L’Aquila, attività produttive: quasi sette anni di strutturale provvisorietà

Ulteriori quaranta giorni di analisi per definire i termini di una nuova Delibera comunale che, finalmente, dovrebbe fare chiarezza sul destino delle attività commerciali che, ad oggi, sono ancora attive dentro manufatti provvisori costruiti nell’immediato post terremoto.
È, di fatto, una non-decisione quella assunta dalla Seconda Commissione Gestione del Territorio.
Riunione, quella di oggi, da più parti definita “anomala” in quanto, sul punto specifico di cui si diceva in apertura, esiste già una proposta di deliberazione votata dal Consiglio Comunale in chiusura della movimentata seduta svolta il 25 febbraio.
Nel dettaglio, il dispositivo passato in Aula prevedeva 6 mesi di tempo concessi ai negozianti per trovare una nuova collocazione fuori da strutture provvisorie.
Un voto arrivato in tutta fretta, quello di giovedì scorso, ed il motivo è presto spiegato.
Il provvedimento consiliare che allungasse la vita operativa dei manufatti provvisori adibiti ad attività commerciali (la quale, secondo quanto disposto dalle Delibere comunali 57/2009 e 105/2012, avrebbe dovuto esaurirsi il 31 dicembre del 2015) era l’unico modo per bloccare le istanze di distacco delle utenze attivate da Enel dopo la fine dello scorso anno.
Tornando alla necessità di una nuova discussione deliberativa, questa muove da due punti dirimenti: l’ampliamento da 6 a 9 mesi dell’arco temporale per la ricollocazione dei commercianti nelle sedi pre-sisma e, sopratutto, una riflessione più accorta sul concetto di “agibilità ambientale”.
Questo, ad oggi, per i negozianti, aggancia l’obbligo di rientro alla sussistenza di un ripopolamento pari al 60% degli abitanti originari della zona su cui insiste l’attività commerciale.
Un dato troppo generico e poco calato in quella che è la composita realtà della città, ad oggi in perenne mutazione.
Potrebbe accadere, infatti, che un’attività decida di ricollocarsi salvo poi dover cessare di operare per via dell’inizio di opere di cantiere nelle sue immediate vicinanze.
Ma se questo è l'(ancora nebuloso) orizzonte futuro, non ci si può esimere da un’analisi dell’esistente centrata, invece, su quei negozi che hanno ripreso ad operare in centro storico.
Scelta coraggiosa e non certo aiutata da alcune decisioni di carattere amministrativo: strade interdette alla circolazione, pochi varchi di accesso, un piano complessivo su parcheggi e mobilità che, presentato ad inizio marzo del 2012, finora ha mosso pochissimi passi in avanti.
L’impressione definitiva, insomma, sembra essere quella che i primi fautori della strutturale provvisorietà civica siano proprio coloro i quali, invece, dovrebbero trovare i giusti strumenti per uscire da questa situazione.