico tutte ricomprese e ricapitolate nel seno di una madre. Quell’ aquila mater che in nuce è ,come ha affermato lo stesso autore alla recente presentazione di questa sua raccolta proprio a L’Aquila,un progetto che intende sviluppare rivisitando appunto questo primo nuceleo di versi. Guido Tracanna ,aquilano che vive a Roma per ragioni di lavoro ,è insegnante di religione cattolica, ha al suo attivo alcune pubblicazioni ( La Torre del silenzio ,Ed.Presenza, L’Aquila ,1995 edEpisuoni, ED Cammin di nostra vita ,Roma 1997 ) e numerosi riconoscimenti letterari .
Aquila mater mea
Come me
vivi sempre sulle faglie
e ti tingi
di lutti o di speranze
come me le circostanze
avverse per nascere
ma alla fine …
uno due cinque quattro
come a Gerusalemme
qui è nato tutto …
… qui passano
tutte le vie d’ Abruzzo
qui passarono
poeti musici e Templari
le truppe i mercanti
i santi predicatori …
… qui l’unico popolo
al mondo
che ogni anno
passa la porta del cielo
e giubila in corteo …
… l’unico posto al mondo
dove l’uomo
rubato al cielo
incoronato solo
dalla gloria del rifiuto …
umiltà di piccoli particolari …
… i fiori selvatici e sinceri
al bordo dei marciapiedi
violetti verdi
arancio o bianco
color di lana e zafferano
oppure margherite
tristi un po’ sfinite …
… le chiese quasi gotiche
cariche di presenze
eremiti
vivi nelle tombe
nelle pietre nude ruvide
che mi svelarono … ero bambino …
il senso del sacro … del mistero
il fascino tremendo …
… e più la terra trema
e ti risucchia
più mi entri negli occhi
nell’anima nel cuore
sulla bocca
madre amante viscera
io sogno di una dea …
aquila aquila aquila
aquila mater mea .