Lo sviluppo mercantile ed economico nel XIV Secolo

di Floro Panti
Furono le costituzioni dei Comuni guelfi toscani e marchigiani i modelli sui quali la neonata città si specchiò per elaborare le linee maestre del suo reggimento. Nel 1315 il Comune si dava il primo Statuto, al quale successivamente seguirono aggiornamenti e arricchimenti (reformationes) . Com’era nei disegni di coloro che la fondarono, L’Aquila nacque come mercato dei prodotti della pastorizia e dell’agricoltura, per cui già dalla metà del trecento la sua fama aveva da parecchio varcato i confini del Regno e vide l’affermarsi di industrie e commerci.
Fin dal 1294 Re Carlo D’Angiò aveva approvato che in coincidenza con la: “festum indulgentiae aquilanae” (il 29 di Agosto) concessa da Celestino V a ricordo della Sua elezione al Pontificato avvenuta all’Aquila, si tenesse una fiera “la fiera del Perdono”, incoraggiandola con diverse franchigie. Alla suddetta fiera se ne aggiunsero nel secolo successivo altre; nel 1314 dal 1 al 20 settembre; nel 1343 ad ottobre della durata di dodici giorni. Nel 1361 nel mese di maggio venne istituita una fiera, che sostituiva quella di ottobre, della durata di circa venti giorni che collegava così i festeggiamenti in onore del nuovo Santo Patrono, S. Pietro Celestino V, del 19 maggio, con quelli per l’altro Patrono S. Massimo, del 10 giugno e un secolo dopo anche a S. Bernardino da Siena, il 20 maggio, proclamato anche lui fra i Compatroni Cittadini. La fiera era il momento culminante di tutta l’attività mercantile legata all’economia della transumanza e alla raccolta dello zafferano. Tali prodotti erano infatti i più importanti delle esportazioni della nostra terra , ed erano un forte richiamo per i mercanti forestieri, che costituirono vere e proprie colonie nella nostra Città, come i Fiorentini, i Veneziani, i Liguri, i Lombardi tanto per citarne alcuni Italiani, ma anche Francesi, Tedeschi e addirittura Albanesi per l’estero. Tuttora ne è rimasto l’eco della loro presenza nel nome di alcune strade cittadine dove ebbero domicilio: Via ed Arco dei Francesi, Via dei Lombardi, Via ed Arco dei Veneziani, Via dei Fiorentini, Via degli Albanesi, Via degli Alemanni. La comunità più prestigiosa ed importante per l’epoca era senz’altro quella dei Fiorentini soprattutto per la mole degli affari intrecciati, i Bardi, gli Strozzi i Buonaccorsi avevano attività in Città che oltre al commercio spaziavano al credito e all’assicurazione. D’altra parte la Città era uno dei più importanti snodi del traffico con le altre città del Regno e fuori del regno, la cosiddetta Via degli Abruzzi era il passaggio obbligato per poter andare da Firenze a Napoli, attraverso Perugia, Rieti, Aquila, Sulmona, Isernia, Venafro, Teano, Capua. Tale via era seguita principalmente dai mercanti milanesi e fiorentini. Da Firenze per raggiungere L’Aquila occorrevano circa 5 o 6 giorni. Della via adriatica si servivano invece i mercanti veneziani che sbarcavano a Pescara e da li risalivano verso L’Aquila per acquistare prevalentemente lo zafferano. Con questi scambi commerciali crebbe anche la circolazione di denaro con monete di diversa provenienza alle quali si aggiunsero quelle aquilane dopo che, nel 1344, fu concesso dal sovrano alla Città di avere una propria zecca. Nel 1330 venne costituita all’Aquila la prima corporazione, quella dell’Arte della lana con il compito di proteggere un’attività di grande floridezza che dava lavoro a tanti operai e mercanti, fornendo nel contempo al Comune delle forti entrate per imposte. La lana allo stato grezzo e i panni che se ne ricavavano era d’altra parte una merce che primeggiava per il perfezionamento della lavorazione e le dimensioni dello smercio. Successivamente all’Arte della lana furono altre quattro le Corporazioni che vennero costituite: I Pellettieri; I Metalliferi; I Letterati; I Militi o Nobili.