Asfalto nel parco, l’orso ringrazia

17 luglio 2016 | 11:24
Share0
Asfalto nel parco, l’orso ringrazia

Una strada asfaltata nel cuore del Parco Nazionale D’Abruzzo. L’asfalto è stato steso per oltre un chilometro e trecento metri, lungo la strada che attraversa i prati d’Angro, nei pressi di Villavallelonga.
La foto che ne testimonia l’impianto è assolutamente surreale e incredibile, una stonatura visiva così forte da rabbrividire. Un paesaggio da sogno, in una delle più antiche foreste d’Europa, proposta come sito Unesco proprio per la sua importanza naturalistica. Ed ecco un manto d’asfalto, una presunta spesa pubblica di mezzo milione di euro, con la scusa di aumentare la fruizione turistica dell’area.
Il danno ecologico è inestimabile: l’area dei Prati d’Angro è vitalmente importante per l’orso bruno marsicano, specie protetta e a rischio d’estinzione.
Proprio tra quei prati nel maggio 2015 fu recuperata la famosa orsetta Morena, cucciola trovata senza mamma; è stata rilasciata in natura a luglio 2015 dopo essere stata svezzata. Salvarla era necessario e indispensabile: la popolazione numerica dell’orso marsicano, sebbene stabile negli ultimi anni, e’ stimata in 50 individui.
Non solo l’orso: la zona è un ristretto areale per molte specie protette, alcune addirittura rare.
Onlus come «Salviamo l’orso» ha cercato di agire, inviando esposti a Carabinieri e Comune in cui si chiede l’immediata sospensione dei lavori.
La richiesta ha senso di esistere anche per un altro motivo: quella strada non è assolutamente vitale per un collegamento.
E’ su questo che si è pronunciato anche Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo:  «Il WWF non può assistere a questo scempio non giustificato da alcuna motivazione pratica visto che la strada non ha neppure funzioni di collegamento», e ancora, perentorio: «Stiamo assistendo ad un’aggressione al territorio».
La riflessione giunge quindi a un punto morto, e finisce come una strada asfaltata in mezzo al parco: chi trarrà beneficio da questa deturpazione ambientale?
Di certo non la natura, non l’orso, non il lupo. (red)