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Minori irregolari e sanità, Gamal Bouchaib chiede più attenzione da parte della Regione Abruzzo

21 marzo 2016 | 17:17
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Minori irregolari e sanità, Gamal Bouchaib chiede più attenzione da parte della Regione Abruzzo

Sanità e sociale si sono fuse, durante l’Assise Civica aquilana, al momento dell’approvazione di una mozione tesa ad invitare il Presidente della Regione Luciano D’Alfonso a riconoscere l’assistenza sanitaria di base anche ai minori stranieri irregolari tramite l’attribuzione del pediatra di libera scelta.

A presentare l’istanza il Consigliere aggiunto Gamal Bouchaib, il quale ha ravvisato come, rispetto a questo ambito specifico, ad oggi l’Abruzzo veda viaggiare su due diversi binari la teoria normativa e la pratica effettiva e quotidiana.

Infatti, se da un lato esiste un provvedimento legislativo di ambito regionale (il Decreto 157, datato 18 dicembre 2014 e firmato da D’Alfonso nel suo ruolo di Commissario ad acta per la Sanità) che stabilisce le linee generali del servizio, dall’altro questo – secondo Gamal Bouchaib – non è mai stato adeguatamente pubblicizzato, con l’effetto di diventare quasi un testo fantasma.

Di qui, la volontà di dare uno stimolo forte al recupero di un impegno legislativo.

Scendendo nel dettaglio del Decreto 157 (pubblicato ufficialmente sul BURA il 9 gennaio 2015), questo prevedeva che al servizio potessero accedere i minori di età inferiore o uguale a 14 anni e che la scelta del pediatra avrebbe dovuto essere effettuata da un genitore presso la ASL territorialmente competente rispetto alla residenza.

Il pediatra, una volta scelto, avrebbe potuto erogare le proprie prestazioni per un orizzonte temporale di tre mesi.

Alla scadenza del periodo, l’assegnazione poteva essere rinnovata (di tre mesi in tre mesi) fino a che l’assistito non avesse raggiunto la maggiore età.

Dal punto di vista economico/finanziario, infine, tutte le spese sostenute dal pediatra di libera scelta avrebbero dovuto essere rendicontate alla Regione da parte delle Aziende Sanitarie Locali; gli oneri per le prestazioni, infatti, sarebbero stati coperti da una quota specifica del Fondo Sanitario Nazionale.