Gagliano Aterno, dove la ricostruzione vera è quella sociale

Maggio 2015: è stato firmato quasi un anno fa il piano di ricostruzione di Gagliano Aterno, borgo di 300 persone nel cuore della Valle Subequana.
Qui sotto al Sirente, splendido nella sua cornice di neve di questo fine marzo, il terremoto di sette anni fa ha messo paura: ma quando quella notte sono usciti tutti di casa e si sono ritrovati ai campi da calcetto pensavano si trattasse di Sulmona, a 30 chilometri da qui.
Molte case, per via dell’emigrazione e del progressivo spopolamento delle aree interne, erano già abbandonate da tempo e di fatto i puntellamenti fatti all’indomani del 6 aprile 2009 sono ancora presenti in più parti del paese.

Solo nell’ultimo anno sono iniziati a spuntare gru e cantieri: sono stati pubblicati gli aggregati della prima fase, tutte prime case, e contestualmente sono partiti i lavori per 8 aggregati. Quattro famiglie sono ancora in autonoma sistemazione e si spera che i lavori finiscano presto per far tornare nelle loro case originarie gli sfollati del sisma del 6 aprile. Ma tutti gli interventi, sottolineano dal Comune, devono rispondere a criteri ben precisi di ricostruzione in base alla conservazione del patrimonio storico artistico già presente nel borgo: insomma, si ricostruisca sì, ma in termini di sicurezza e di rispetto della storia del paese, testimoniata ad ogni angolo dai tanti rilievi su porta e stemmi nobiliari.

La splendida chiesa di San Martino, dietro al Castello, è celata da quasi un anno da ponteggi e impalcature.

Ma a conti fatti, i danni del terremoto non sono stati ingenti e per me, aquilana arrivata in Valle Subequana proprio sette anni fa, è sembrato si trattasse di un’altra vita. Forse è proprio per questo che qui, puntellamenti e cantieri a parte, se parliamo di ricostruzione la prima cosa che ci viene in mente è quella sociale. Proprio quella che all’Aquila stenta a ripartire.
Le giornate del Fai, con la visita al Castello guidata dal gaglianese Pasquale Casale – vero e proprio Cicerone e nome che ricorrerà più in là nel nostro racconto – hanno mostrato una delle molte sfaccettature delle iniziative di valorizzazione del paese: il Comune ha aderito alle giornate di Primavera con entusiasmo proprio perché è questa la direzione in cui intende andare. Far conoscere e riscoprire Gagliano ai cittadini stessi del paese, ai turisti e anche a tanti tanti giovani oltreoceano.

E’ dal 2004 che la Wayne State University di Detroit, l’università metropolitana più grande degli Stati Uniti d’America, sceglie Gagliano Aterno come sede per i corsi estivi di lingua e cultura Italiana: promotore è proprio Pasquale Casale, coordinatore del progetto che dallo scorso anno non vede più solo come partner l’Università dell’Aquila ma anche la D’Annunzio di Pescara.
Decine di studenti americani passano la loro estate in questo borgo, portando frizzantezza ed allegria, interagendo con i cittadini del posto ed imparando la lingua italiana: alloggiano nel Monastero di Santa Chiara, nel cuore del borgo, a pochi passi dal Castello, dove sono stati ricavati sessanta posti letto.
Perché in estate, come tutti i paesi della zona, si passa da 300 a 3000 abitanti come se nulla fosse e, di conseguenza, tutto qui è focalizzato a sfruttare al meglio i tre mesi estivi.
E forse è anche per questo spirito di condivisione e di aggregazione che a Gagliano i giovani sono rimasti anche dopo il terremoto e fanno parte del consiglio comunale: Simona Colucci, vicesindaco, è classe 1990.
Uno di loro è Luca Santilli, classe ’84, laureato e consigliere comunale: “Guardiamo molto a chi ha le radici a Gagliano Aterno ma che, per questioni lavorative e di emigrazione, è andato oltreoceano. Con l’associazione di giovani under 35 Gagliano Experience stiamo mettendo a punto una iniziativa dal titolo Back to Gagliano: vogliamo riportare qui i figli e i nipoti di chi, dopo la seconda guerra mondiale, è andato a vivere in Canada. Pensate che in Canada ci sono quasi 3000 gaglianesi: è una comunità fortissima, che festeggia le feste patronali che ormai qui non sono sentite più di tanto.”
Una vocazione verso il nord America fortissima, quella di Gagliano, che coniuga le attività tipiche dei paesi (come quelle del centro anziani Pignatelli e del centro sociale La Stanzetta) con quelle di riscoperta delle proprie origini: dalla sagra de j’Entremé, i fegatini d’agnello in agro dolce cucinati secondo l’antica ricetta delle Suore clarisse che vivevano nel Monastero di Santa Chiara, alle feste enogastronomiche fino ai percorsi di riscoperta delle radici storiche e culturali di questo borgo.

Guardare al futuro riscoprendo e valorizzando il proprio passato: questa è la ricetta di Gagliano Aterno nel post terremoto. Che può essere da esempio per tante realtà in affanno.