Le auto blu sulla strada del Di Pangrazio bis

E’ finalmente iniziato dopo schermaglie e vari rinvii il processo al Sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, un alto dirigente pubblico accusato di una serie di reati proprio contro la pubblica amministrazione: falso, peculato e abuso d’ufficio. Una mazzata per il Sindaco, anche perché il dibattimento si avvia a meno di un anno dalle elezioni comunali di Avezzano.
Il processo porta al centro del dibattito politico una questione che il partito centrale della maggioranza, il PD, ha sinora del tutto eluso, e cioè la questione giudiziaria.
Con quale orizzonte di governo potrà costruire un programma solido, dato che in caso di condanna in primo grado, per effetto della legge Severino, potrebbe decadere dall’incarico? La legge è legge, e prevede l’immediata sospensione dall’incarico degli amministratori pubblici condannati anche solo in primo grado per una serie di reati, tra i quali per l’appunto quelli contro la pubblica amministrazione.
La difficoltà in cui versa il sindaco Di Pangrazio è nell’aria e palpabile: abbandonato dai suoi migliori collaboratori, azzoppato da un sondaggio che dimostra senza alcun dubbio la fine del suo “feeling” con la Città. Ora in aggiunta va pure sotto processo, e questa imbarazzante situazione costringerà il PD, che ha fatto almeno a chiacchiere della legalità la sua bandiera, a prendere una posizione.
Il PD, con Peppe Di Pangrazio ai suoi vertici regionali, non può permettersi di ricandidare un Sindaco inguaiato sul fronte giudiziario. Alle ultime elezioni regionali lo stesso PD ha impedito, tra gli altri casi, la candidatura alla presidenza della Regione Sardegna della Barracciu, vincitrice di primarie, per un “semplice” avviso di garanzia: pensare di battagliare ad Avezzano per ripresentare agli elettori un candidato sotto processo appare una impresa disperata, anche per gli esponenti di un partito capaci come pochi di arrampicarsi sugli specchi.
Il PD continua a tacere sulla ricandidatura, e questo è intollerabile, altrimenti i cittadini potranno legittimamente pensare che per il PD di Avezzano la legge si applica solo ai nemici, mentre per gli “amici” della famiglia Di Pangrazio si interpreta.
E’ troppo alto il rischio di lanciare di nuovo nell’arena elettorale un primo cittadino che rischia di essere mandato a casa dalla Procura. L’avventura di Di Pangrazio, che tante speranze aveva suscitato ed altrettante speranze ha deluso, sembra essere arrivata al capolinea, e sarebbe opportuno fare chiarezza facendo comprendere al Sindaco che deve fare un passo indietro e dedicarsi ad altro.
L. S.