
“La ricostruzione dei paesi del cratere potrà terminare, se si mantiene questo ritmo, in termini di progetti approvati nel 2022, in termini di cantieri chiusi nel 2024”. Così il responsabile dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere, Paolo Esposito, nel fare, in occasione del settimo anniversario, una previsione “basata sui numeri” sulla ricostruzione dei 56 comuni dentro e degli oltre 100 fuori cratere. Si tratta di centri spesso capolavori di architettura medioevale, custodi di una civiltà rurale. Riconfermato per tre anni nel mese di gennaio dalla presidenza del consiglio dei ministri con una vacatio durata tre mesi che ha bloccato mandati di pagamento e cantieri, Esposito ha anticipato che c’è bisogno di altri 3 miliardi di euro circa compresa la ricostruzione pubblica.
“Questi paesi un giorno saranno ricostruiti – aggiunge Esposito – sarà un’opera pubblica di cui l’Italia potrà essere orgogliosa davanti al mondo. Saranno paesi ricostruiti con rigorosi criteri di sicurezza sismica, con un patrimonio storico e architettonico restaurato e riqualificato, più belli e funzionali, anche se questo ovviamente dipende anche dalla capacità progettuale dei professionisti e dalle scelte delle singole amministrazioni comunali. Sono però convinto che la politica con gli strumenti a disposizione e azioni efficaci per stimolo delle attività economiche e sociali può dare un futuro a questi paesi”.
A sette anni dal sisma, la ricostruzione del cratere è ad un quinto del cammino, e che con 1,4 miliardi sono state ristrutturate 4.126 abitazioni inagibili, su 23.240. Nei comuni fuori il cratere invece sono state riparate 1.165 abitazioni su 3.800. Per il 2016 non ci saranno problemi finanziari: a disposizione ci sono 346 milioni, più un residuo di 60 milioni degli anni precedenti, che garantirà la copertura del fabbisogno di tutti i progetti che saranno approvati e che diventeranno cantiere.
“Tenuto conto del lavoro che svolgo – spiega Esposito – non posso che essere ottimista, ed è per questo che spingo i sindaci a moltiplicare gli sforzi, a fare presto, perché in effetti quello che va contrastato è proprio il rischio dello spopolamento”. Esposito aggiunge “che è molto utile avere una proiezione realistica della durata presunta del processo di ricostruzione e un monitoraggio costante dell’andamento dei lavori e del flusso economico. Ad esempio se analizziamo i grafici si può notare che da 2013 si è avuta un’impennata del valore contributi concessi dal 2009 ad oggi. Prima il ritmo di concessione dei contributi era di 11 milioni di euro al mese in media, oggi siamo sui 33 milioni al mese. Il che significa che la macchina comincia a girare a pieno regime, che stiamo andando nella giusta direzione”.