Et Terra Mota Est: i testimoni raccontano quando la terra tremò (terza parte)

“L’ho vista dal finestrino di un camper, la città che voleva volare. L’ho sentita tremare, nella notte. I lampioni che si muovevano, in una danza macabra. L’atmosfera rossastra, infernale. Una polvere sottile ed alta impediva persino di capire cosa non c’era più .Ma sono bastati venti secondi per distruggere i mondi che abitano dentro di noi… ha compiuto un solo giro di valzer la mia terra ballerina. Ma è bastato per far cadere… trascinare. Lo sgomento per la morte che si è abbattuta sulla città, le sofferenze della popolazione che ha dovuto abbandonare… ora le pietre tanto familiari, le case, le strade, i campanili, gli angoli nascosti, non parlano più.”
Tante sono le testimonianze contenute nel libro “I gigli della memoria” (edizione Tabula Fati, Solfanelli 2012). La prima parte del volume è divisa in sette sezioni e affronta il ricordo di un’esperienza che rinnega le parole e che ha sconvolto vite e destini. La seconda parte è composta con testi scritti da Patrizia Tocci che si soffermano invece sul tempo trascorso da quel momento fino ad oggi. La postfazione è del giornalista-scrittore Paolo Rumiz. I diritti d’autore per la vendita del libro, dal costo di 15 euro, verranno devoluti al Gruppo volontari donatori sangue (Vas) dell’Aquila.
La stessa Ptrizia Tocci a suo tempo descrisse questo volume come « un’esperienza impegnativa e stimolante nello stesso tempo…». «…Dopo tanti racconti monografici del terremoto, questo libro si propone come collettivo. Forse l’aspetto più interessante è stato per noi la possibilità di condividere quei ricordi drammatici della notte e parlarne tutti insieme, sia scrivendo sia condividendo sui social network le fasi della lavorazione». Un’esperienza di gruppo di fatto. «Una sorta di terapia di gruppo. Il valore del libro sta proprio nel fatto di aver spinto una buona parte della comunità a usare la scrittura per riflettere, elaborare un lutto, una sofferenza o uno choc emotivo. Un modo come un altro di entrare a contatto con l’inconscio. Siamo andati a scavare ricordi, odori o sensazioni che ognuno di noi tende a dimenticare. È un racconto che rinnega le parole perché è pure difficile parlarne, ad esempio noi non diciamo tanto per dire frasi come “mi manca la terra sotto i piedi” perché da quella notte conviviamo con la sensazione che la terra, elemento che abbiamo sempre ritenuto stabile, sia in realtà qualcosa che ci sfugge. Conviviamo con questa insicurezza».
E di Patrizia Tocci vogliamo riportare per questo nostro “Poesie per l’Aquila “ le composizioni : STRETTOIELA (MIA) CITTA’,ESILI ,richiamando quando ella stessa dice sulla poesia in genere che nasce “ dalla solitudine: in una crepa, in una ferita. Si è nascosto in una piega dolorosa. Ho tra le mani un tessuto trasparente in cui nascondere la solitudine. Nasce da questa stoffa, la poesia: ha questa consistenza refrattaria e morbida; somiglia ai lavori col tombolo, con l’uncinetto: una struttura esile che catena dopo catena si solidifica – appena intuibile, appena decifrabile; e poi da quell’intreccio di aria e filo, si materializza il ricamo. Per somiglianza, per assonanza ha la stessa struttura dei cristalli di neve: quella non esiste, ad occhio nudo, questa non si rivela; sta nascosta, ordinata e imprevedibile nei gomitoli dei giorni, in chissà quale punto del cielo.”Patrizia Tocci ha esordito con una densa raccolta di prose e poesie, Un paese ci vuole (Japadre, L’Aquila 1990); poi, una silloge poetica, Pietra serena (Tabula fati, Chieti 2000); ha pubblicato inoltre La città che voleva volare ( Tabula fati, Chieti 2010), un libro di racconti interamente dedicato alla città dell’Aquila.
STRETTOIE
Una città di tanti santuari
la nicchia del dolore, la salita
che spezza il fiato come la discesa,
i resti dei mancati appuntamenti
preghiere arrotolate tra le pietre.
Una città di azzurri, di celesti
nelle piazzette dove batte il sole
e nel vento l’odore di montagna
che sa di muschio e neve.
Vorrebbe essere quasi primavera:
l’ultima gola deve attraversare
il viaggiatore sperduto, sulla nave
allo stretto, dove le sirene
mangiano l’anima.
LA (MIA) CITTA’
Strade che non sappiamo dove portano
Finestre che spalancano giardini
Muretti che proteggono
Paure e desideri.
Allora stai camminando
Sul mio cuore.
ESILI
Un esilio improvviso come fossi
La regina tradita e spodestata
Dall’ultima impudente favorita.
Ma io conservo lacrime segrete
Nell’anfora di vetro veneziano
Azzurra come tutti i fiordalisi
Della mia terra.
Opere di Patrizia Tocci on line :http://www.patriziatocci.it/
I ricordi del tempo di Patrizia Tocci » Terremoto – Blog – Repubblica.it ; www.viaoberdan.it/…da…/l-aquila-in-agonia-intervista-a-patrizia-tocci;massimogiuliani.wordpress.com/2011/…/mattoni-di-parole-4-patrizia–toc…; igiglidellamemoria.blogspot.com/…/le-interviste-impossibili-patrizia.html; www.ilcambiamento.it/donne…/reportage_terremutate_donne_laquila.ht…. Numerosi anche i video che lei stessa ha realizzato o contribuito a realizzare: LE FINESTRE DELL’AQUILA www.youtube.com/watch?v=qLnr1EaJbBw; https://www.youtube.com/watch?v=DxtvD