Goriano Sicoli: fra solidarietà e imprenditoria l’economia torna a girare

di Eleonora Falci
La scuola elementare, parte del santuario di Santa Gemma – veneratissima – diverse case del centro storico, la stazione: è incredibile come la scossa delle 3 e 32 di quel 6 aprile abbia colpito così duro a tanti chilometri di distanza dall’Aquila.
Siamo a Goriano Sicoli, Valle Subequana: un bel borgo che con l’Aquila ha in comune soprattutto il freddo pungente.
Se queste terre potessero parlare descriverebbero secoli di vera e propria storia: terra di tratturi e di briganti, di emigrazione e di religione. E di Santa Gemma, l’umile pastorella la cui figura qui è rispettata e venerata sopra ogni cosa: nelle ore immediatamente successive al terremoto del 2009 i gorianesi, con l’aiuto dei Vigili del Fuoco di Ravenna, riuscirono ad estrarre dal santuario, seriamente lesionato e sotto le continue scosse, l’urna con le reliquie della Santa. Ed è proprio da qui che partiamo: la facciata del santuario di Santa Gemma.


Quelli che vedete sono i danni alla facciata e al corpo della chiesa provocati dalla scossa delle 3.32: una ferita letale che però si sta sanando. E il sindaco Rodolfo Marganelli mi dà, felicissimo, la notizia in anteprima: “La parte esterna è tutta ultimata. Non sono lavori che abbiamo appaltato noi ma monitoro costantemente i lavori. Entro i primi di aprile toglieranno tutti i ponteggi: internamente c’è da fare un cordolo di protezione al basamento delle colonne. Ma in un anno riaprirà”.

Il piano di ricostruzione è stato firmato nel luglio del 2013 ed è partito subito dopo: ammontare totale 32 milioni di euro. Attualmente ci sono 7 cantieri aperti: due hanno concluso i lavori e sono state riconsegnate diverse abitazioni, sulle quali sono stati compiuti lavori di ristrutturazione e consolidamento sismico.
Diversi sono ancora i puntellamenti nel centro storico.

La storia dei giorni immediatamente successivi al terremoto è una storia di solidarietà, quanto e più, forse – vista la distanza dall’Aquila – rispetto al capoluogo.
Perché oltre alle tende, allestite nel campo sportivo – che poi ha lasciato il posto a un bell’impianto con erba sintetica, spalti e illuminazione – qui si è pensato a non far andar via i gorianesi dalla loro terra.
Le donazioni si sono susseguite rapide.
Prima la scuola primaria “Antonino Monaco”, costruita con in fondi raccolti dalla Legacoop nazionale di cui faceva parte l’allora sindaco Sandro Ciacchi, oggi coordinatore dei sindaci del cratere. Nel dicembre del 2009 venne l’attuale ministro Giuliano Poletti ad inaugurare questo plesso antisismico, ecosostenibile e colorato. Cinquanta alunni tutti su un piano in questo edificio progettato dal celebre studio di architettura Picco: totalmente costruito in legno, con grandi vetrate, riscaldamento a pavimento, recupero del calore e pannelli fotovoltaici sul tetto. Roba che farebbe invidia alle scuole del nord Europa. Tutto intorno a questa struttura i murales, opera di giovani artisti, giunti a Goriano da tutta Italia.


Poi c’è la scuola dell’infanzia, donata dalla Provincia di Varese: anche qui, struttura all’avanguardia, costruita dalla Rubner casaclima. Riscaldamento a pavimento, finestre elettriche, area nido interamente attrezzata anche di coperte, lettini: anche se quest’ultima è stata utilizzata pochissimo. 31 bambini frequentano la primaria: sono tutti del posto, tranne sei dei paesi circostanti. In 16 frequentano la scuola dell’infanzia, tutti gorianesi: insomma, a differenza di altri comuni circostanti qui lo spopolamento non si sa cosa sia.
“Anzi” aggiunge il sindaco “dopo il terremoto abbiamo ‘acquisito’ anche qualche famiglia”.

Un’altra donazione importante? Il Community Center Mark Frattaroli, una struttura in legno di cento metri quadrati, con novecento posti a sedere, donata dagli amici di Boston: duecentomila euro raccolti da imprenditori e ristoratori statunitensi si sono convogliati qui dopo una visita di uno di loro all’Aquila. Perché qui il terremoto, seppure non ci siano state vittime, ha colpito davvero duro al cuore del paese: e le tante donazioni lo dimostrano.
Da qui si è partiti e possiamo dire che Goriano Sicoli non si ferma ma accelera.

“Attualmente problemi di lavoro non ce ne sono” dice Marganelli. “Ci sono almeno sei imprese edili che stanno lavorando, il 70, 80% sono imprese del posto che impiegano gorianesi full time. Stessa cosa per i tecnici: architetti e geometri di Goriano stanno lavorando nel loro paese. L’economia locale è forte: tutti hanno avuto la loro fetta in questa ricostruzione” afferma.
Ma oltre all’effetto “cantiere più grande d’Europa”, qui sono i giovani e la loro voglia di imprenditoria che fa la differenza.
“Ci si sta preparando all’uscita del bando di Invitalia per la valorizzazione del turismo e dei prodotti tipici locali. Abbiamo già effettuato diversi incontri con gli operatori del settore e sono emersi tre, quattro progetti interessanti. Sono diversi gli imprenditori che vogliono unire le proprie forze in ATI: parliamo di giovani che producono e commercializzano miele, confetture, prodotti di farro e grano di solina, tartufi.” E poi, ancora, l’albergo diffuso, la valorizzazione degli scorci caratteristici del borgo: di idee ce ne sono davvero tante.

Inoltre, un’altra ‘grande opera’ è alle porte, stavolta sul fronte della ricostruzione pubblica: a breve verrà fatto il bando di gara, per 2 milioni di euro, per la ristrutturazione dell’ex convento delle Clarisse.
Insomma, la ricostruzione prosegue spedita: “spero che entro la fine del mandato, nel 2020, il paese sia totalmente ricostruito” ammette il sindaco. Ma qui non si parla di sola ricostruzione materiale.
Progetti di sviluppo, valorizzazione del borgo, giovani che investono sul territorio grazie anche a fondi dello Stato: che sia questa la ricetta per far tornare a vivere l’Abruzzo interno?