Pallium Hominum Peditum e Dono del Cero: ecco come sono nati

Da oltre 15 anni l’impegno del Movimento Celestiniano nell’allestimento del percorso storico-religioso che si lega alle celebrazioni della Perdonanza Celestiniana, ha trovato con le manifestazioni del palio dei Quarti e dei Castelli dell’antico Contado in onore di Celestino V – PALLIUM HOMINUM PEDITUM e del DONO DEL CERO – un ulteriore conferma dell’eccezionale lavoro di ricerca e recupero delle antiche testimonianze legate al Santo, e ha permesso di recuperare altri segni distintivi della nostra Città e del nostro passato.
di Floro Panti
Anticamente i festeggiamenti tenuti all’Aquila in onore di San Pietro Celestino, del 19 maggio, giorno dedicato dal calendario alla festa del Santo, erano caratterizzati da grande sfarzo, come viene narrato nella sua Cronica Aquilana dal Cantore epico Buccio da Ranallo, per il mese di maggio del 1351.
Nello stesso mese, ma dieci anni dopo, venne istituita una fiera della durata di circa venti giorni , che si collegava così ai festeggiamenti successivi per S. Massimo (10 giugno) e successivamente per S. Bernardino da Siena ( 20 maggio) altri compatroni della Città.
L’Aquila si popolava in quei giorni di ogni tipo di persone: giullari, saltimbanchi, giocolieri, cortigiane, fuorilegge e banditi, divenendo oltre che una manifestazione mercantile un grande contenitore di spettacolo, tanto che gli Statuti Cittadini prevedevano addirittura un indulto generale per i reati che venivano commessi.
L’Aquila aveva visto la luce come Città, appena da un secolo, e anche in considerazione di questa occasione religiosa, andava ancora più acquisendo prestigio. La Fiera era il momento culminante di tutta l’attività mercantile legata all’economia della transumanza e alla raccolta dello zafferano. Tali prodotti erano infatti i più importanti delle esportazioni della nostra terra, ed erano un forte richiamo per i mercanti forestieri, che costituirono vere e proprie colonie nella nostra città, come i Fiorentini, i veneziani, i Liguri, i Lombardi tanto per citarne alcuni italiani, ma anche Francesi, Tedeschi e addirittura Albanesi per l’estero.
Tuttora ne è rimasto l’eco della loro presenza nel nome di alcune strade cittadine dove ebbero il loro domicilio: Via ed Arco dei Francesi, Via dei Lombardi, Via degli Albanesi, Via degli Alemanni. La comunità più prestigiosa ed importante per l’epoca fu senz’altro quella dei Fiorentini soprattutto per la mole degli affari intrecciati, legati principalmente all’economia della transumanza e dell’arte della lana. I bardi, gli Strozzi, i Buonaccorsi avevano attività che oltre al commercio spaziavano al credito e all’assicurazione. D’altra parte la Città era uno dei più importanti snodi del traffico con le altre Città del Regno e fuori del Regno, la cosiddetta Via degli Abruzzi era il passaggio obbligato per poter andare da Firenze a Napoli, attraverso Perugia, Rieti, Aquila, Sulmona, Isernia, Venafro, Teano e Capua. L’Aquila aveva ulteriormente acquisito importanza e popolarità grazie anche all’incoronazione di Papa celestino, alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Le prime notizie sui festeggiamenti in onore di S. Pietro Celestino V, si riferiscono a dei Palii e risalgono al 1434.
E’ in quest’anno, secondo i documenti conservati presso l’Archivio di Stato dell’Aquila, che vennero emanate particolari normative per festeggiare, “ ….ogni anno, in modo solenne, la festività di S. Pietro Celestino, con feste balli e un palio.”
Durissime le pene previste per chi avesse soltanto enunciato l’opportunità di annullare detti statuti: l’Arresto, il taglio della lingua e l’esilio.
Il Palio più importante si correva a cavallo, con partenza all’esterno delle mura della Città, da una cappella posta verso S. Antonio ( di fronte all’attuale Piazza d’Armi), per poi percorrere, attraversata Porta Barete, l’attuale Via Roma e giungere alla Piazza del Palazzo.
I Palii erano due: uno per i cavalli berberi, i purosangue, di proprietà della nobiltà e anche dei Vescovi e Cardinali che si correva il 19 Maggio; l’altro per ronzini o comunque di pregio minore che si correva il giorno seguente, il 20 maggio.
Al vincitore andava un premio consistente in 25 ducati.
Dall’anno 1468, e da una cronaca del frate Alessandro de Ritiis si conoscono notizie più dettagliate sulle feste e sulle gare che si svolgevano in Città. Secondo lo stesso frate la celebrazione della festa in onore di S.Pietro Celestino del 19 maggio, era stata estesa anche a quella in onore di S. Bernardino da Siena, morto il 20 Maggio 1444 e canonizzato sei anni dopo nel 1450 e il cui corpo era conservato in Città.
In pratica da tale data tutti i festeggiamenti, i palii, le gare, e le giostre, vennero destinati promiscuamente ad onorare tutti e quattro i Santi Compatroni Aquilani: S. Pietro Celestino, S. Bernardino da Siena, S. Massimo, S. Equizio.
In un verbale del Consiglio Cittadino datato 7 Maggio 1493, conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila risulta deliberato per la prima volta, unitamente ad altri palii da svolgersi per onorare i Santi Protettori (balestra, giostra, corsa a cavalli), il PALLIUM HOMINUM PEDITUM.

Era questo un palio molto popolare. La corsa a piedi disputata dagli “uomini ignudi” partiva dalla chiesa di S. Paolo ( inizio di via Roma) di fronte all’arco della Lauretana e seguendo la stessa strada che facevano i cavalli per il loro palio, l’attuale via Roma , i concorrenti arrivavano a Piazza del Palazzo.
Risulta che al PALLIUM HOMINUM PEDITUM abbiano preso parte in tanti anni molti concorrenti cittadini aquilani, abitanti del contado, ma anche abruzzesi in genere, nonché Reatini, Umbri, Ciociari, Molisani e alcuni Pugliesi e Calabresi. Nei giorni di svolgimento dei palii venivano fra l’altro in gaggiati dal comune dei suonatori, i quali rallegravano la Città per diversi giorni in occasione tanto delle feste di Maggio, che della Perdonanza di Agosto. Il Cardinale Agnifili, in particolare, informa che a maggio essi giravano per la Città partendo dal palazzo del Magistrato da dove, attraverso l’attuale via Cavour, raggiungevano piazza del marcato e poi Collemaggio attraverso l’unica via di collegamento dell’epoca che era Costa Masciarelli e Porta Bazzano.
I suonatori erano da un minimo di 12 a un massimo di 36 e solo una piccola parte erano Aquilani gli altri erano provenienti dalla Marsica,dalla Ciociaria, dal Cicolano, dall’Umbria e dalle Marche.
Essi suonavano essenzialmente pifferi, trombe, zampogne oltre a liuti e cedre.
All’inizio del ‘600 per motivi di ristrettezze del bilancio Comunale le feste rischiarono di essere private della presenza dei suonatori, vennero allora in aiuto i Monaci Celestini che contribuirono alle spese, offrendo il pranzo agli artisti.