45 anni fa i moti per L’Aquila capoluogo

Foto facebook L’Aquila de ‘na ‘ote
Il comma 3 dell’articolo 1 dello statuto regionale abruzzese recita così: “Capoluogo della Regione è la città di L’Aquila, sede degli Organi istituzionali. Il Consiglio e la Giunta si riuniscono a L’Aquila o a Pescara”. E pensare che dietro questo comma ci sono almeno 3 notti di fuoco e barricate, con sedi di partito date alle fiamme (dal Pci alla Dc), abitazioni di uomini politici messe a soqquadro, porte dei negozi date alle fiamme, pompe di benzina rovesciate, scontri con migliaia di uomini delle forze dell’ordine, feriti, arresti. Siamo a L’Aquila, 26, 27 e 28 febbraio 1971: la lotta dei cittadini per far sì che L’Aquila sia il capoluogo di regione passa alla storia col nome di Moti aquilani del 1971.

Quarantacinque anni fa la regionalizzazione dell’Italia impose la necessità di individuare un capoluogo anche in Abruzzo. Chi scegliere? L’Aquila, che fino a quel momento era stata il centro storico e culturale della regione, poteva vantare un miglior rapporto con Roma ma l’appoggio dello Stato alla causa aquilana provocò a Pescara nel 1970 numerose insurrezioni (Notti dei fuochi), riaprendo le trattative; Pescara, dal canto suo, era città moderna in rapido sviluppo votata allìindustria e al commercio. Dopo mesi di frenetiche consultazioni, l’allora presidente Emilio Matteucci lesse alla popolazione il neonato statuto: Consiglio e Giunta regionali si sarebbero riuniti sia a L’Aquila sia a Pescara. Quella fu la scintilla che fece traboccare il vaso; già alcuni giorni prima, infatti, si decise che ben sei assessorati sarebbero stati collocati in riva all’Adriatico e solo quattro all’ombra del Gran Sasso. Il che all’epoca voleva dire posti di lavoro e soldi oltre che potere e campanilismo.
Un anno dopo, il settimanale L’Aquilasette dirà: “Erano fiamme d’amore” e ripeterà in rosso: “Vergogna”.