TERRORISMO - L'INTERVISTA |
Cronaca
/
L'Aquila
/

Bruxelles: ‘Questa è guerra, il fronte è ovunque’

23 marzo 2016 | 14:37
Share0
Bruxelles: ‘Questa è guerra, il fronte è ovunque’

Oggi, il giorno dopo le esplosioni, è il momento dei bilanci: 31 morti e almeno 250 feriti. Tra questi forse anche una vittima italiana, ne dà notizia la Farnesina. Sono stati identificati i kamikaze che sono entrati in azione nello scalo: sono i fratelli Khalid e Brahim El Brakraoui, brussellesi. Non è stato invece arrestato ad Anderlecht il super-ricercato Najim Laachraoui, già artificiere di Parigi e terzo uomo dell’attentato ieri all’aeroporto di Bruxelles. La polizia ha fermato un altro sospetto di cui ancora non si conoscono le generalità.

“Questa è la guerra del terzo millennio, non c’è un esercito e nemmeno un campo di combattimento perché il fronte è ovunque”. Lo afferma Mimmo Srour, ex assessore regionale dell’era Del Turco. Siriano di nascita, ma aquilano d’adozione, guarda la guerra in Siria e gli attentati nel cuore dell’Europa da un punto di vista molto critico: “Il nemico lo abbiamo creato noi, ma ce ne ricordiamo solo quando si fa esplodere in casa nostra”.

Sembra esserci un legame tra gli attentati del 13 novembre scorso a Parigi e quelli del 22 marzo a Bruxelles.Gli attentati di Bruxelles nascono dalla guerra in Siria? O sono una risposta all’arresto di Salah Abdeslam?  “Forse è stata una risposta colpo su colpo all’arresto del principale ricercato degli attentati di Parigi. Ma questa è solo una parte della verità. Anzi è un dettaglio e qualcuno vuole farci perdere nei dettagli. Il problema è un altro. Quello che viviamo qui oggi è la quotidianità in altri paesi. Questo dolore da anni ‘uccide’ in Libia, Siria, Egitto Yemen e così via”.

Come si fa a bucare la sicurezza al suo massimo livello? “In Belgio c’è un’organizzazione forte che si è radicata negli anni. C’è una grande concentrazione di immigrati provenienti dal Nord Africa e da altri paesi arabi.  Il problema vero è che i reparti di intelligence non comunicano tra loro”.

In Italia potrebbero nascere in questi anni di forte immigrazione quartieri come  Molenbeek? “Sì, decisamente. Bisogna solo avere il coraggio di ammetterlo. A Parigi come a Bruxelles ci sono dei quartieri off limits. Vediamo immagini strazianti tutti i giorni di bambini e intere famiglie in fuga dalla guerra. Ma ci chiediamo perché? Il problema è a monte. Se smettessimo di finanziare le guerre tutto questo finirebbe. Non dimentichiamo che tra i profughi si nascondono cellule dormienti. L’Occidente ha distrutto gli unici paesi laici del mediterraneo. Chiediamoci se c’è più democrazia dopo Saddam o dopo Gheddafi? Abbiamo legittimato l’integralismo e credevamo di farlo fuori da casa nostra. Questo è il fallimento della politica occidentale”.

La democrazia è possibile in Islam? “No. Questa è un’altra illusione. Se vogliamo esportare la democrazia dobbiamo aiutare l’ Islam a risolvere i suoi problemi interni partendo dal presupposto che non esiste separazione tra stato e religione. Lì  non c’è stata la rivoluzione francese e nemmeno l’illuminismo, c’è un’altra fase che ancora non permette il passaggio a una società democratica”.

leggi anche: Paura a Bruxelles, il racconto da Avenue Louise

Da Bruxelles all’Aquila: il consiglio regionale si spacca sul documento di condanna