‘I Map saranno abbattuti’. Quale futuro per il CASE?

Circa 11.500 persone sono ancora ospitate in alloggi del Progetto CASE e nei MAP. La maggior parte di queste ha ottenuto un appartamento in base ai criteri dell’assistenza alla popolazione (cioè ha ancora l’abitazione inagibile dal 2009), mentre circa un terzo degli inquilini è composto da categorie rientrate con altri requisiti (fragilità sociali di vario genere, ex inquilini Ater, nuove coppie, famiglie costituitesi dopo il terremoto con eventuali figli, società sportive, associazioni sociali e di volontariato) grazie alle norme messe in campo dall’amministrazione comunale negli ultimi anni.
L’Aquila ha oggi 70mila abitanti e un patrimonio immobiliare in grado di ospitarne 150mila. Serve, dunque, tenersi tutti gli alloggi costruiti nel post-terremoto? L’Assessore alla Partecipazione del Comune dell’Aquila, Fabio Pelini, dichiara che “alcuni alloggi sono costruiti male e che i costi di manutenzione superano i benefici che queste new town possono portare. Quindi – svela in un’intervista al nostro giornale – stiamo pensando di abbatterne una parte.”
“Inizieremo dalle famigerate piastre costruite dalla Iter”, quelle dei famosi balconi crollati o a rischio crollo, che dopo un’analisi termografica hanno dimostrato di avere difetti costruttivi. I Map, poi, “verranno gradualmente abbattuti, a cominciare da quelli sequestrati (come Pettino-Cansatessa o quelli che presero fuoco a Monticchio), ad eccezione di quelli di Arischia. “In queste aree si ricaveranno, per esempio, spazi a verde pubblico o aree a fruibilità del territorio”.

Ad Arischia la magistratura ha deciso di dissequestrare i Moduli Abitativi Provvisori perché, al contrario di quanto emerso da sopralluoghi nel 2013, non presenterebbero problemi strutturali. “Lì – spiega Pelini – con ogni probabilità ci andranno coloro che devono lasciare il progetto CASE della frazione aquilana poiché pericolante”, evitando così un trasferimento altrove.
Ma se da una parte è più facile eliminare i Map, nonostante il processo di urbanizzazione attuato in queste aree, decisamente più oneroso è il costo dell’abbattimento delle piastre del Progetto CASE; “per adesso, quindi, partiremo sicuramente con l’eliminazione dei Map”.
Quale futuro allora per il Progetto Case? “Abbiamo già tracciato da tempo le linee guida su come utilizzare gli alloggi nella fase post-emergenziale” continua l’assessore; “con la delibera 127 del dicembre 2011, votata dal consiglio comunale, definimmo tutta una serie di categorie a cui destinare le abitazioni. Oggi il numero di “sfollati” diminuisce progressivamente, mentre aumenta di conseguenza il numero di inquilini rientrati in graduatoria come “altre categorie”.
Quali sono queste categorie? Intanto le cosiddette “fragilità sociali” (ovvero famiglie single o nuclei familiari che non superano i 12mila euro di reddito ISEE): 234 persone che rientrano in questa categoria stanno per ottenere un alloggio grazie ad un bando già pubblicato. E’ possibile avere un’assegnazione anche per i cosiddetti nuclei monoparentali (cioè mamme sole con uno o più figli che vivono in un appartamento del CASE o Map possono distaccarsi e ottenere un’assegnazione autonoma) e per le associazioni con finalità sociali. Può richiedere un alloggio anche chi ha casa inagibile in uno dei comuni del cratere e che per motivi di lavoro o sanitari si reca all’Aquila almeno tre volte a settimana
Ci sono poi altre categorie per le quali, come stabilito dalla delibera del 2011, usciranno nuovi bandi per fare richiesta di un appartamento. Tra queste abbiamo le nuove coppie; se, per esempio, uno dei due partner è già in un alloggio, ne ha diritto ad un altro nel caso in cui dovesse formare una nuova coppia. Avremo poi un bando per artisti o creativi che volessero stabilirsi nel capoluogo abruzzese e per lavoratori della ricostruzione che possono ricongiungere il loro nucleo familiare qui.
“Inoltre – continua Pelini – nonostante alcuni problemi burocratici che contiamo comunque di superare, stiamo definendo con l’Università quale quota destinare agli studenti, soprattutto nei villaggi di Roio e Coppito.
“Ma una parte degli alloggi verranno destinati al mercato libero con la formula dell’housing sociale, vale a dire con affitti a prezzi calmierati per dare la possibilità a chi non rientra nelle categorie menzionate di vivere in una delle new town aquilane nel tentativo di calmierare anche il mercato immobiliare in città. Ovviamente – dichiara l’assessore – questo discorso va contemperato con l’esigenza del Comune di garantirsi entrate sicure per coprire i costi di manutenzione; per questo dobbiamo mettere in equilibrio le fragilità sociali (che, pagando un affitto molto basso, determinano entrate esigue per le casse comunali) con le categorie che non hanno problemi di reddito e che quindi possono pagare affitti normali”.
“Come amministrazione – conclude – stiamo anche portando avanti la possibilità di cedere alcune piastre all’Ater che, non avendo ricostruito per mancanza di fondi, potrebbe gestire alcune palazzine per ospitare lì le famiglie coi requisiti per l’edilizia residenziale pubblica. Intanto dobbiamo pensare a dotare queste aree di servizi per scongiurare ghettizzazioni e divari sociali”.