Il Castello di Gagliano Aterno e l’incanto della Valle Subequana

di Eleonora Falci
La storia millenaria del castello di Gagliano Aterno, l’eremo di San Venanzio a picco sul fiume Aterno, le cantine di Pietrantonj di Vittorito che riaprono le porte al pubblico dopo il 6 aprile 2009.
Il cuore della Valle Subequana oggi ha pulsato come non mai negli ultimi tempi: merito della bellissima giornata di sole e soprattutto dell’impegno del Fondo Ambiente Italiano che ha puntato, con le sue Giornate di Primavera, alla riscoperta dei tanti tesori sul nostro territorio. Il successo incredibile di pubblico riscosso da questa due giorni è il riconoscimento alla dedizione e all’impegno dei tanti volontari del FAI, dei Giovani Ciceroni, della Protezione Civile e dei gruppi di volontariato che nelle giornate di sabato e domenica si sono messi a totale disposizione delle migliaia di persone giunte qui anche dalle Marche e dalla Puglia.

Oltre duemila persone, all’ora di pranzo di oggi, avevano visitato il castello di Gagliano Aterno, gioiello al centro della Valle Subequana, dal quale si gode di una vista mozzafiato su tutto l’Abruzzo interno aquilano.

E’ un piacere vero ascoltare chi a Gagliano Aterno ci abita e vuole condividere il sapere e la bellezza di casa propria con i tanti turisti che si avvicinano per la prima volta a questa meraviglia. Bambini, anziani, giovani coppie: il borgo oggi si è animato ricordando le gesta dei Piccolomini, dei Colonna, dei Barberini. Tutte famiglie che hanno segnato, con il loro passaggio e le loro attività, il territorio e la storia di questo castello.

Il castello fu costruito nel 1328 quando Isabella D’Aquila, contessa di Celano, fece costruire il palazzo sui ruderi di una precedente costruzione innalzata dai Conti di Celano tra XII e XIII secolo.
Nel 1462 il castello subì l’attacco di Braccio da Montone, che gli inflisse pesanti danni; a partire dall’anno successivo passò nelle mani dei Piccolomini, per poi divenire proprietà dei Barberini fino al 1806, possedimento dei baroni Pietropaoli ed infine dei marchesi Lazzeroni. La struttura, come oggi si presenta, è ritenuta uno dei castelli meglio conservati d’Italia.
Il castello si è poi trasformato da costruzione militare a dimora aristocratica: tuttora abitato e utilizzato come residenza, ha ospitato personaggi famosi – come Sofia Loren – e famiglie dell’aristocrazia romana. Di notevole pregio è il cortile e la loggia su due piani con vista mozzafiato sul borgo grazie ad ampie finestre, sia monofore che bifore. Numerosi gli affreschi presenti: in uno di essi è rappresentata la battaglia di Lepanto in cui combattè anche Marcantonio Colonna



Una storia che si intreccia alla religione. San Francesco fu ospite di questo castello ed a lui è attribuito il miracolo dell’acqua: si narra che il santo sia apparso in sogno a Maria da Gagliano e che abbia soddisfatto la necessità di colmare l’arida sete della donna facendo sorgere una fonte dalla semplice estrazione dal suolo di una felce. La devota avrebbe tratto da quell’acqua altro giovamento: la piena capacità di vedere. La fonte di S. Francesco divenne così meta di molti pellegrini ai quali fu concessa la grazia di guarire da ogni sorta di infermità. E si narra che lo stesso Francesco, guardando verso la Valle Subequana, abbia indicato il vicino paese di Castelvecchio Subequo come luogo in cui erigere, poi il convento: lo stesso in cui anche oggi è custodita un’urna con il sangue del santo.

Non solo Gagliano Aterno. Spostandosi verso Sulmona ieri e oggi è possibile visitare l’Eremo di San Venanzio: un connubio di arte, fede e tradizione in un luogo altrettanto meraviglioso quale quello della Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio. Con una attenzione in più nei confronti di disabili, non udenti e non vedenti: “Il percorso è attrezzato anche per i disabili ed è presente una cartellonistica speciale, in braille, per consentire anche ai non vedenti di poter avere le informazioni relative all’area e a cosa si può visitare. Abbiamo formato i nostri Ciceroni ad accogliere anche i visitatori non udenti, fornendo loro le basi del linguaggio dei segni.” spiega al CapoluogoMaria Concetta Amoroso, direttrice della Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio, in una pausa fra un gruppo e l’altro. Non riesce a quantificare il numero di persone presenti in questa due giorni: “siamo tre e facciamo gruppi contemporaneamente anche da 50 persone”. Un numero incredibile


Infine, Vittorito: le cantine storiche di Italo Pietrantonj risalgono al 1791. Da 8 generazioni le uve vengono vinificate nelle cantine storiche aziendali che sono situate nel centro del piccolo borgo medievale: con il terremoto avevano subito dei danni che il Fai ha contribuito a sanare, soprattutto per quanto riguarda un silos ed il rivestimento interno con piastrelle in vetro di Murano. Per ringraziare il Fai di questo supporto, ai visitatori oggi è stato servito anche un bicchiere di vino della storica cantina.

Un successo incredibile, dunque, per questa due giorni. “Ci siamo mobilitati tutti, volontari del FAI, Protezione Civile, gruppi di volontariato locali e non: con i nostri mezzi, sensibilizzando tutti, dai cittadini agli enti locali, affinché capiscano quanto sia importante valorizzare il nostro territorio” dice al CapoluogoMaria Emilia Costa, responsabile dell’area aquilana per il FAI e oggi a Gagliano. “Sono tre i comuni che hanno aderito e mostrato una grande sensibilità: Raiano, Vittorito e l’Aquila” aggiunge. “Ma dobbiamo mettere nel circuito tutti i 105 comuni perché a guadagnarci sarà tutto il territorio”.
Complimenti al FAI, allora, che dalle mura aquilane all’eremo di San Venanzio, dalla chiesa di Santa Rufina a Roio alle cantine di Pietrantonj, dalle vie del Pane di Pescomaggiore, Picenze, Poggio Picenze e San Demetrio a Gagliano ha saputo riempire di vita borghi e aree spesso sofferenti, ma piene di meraviglie e tesori che solo con un lavoro di squadra possono essere valorizzate appieno.
