L’ira funesta del prode Don Chisciotte

Signore mio caro, cosa sta succedendo in questo nostro mondo? Tra guerre razziali americane e stragi religiose, adesso ci si mette anche Don Chisciotte che suona la carica contro i suoi protetti. È mai possibile una cosa del genere?
Mia cara, sono triste e amareggiato. I mulini a vento sono sempre gli stessi, perché il grande Hidalgo non spazia molto. Sono cresciuti, invece, i fantasmi. Li vede da tutte le parti, ma sempre con ritardo. Praticamente, compie sempre la stessa azione: chiude la porta quando i buoi sono già scappati. Guarda cosa è successo con il declassamento del San Salvatore e con il progetto di programmazione regionale. Preferisco fermarmi per non avvilirmi ancora di più.
Signore, dovete convenire con me che ha una bella mente. Ha degli sprazzi brillanti: ricordi scolastici e progetti immaginari. Cosa volete di più da un comune mortale oberato di tanto lavoro?
Carissima, ti riferisci, forse, alla citazione omerica “l’ira funesta” usata da Don Chisciotte per scagliarsi contro il manager della ASL, per la nomina del quale ha sparato tutte le cartucce a sua disposizione? Avrebbe potuto risparmiarsi la battuta e, magari, usarla contro Paolucci, suo superiore di Partito, quando ha usato la mannaia per declassare il San Salvatore. Sarebbe stato doveroso sostenere “lancia in resta” le ragioni addotte dal Primario Galzio nel momento in cui ha minacciato di abbandonare il nosocomio. Invece, è restato ancora una volta dietro le quinte per non esporsi agli attacchi dell’opposizione. Oggi, forse, vorrebbe far fuori anche il Primario dell’Ortopedia? Ti consiglierei di lasciare da parte i “progetti dell’immaginario”, perché non servono a nulla, soltanto a spendere i fondi del 4% riservati alla ricostruzione e sono tanti, 420 mila euro. Inizia a contarli e finirai domani mattina. Sono proprio tanti. Mi dispiace che non ti sia accorta prima dell’uso improprio della terminologia utilizzata da Don Chisciotte e dalla devota Dulcinea, esperta di cultura. Infatti con il “pelide” l’Hidalgo non ha alcun punto in comune. Invece, ha fagocitato il termine “immaginario” per proiettarsi nel mondo e nell’etere con il progetto innovativo della rottamazione degli inquinanti rifiuti elettronici, che nessuno ha voluto. Merita approfondimento, però, il “progetto dell’immaginario”. È una iniziativa talmente grande che non riesco a capire come faranno per realizzarla!!!
Signore, posso assicurarvi che ci sono riusciti. Non vi siete accorto che il progetto ha già mosso i primi passi?
Mia cara vedova, mi meraviglio di te. Consumata insegnante che non ricorda il letterale significato della parola “immaginario”. Se lo stai facendo per provocarmi, potrei anche giustificarti. Comunque, qualunque siano le tue intenzioni, vorrei ricordarti, non la mia interpretazione, ma la precisa definizione che il vocabolario De Voto – Oli attribuisce al vocabolo in esame. Trascrivo fedelmente con il principio di parlare a “nuora” affinché “suocera” intenda: “immaginario: privo di fondamento o corrispondenza con la realtà”. Ora, se a questo aggettivo anteponi il termine “progetto” che cosa potresti ottenere? Il puro nulla. Bada bene, non lo dico io. L’hanno affermato Don Chisciotte e Dulcinea per mettere a credere ai cittadini che “gli asini ancora volano” e come volano per spendere nel nulla migliaia di euro.
Signore, siate sincero. Veramente pensate che il finanziamento per ricostruire la mia modesta casetta nel centro storico faccia parte dell’”immaginario”?
Mia cara, non vorrei illuderti. Penso proprio di si. Perciò, approfitta ancora una volta per tornare in fretta alla casa del padre prima che sia troppo tardi. E così sia.