Paganica e Tempera: una ricostruzione a due velocità

di Angelo Liberatore
A Paganica le gru ci sono ma, nonostante questo, l’anima del paese – a sette anni dal terremoto – continua a mostrare ferite evidenti. Un paradosso facilmente spiegabile. I cantieri avviati, infatti, riguardano in larga parte quella che potrebbe essere definita come la “cintura esterna” della frazione; man mano che, invece, si sale verso la zona del Colle tutti i rumori della ricostruzione si attutiscono fino a diventare un brusio di fondo che, poi, lascia spazio ad un silenzio straniante.

E procedendo nel dedalo di stradine che caratterizzano l’acropoli paganichese, la sensazione è quella che il tempo si sia fermato poco oltre le 3.32 del 6 aprile 2009. Le opere di messa in sicurezza (come ad esempio i puntellamenti in metallo che si incontrano su via Fontenuova o quelli in legno – targati SAF Sicilia – necessari per contenere i danni riportati dal cosiddetto Castello, ossia la Chiesa di San Giovanni) sono, infatti, gli unici segni realmente tangibili agganciati al periodo del post terremoto.

Per il resto tutto è rimasto immobile e, in qualche caso, l’esistente racconta di quanto questa porzione di centro urbano fosse vissuta dalla popolazione e, di conseguenza, pulsante di socialità: ne sono emblema le luminarie che, appese sette anni fa nell’approssimarsi della Pasqua e mai più staccate, oggi appaiono come la testimonianza di una quotidianità spezzata. Ma un barlume di speranza comincia ad accendersi, ed è esemplificato in maniera plastica dal primo cantiere partito in Piazza Umberto I, uno dei luoghi simbolo di Paganica.

Sempre nella stessa zona, a breve ne sarà attivato un altro mentre, dal punto di vista del patrimonio monumentale, quello in corso dovrebbe essere l’anno buono per l’inizio dei lavori sulla Chiesa di Santa Maria Assunta che, da poco, ha visto concluso l’iter di accantonamento delle risorse economico/finanziarie. Poco lontano, invece, un altro edificio di culto è già stato cantierizzato: si tratta della Chiesa della Concezione, la cui facciata disassata divenne, nei giorni immediatamente successivi al 6 aprile, una delle immagini simbolo del sisma aquilano.
Similmente a quella edilizia, anche la ricostruzione delle reti di relazione appare ancora troppo frammentata e, in particolar modo, si concentra su due poli. Da un lato il polmone verde della “Villa” che, soprattutto in estate, diventa luogo attrattore di eventi tradizionali della socialità paganichese (come ad esempio la Corsa del Cappello, che lì vive i momenti della partenza e dell’arrivo); dall’altro il campo da rugby intitolato ad Enrico Iovenitti, primo Presidente della Polisportiva Paganica Rugby. Rettangolo verde che si configura come una sorta di “ponte ideale” tra il periodo dell’emergenza e l’oggi: sette anni fa, infatti, fu scelto per ospitare la tendopoli gestita dai volontari provenienti dal Trentino; una volta tornato alla sua funzione originaria, invece, è stato teatro di almeno due eventi che hanno contribuito a rinsaldare sia il senso di appartenenza sia quello di ospitalità. Dal punto di vista sportivo, la finale Play-off del Campionato di Serie C 2013/2014 tra il Paganica ed i Lions Amaranto Livorno; da quello extra agonistico, invece, la visita, nei giorni dell’Adunata Nazionale Alpini 2015, di una folta delegazione di “Penne Nere” che, proveniente da Vittorio Veneto, ha soggiornato in strutture messe a disposizione proprio dal club rossonero.

Una situazione speculare a quella paganichese è vissuta dalla vicina Tempera: se, infatti, l’ambito periferico vede lavori di ricostruzione che procedono spediti, lo stesso non si può dire del centro storico del borgo, dove sono solo due i cantieri avviati. Si tratta, nel dettaglio, di un aggregato che affaccia sulla centrale Piazzetta delle Oche e del complesso – esempio di archeologia industriale risalente al XV Secolo e per questo sottoposto a vincolo – comprendente la rameria ed il mulino. Quest’ultima struttura, in particolare, rende con grande forza il rapporto di reciprocità che, da sempre, ha legato e lega gli abitanti di Tempera al fiume Vera.

Nonostante l’attuale stasi, a Tempera la progettualità per ridare nuova vita al centro storico ferve: “A dicembre scorso abbiamo consegnato al Comune di L’Aquila un Piano di Recupero Urbano condiviso – spiega Sergio Alfonsetti, coordinatore del progetto – nell’ambito del quale rientreranno 12 dei 16 aggregati che compongono la parte storica del paese, più la Chiesa della Madonna del Rosario”. Gli interventi previsti (per il 90% in regime di demolizione e ricostruzione) si muoveranno lungo tre direttrici fortemente interconnesse: “Anzitutto – dichiara Alfonsetti – la riqualificazione generale che, oltre ad abbattere diverse barriere architettoniche, seguirà uno stringente controllo sulle volumetrie degli edifici in modo da preservare il rapporto con il fiume”. “Sarà poi realizzata ex novo la rete per i sottoservizi – continua – ed una particolare attenzione riguarderà le aree verdi del paese”. Per procedere senza intoppi alle opere di cantierizzazione, però, sarà necessario dotare la frazione di una seconda strada d’accesso: il progetto, sul punto, prevederebbe la realizzazione di una bretella lunga 750 metri che interesserebbe la zona denominata “San Biagio”, vicino il villaggio MAP. Insomma un piano minuzioso che, tra due settimane, sarà discusso nel corso di una Conferenza dei Servizi dove, tra gli altri, parteciperanno Comune, Provincia, Regione, USRA, ASL e Gran Sasso Acqua. Una volta ottenuto il via libera, i lavori potranno diventare esecutivi e, nel medio periodo, faranno diventare solo un ricordo (seppure doloroso) la vista di quelle case ancora sventrate dall’onda tellurica di sette anni fa.


Caparbietà, tenacia, voglia di non mollare: sono questi gli elementi che formano il vero cemento su cui Paganica e Tempera vogliono fondare la loro rinascita.