Scorci di una città che rinasce

Ci sono ancora le impalcature a nascondere la bellezza dei palazzi restaurati. Palazzo Antonelli, il primo edificio di Piazza Fontesecco a rivedere la luce, è quasi ultimato. I lavori, iniziati a febbraio 2014, dovrebbero concludersi a inizio 2017. Un gioiello del XVII secolo che nascondeva tesori e testimonianze che raccontano una città precedente al terremoto del 1703 e che, per ironia della sorte, quello di 7 anni fa ci permette di riscoprire. Non ci sono dubbi sull’origine religiosa in virtù degli antichi intonaci su cui ci sono ancora tracce di affreschi rinvenuti al piano superiore. Sul lato che si affaccia su via Sassa, inoltre, è venuta fuori una finestra a seduta che spesso era utilizzata anche nei monasteri.
Nella zona i lavori di demolizione degli ex alloggi popolari di via Fontesecco hanno cambiato completamente lo skyline di questa porzione di città.
E’ nel pieno dei lavori di consolidamento e restauro il Consorsio Collepietro,che ospita la “casa di Buccio di Ranallo” sull’omonima via. Un grande cantiere pronto a rimettere a nuovo questi edifici, risalenti al XIII, e che una volta pronti permetteranno a diverse famiglie di tornare a casa.
Si spalanca la grande porta di legno per interrompere la circolazione di mezzi e pedoni sulla parte di Via Sallustio dove l’asfalto ha preso il posto dei sampietrini. Soluzione momentanea dopo i lavori dei sottoservizi. In questa grande officina resta aperta La Locanda Aquilana da Lincosta, su Via Antonelli.
Dopo regna il silenzio: pochi puntelli, nessun cantiere. Quasi senza futuro. Palazzo Carli, sede cinquecentesca del rettorato dell’Università dell’Aquila, è in attesa di un finanziamento adeguato e probabilmente non tornerà ad ospitare l’università.
Poco più su il Palazzo Quinzi, sede di diversi istituti superiori, è lì ancora in piedi sopravvissuto a due terremoti. Da una delle finestre basse si intravede l’aula di informatica, intatta e ricoperta dalla polvere.
Palazzo Ciavola Cortelli, riconsegnato dopo due anni di lavoro, rappresenta senza dubbio uno degli edifici di maggior pregio nel centro storico della città e anche quello tra i più danneggiati dal terremoto, resta vuoto per via delle utenze.
Il recupero di Palazzo Camponeschi e della Chiesa dei Gesuiti costruita nel XVII secolo dalla Compagnia di Gesù insieme all’adiacente collegio. Per i lavori di consolidamento e riparazione sono necessari quasi 5 milioni di euro. Per fine estate il tetto sarà ultimato. Ci vorrà almeno un altro anno per completare l’edificio per intero.
Su Corso Umberto fino all’incrocio con i Quattro Cantoni si susseguono, uno dopo l’altro, palazzi restaurati. Di fronte il Convitto e Palazzo Margherita ancora impacchettati attendono la partenza dei lavori, ancora una volta slittata.