Peltuinum, un gioiello abbandonato

di Roberta Galeotti
Domenica da turista nel circondario aquilano e mi imbatto in Peltuinum… una meravigliosa scoperta, un’inaspettata sorpresa.
Nel punto in cui la via Claudia Nova coincide con il Tratturo inizia uno degli insediamenti più belli dell’antica Roma in Abruzzo.
Un pianoro a metà tra Prata D’Ansidonia, Castelnuovo e San Pio, ricco di storia e di magia. Nel cuore dell’Appennino e in mezzo ai campi di grano ho scoperto un pezzo di storia d’Italia sospeso nel tempo. Sulla strada statale 17 che da Prata porta a San Pio, una timida insegna indica il sito di Peltuinum, una città romana nata sulla via Claudia Nova corrispondente all’attuale località di Civita Ansidonia, tra Prata d’Ansidonia e Castelnuovo. L’urbanizzazione sembra risalire all’Età Augustea come testimoniano i monumenti superstiti, tra cui il Teatro, diverse Domus e la porta occidentale. Il sito archeologico è di grande pregio, tantè che abbiamo incontrato degli archeologi della Sapienza intenti a fare dei rilievi, i quali ci hanno spiegato che la rinomata Università romana sta seguendo gli scavi nel sito da più di 15 anni. Sono stati rinvenuti i resti di molte Domus romane, un tempio e le gradinate del Teatro, su cui sono ancora intenti a scavare almeno per un altro anno.
I vani sono stati adattati nel medioevo quando, appunto, il tratturo coincideva con la via romana e l’antica porta veniva utilizzata per il pagamento del dazio delle greggi.
L’antica porta romana di ingresso a Peltuinum è stata, infatti, utilizzata per il dazio delle pecore, in latino ‘ansario‘ da cui è derivato ‘ansidonia‘. Siamo vicino a Prata D’Ansidonia, infatti, da cui si apre il pianoro di Peltuinum. Il tratturo di Peltuinum, largo 111 metri come previsto, presenta diversi ‘cippi‘.
Il colpo d’occhio su Prata è incantevole anche se al turista non sfugge l’immagine mortificante del borgo deturpato. Costruzioni moderne, palizzate di ferro e nessun rispetto delle armonie. Spicca al centro del paese la stupenda chiesa, eretta nel XII secolo, ma contornata da poche costruzioni di pregio, tutto il resto è l’anarchia di colori e materiali.
Sulla collina di fronte a Prata si erge il borgo fortificato di Castel Camponeschi, con la cinta muraria rettangolare e con i resti di torri e porte d’accesso. E’ possibile guardare dall’esterno l’incanto del Castello che non sembra essere animato da nessuna attività nè stabile, nè temporanea.
Alcune auto di timidi turisti si sono fermate a visitare i resti di Peltuinum, in mezzo al nulla, mentre ero lì a fissare la natura selvaggia che si riprende le sue cose…
Torno a casa con una grande malinconia e con una gelida consapevolezza… se Peltuinum si fosse trovata anche solo poche centinaia di chilometri più a nord in Italia, sarebbe stata un gioiello del turismo e della ricettività. Sembra incredibile come la nostra gente non sappia valorizzare le proprie ricchezze, creando economia intorno alla propria storia e alla propria tradizione, ma… c’è un ma… come mi ha detto lo stesso archeologo incontrato a Peltuinum, questo ha permesso una perfetta conservazione del sito!