L’Aquila e l’amianto, l’eredità del post terremoto

1 marzo 2016 | 18:17
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L’Aquila e l’amianto, l’eredità del post terremoto

Centinaia di migliaia di metri cubi di amianto rimasti imprigionati nelle macerie lasciate dal terremoto del 2009 nel centro storico dell’Aquila e nei suoi quartieri, così come in decine di centri storici dei paesi di tutta l’area colpita: è l’allarme che l’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona) aveva lanciato lo scorso dicembre nel corso del convegno “Amianto e terremoto, Progetto a(z)zero amianto”.

Subito dopo l’accordo in Regione, del 30 dicembre 2015, raggiunto in tarda sera fra opposizione e maggioranza sulla bonifica della ex fornace di Piedicolle di Montereale. Un accordo che aveva regalato il sapore di una vittoria per entrambe le parti ma soprattutto per il territorio. “Entro il 2016 si farà la bonifica del sito della fornace di Piedicolle di Montereale” – avevano annunciato in Regione.

In questi mesi il discorso non è stato più ripreso. Ma l’amianto c’è e se ne parla.

Oggi su La7, nel corso programma pomeridiano Tagadà condotto da  Tiziana Panella, è stato affrontato il problema che resta nel cassetto da anni: “C’è amianto nelle nostre case?

Tettoie, condomini, abitazioni, scuole, strutture pubbliche e tanto altro nascondono “materiali cancerogeni e fuorilegge che per essere bonificati potrebbero chiedere, ai ritmi odierni anche 50 anni di lavoro”.

L’amianto è stato usato per decenni ovunque e nonostante la scoperta negli anni ’60 che la polvere generata dalla sua usura provocasse una grave forma di cancro non si è attuato un piano di smaltimento e prevenzione.

Oggi c’è un’esposizione elevatissima che dal 2009 al 2011 ha causato 4500 casi di mesoteliomi. “Prima si moriva  per esposizione professionale, oggi per esposizione ambientale. Bisognerebbe monitorare anche i piccoli manufatti all’interno degli edifici privati”.

La legge 257 del 1992 prevede che ogni regione si doti di un piano amianto, ma a oggi Abruzzo, Molise,  Puglia, Sardegna, Lazio e Calabria il piano ancora non ce l’hanno.

“In Abruzzo manca completamente un Piano Amianto – aveva dichiarato Ezio Bonanni , presidente dell’Ona – pur essendo stati già censiti 641 siti industriali, 4.369 edifici pubblici, 5.544 privati e 222.817 siti con amianto, oltre a 140 mesoteliomi registrati dal 2000 al 2012. L’Abruzzo ha un solo impianto di smaltimento con una capacità di 155mila metri cubi. Gli edifici pubblici liberati dall’amianto sono solo 5, 37 quelli in cui è in corso la bonifica; per gli edifici privati, i numeri parlano di 3.172 bonifiche fatte”.

Per le aziende esiste un incentivo per la bonifica dell’amianto, per  i privati non è previsto nulla.

Alle vittime del sisma si rischia di dover aggiungere anche quelle potrebbero ammalarsi nei prossimi anni sia per aver lavorato con le macerie, ma anche per l’esposizione diretta con l’amianto.