
Con il rugby è stato amore a prima vista. Paola Pasta, capitano delle Belve Neroverdi si racconta a IlCapoluogo.it come donna e come rugbista.
Come ti sei avvicinata al rugby? “Tutto è cominciato per caso ai tempi del liceo. Mi sono ritrovata nel bel mezzo di un allenamento. Gianfranco Di Cristofaro, ex giocatore di rugby, era il mio insegnante di educazione fisica che organizzava le attività sportive del dopo scuola. Dopo anni di atletica, quel pomeriggio tirò fuori una palla ovale. Tutto è cominciato da lì.”
E poi? “Da quel momento non ho più smesso, solo una piccola pausa causa università fuori sede. Sono passata al Paganica Rugby, poi L’Aquila 1936, Polisportiva e ora Belve Nero Verdi”.
Fuori dal campo chi è Paola? “Lavoro da impiegata e sono consigliere comunale di minoranza a Fossa. Poi ho gli allenamenti, la palestra, l’amore e gli amici”.
A proposito di amore, Paola Pasta ci svela che il suo fidanzato è un rugbista. “Come potrebbe essere altrimenti? Quasi tutte le rugbiste sono fidanzate con ragazzi dell’ambiente. Così non si litiga, ma si capisce l’impegno e lo sforzo che ci vuole per fare questo sport”.
Quanto tempo dedichi al rugby? “3 giorni a settimana siamo in campo, puntuali alle 20, per gli allenamenti. Poi la palestra , almeno un altro giorno a settimana. La domenica si gioca. Insomma quasi sette giorni su sette! E’ un impegno costante!”
Il rugby all’Aquila è una tradizione molto sentita. Qui non esiste lo stereotipo del rugby al maschile. “E’ proprio così. Per le donne non è difficile avvicinarsi a questo sport. E poi qui chi non ha un parente, vicino o lontano, che non ha giocato a rugby? E’ uno sport radicato che cresce con te”.
“D’impatto sicuramente è più vicino al mondo maschile: la forza, il contatto fisico, la lotta rappresentano l’uomo. Ma se riflettete sono caratteristiche femminili. La donna è mamma, lavoratrice, compagna. E soprattutto lotta. Il rugby non è altro che un piccolo spaccato di vita: o ti dai da fare per guadagnare qualcosa o è dura”.