Non ti riconosco più, Alzheimer in famiglia

21 maggio 2016 | 16:54
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Non ti riconosco più, Alzheimer in famiglia

Questa settima torniamo insieme alla Dottoressa Daniela Fiorenzi a parlare di Alzheimer, rivolgendo l’attenzione ai familiari che li assistono (caregivers), poichè sono una risorsa fondamentale per affrontare la malattia e costituiscono l’elemento che può ridurre il ricorso all’istituzionalizzazione.
Prendersi cura di un malato di Alzheimer comporta un carico assistenziale notevole sia dal punto di vista fisico che psicologico. Chi fornisce assistenza a soggetti con demenza è particolarmente a rischio di accusare sintomi quali nervosismo, astenia, inappetenza ed insonnia. Frequentemente è rilevabile depressione dell’umore ed un consumo di farmaci significativamente superiore rispetto alla popolazione generale.
Il malato, un tempo genitore o coniuge con il suo ruolo sociale e familiare diviene “bimbo” bisognoso di cura e di tanta attenzione, ed è cosi che i caregivers sentono il dolore della rinuncia all’identità del proprio caro e devono far leva su tutte le proprie capacità per far fronte al cambiamento.
Per il malato di Alzheimer, fa notare la Dottoressa Fiorenzi, la propria casa, prima luogo sicuro e confortevole diviene un luogo sconosciuto e pericoloso; i volti dei familiari, prima evocativi di ricordi divengono volti di estranei ed il caregiver per fronteggiare queste nuove situazioni ha bisogno di supporto e formazione. La difficoltà principale che ostacola nel caregiver la possibilità di utilizzare al meglio le proprie risorse risiede nel fatto che la presenza fisica di un malato di Alzheimer è accompagnata da una generale sensazione di estraneità emotiva e relazionale, che richiede un particolare atteggiamento.
L’uso di programmi di educazione e di sostegno dei familiari è uno dei mezzi più efficaci per ridurre lo stress e diminuire il rischio di ricorso all’istituzionalizzazione del malato ed all’uso di farmaci.
Per realizzare un lavoro efficace con i familiari è necessario fornire ad essi un supporto psicologico, che possa permettere loro di comprendere il modo in cui vivono la relazione con il malato, di trovare uno spazio all’interno del quale potere esprimere le proprie emozioni circa timori, ansie, paure. Inoltre la condivisione degli stessi vissuti di vita permette di elaborare nuove soluzioni e favorisce l’accettazione della nuova situazione.
Vi diamo piccoli suggerimenti per iniziare a fronteggiare questa difficile malattia:
1. Non pensare che lo faccia apposta: riporre la biancheria nel cassetto sbagliato, cucinare ad un’ora insolita, perdere la strada di casa, non sono dispetti, ma è il cervello che sta cercando di dare un senso a un mondo che sta sfuggendo loro di mano.
2. Non trattarlo come se non capisse nulla: il malato di Alzheimer si rende perfettamente conto di stare male e di avere dei problemi .
3. Informati sulla malattia: prendete informazioni su come evolverà la malattia, su quale sono le agevolazioni a cui avete diritto e sulle possibilità di cura oltre a quelle farmacologiche.
4. Frequenta gruppi di sostegno: rivolgiti ad esperti che possano aiutarti a gestire la nuova situazione.
5. Prenditi cura di te: non trascurare i tuoi interessi ed i tuoi spazi lasciando che la malattia del tuo familiare ti isoli; mantenere il tuo benessere psicofisico è fondamentale per te e per il tuo ruolo di caregiver.

roberta bernardi
di Roberta Bernardi per Psicologiamo.
35 anni, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, Roberta ha recentemente dato alla luce Azzurra ed Aurora. Attualmente impegnata in PhD presso l’Università degli Studi di L’Aquila, è specialista in psicopatologia infantile e adolescenziale con annesse problematiche familiari. BLOG: PSICOLOGIAMO