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Castel del Monte: un futuro fatto di storia e turismo

31 marzo 2016 | 05:05
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Castel del Monte: un futuro fatto di storia e turismo

di Eleonora Falci

Com’era, dov’era: anzi, meglio di com’era, ponendo rimedio a (quelle poche) sopraelevazioni antiestetiche e a tutti gli elementi non rispettosi della grande storia, urbanistica e artistica, che si respira per i vicoli del paese.

Così sta proseguendo la ricostruzione post sisma di Castel del Monte, capolavoro di architettura, in cui l’ingegno dell’uomo ha saputo risolvere la mancanza di spazio, problema tipico dei paesi fortificati d’alta quota. Terra di sartori – e non sarti – e di allevatori – non pastori: termini che utilizziamo con cura perché qui la storia del paese si fonde con quella della pastorizia.

“I sartori di Castel del Monte erano famosi in tutta Europa, tanto che nel ‘900 si trasferirono in molti a Parigi e lì fecero fortuna: con questo termine indichiamo non solo chi cuce, ma anche chi disegna. Un’abilità incredibile che i sartori nostrani hanno portato anche oltralpe.” A parlare è Fulgo Graziosi, non solo giornalista dalla lunga e brillante esperienza e vice direttore de Il Capoluogo, ma vero conoscitore di Castel del Monte, avendoci vissuto con la famiglia negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza.

foto storica castel del monte

“A Castel del Monte non ci sono pastori, bensì allevatori: e la loro castellanità ha permesso, nel corso dei secoli, che questo territorio fiorisse e resistesse anche alle peggiori sciagure. In caso, ad esempio, di un’epidemia, ogni allevatore donava a un suo collega che era in difficoltà un capo di bestiame, per fare in modo che la sua attività non cessasse. Solidarietà e castellanità: un po’ come quello che è successo con il post sisma all’Aquila e anche qui.”

Nelle sue parole l’amore per quella terra, nei suoi ricordi la storia di un paese che è cresciuto e deve la sua fortuna anche turistica alla valorizzazione delle peculiarità locali e della sua autenticità: un insieme di caratteristiche che lo hanno reso uno dei Borghi più belli d’Italia, entrando in un circuito estremamente pregiato e di valore.

Ed è proprio sulla sua storia che Castel del Monte concentra il suo futuro, fatto di turismo, di tutela dell’ambiente, di eventi 365 giorni l’anno.

Castel del Monte

“Sono sette i cantieri partiti” ci dice Luciano Mucciante, sindaco ‘storico’ di Castel del Monte, al suo terzo mandato nel borgo. “Entro due mesi saranno approvati diciotto e partiranno subito. Sono tutte seconde case, essendo nel centro storico: di fatto siamo ad un buon punto, perché in estate avremo raggiunto più della metà degli aggregati in ricostruzione”. L’estate, proprio il periodo in cui Castel del Monte attrae più turisti: “Qualche difficoltà ce l’avremo, con le impalcature, i ponteggi…” prosegue Mucciante. “Ma ci adeguiamo. Anche a Natale abbiamo cercato di mimetizzarle, addobbarle: ma le iniziative saranno molte, come sempre, e i visitatori non si fermano davanti a un’impalcatura.”

Il paese vive di vita propria non solo in estate, quando si raggiungono anche le 4000 presenze per diversi mesi: ma di fatto il bel tempo, le giornate più lunghe e l’aria pura invitano a salire su per queste splendide curve ad ammirare il paesaggio. “Faremo un evento il prossimo 25 aprile, valorizzando i prodotti locali. Poi il 25 giugno ci sarà la notte romantica, evento realizzato in tutti i Borghi più belli d’Italia. E a questi eventi, che cerchiamo di organizzare durante tutto l’anno, si aggiungono quelli fissi, immancabili: la mostra degli ovini, la notte delle streghe, giusto per citarne alcuni.”

Castel del Monte

L’autenticità del borgo è elemento essenziale da mantenere anche in questa fase di ricostruzione: “Essere nel circuito dei Borghi più belli d’Italia è un grande onore, perché il nostro borgo è stato certificato come bellezza architettonica, naturalistica, storica. Ma è anche una responsabilità, perché ci dobbiamo impegnare tutti a mantenere le bellezze costruite nei secoli. Qui ad esempio non c’è cemento armato, non si sta ricostruendo non reti elettrosaldate esterne, ma utilizzando le pietre che c’erano. Lo stesso piano di ricostruzione è stato redatto dal professor Carbonara, della Sapienza di Roma, che ha chiamato a collaborare i massimi esperti in Italia e all’estero di tutela dei centri storici. Qui non si è demolito e ricostruito, non era possibile: stiamo cercando di togliere tutte le sopraelevazioni che purtroppo si sono edificate nel corso degli anni. Dove non si può fare, si cerca di integrarle, di abbellirle. E’ un lavoro duro ma che paga.”

Lo spopolamento c’è stato, è inutile negarlo. Ma qui è diventato una ricchezza.

“Il castellano d’origine, che ora abita a Milano, a Roma o all’estero, torna almeno per due mesi, riaprendo le case e ripopolando il paese. Certo, negli altri mesi le abitazioni restano chiuse: ma stiamo lavorando anche su questo. Stiamo cercando di fare azionariato diffuso, di costruire una rete per cercare di utilizzare queste seconde case negli altri periodi e utilizzarle come appartamenti destinati ad ospitare famiglie di visitatori che vengono qui, attratti non solo dal paese ma anche dalla natura circostante. Stiamo lavorando molto anche sulla sentieristica nei dintorni, con la sede del Distretto turistico montano che è proprio qui a Castel Del Monte. Sull’ospitalità diffusa come sul tentativo di ripopolare con attività commerciali autoctone il borgo abbiamo anche l’appoggio prezioso della Regione: con il vicepresidente Giovanni Lolli si è parlato di utilizzare i fondi destinati allo sviluppo del cratere proprio per fare attività ricettiva all’interno dei centri storici. Un contributo a fondo perduto per chi vuole utilizzare le abitazioni, disabitate per molti mesi, come sedi di attività commerciali o anche per ospitare, a mo’ di albergo diffuso, i visitatori”

Castel del Monte

Se si passeggia per Castel del Monte sembra di essere fermi a secoli fa. Vicoli, archi, scalinate si alternano ad aperture di panorama che mozzano il fiato.

E in questo scenario, la presenza di gru è anomala. “Non c’erano mai state!”dice Fulgo Graziosi. “Qui il terremoto non ha colpito duro. Ma certo, vedere la torre che si erge, ancora ingessata, verso l’alto, crea un moto di dolore. Però è anche un simbolo: dobbiamo sempre guardare in alto, rivolgerci anche noi verso l’alto e risollevarci, seppur dopo una tragedia come il terremoto”.

Castel del Monte

E’ la castellanità il collante di questa comunità, la base sicura con la quale si mostra all’esterno e offre le proprie tipicità: quello stesso senso di confraternita e condivisione che ha fatto sì che fossero gli stessi alpini di Castel del Monte ad organizzare i primi momenti della tendopoli post sisma, con tanto di gestione del campo e dell’ottimo vitto.

Ed è in nome della castellanità che il paese si ripopola in estate. “Chi a San Donato (festa del 6 e 7 agosto, ndr) non è rivenuto, o è morto o s’è perduto” conclude, sorridendo, Fulgo. Un appuntamento di vita, con un territorio che è storia, è bellezza e può essere, soprattutto, ricchezza.