Santo Stefano, la ricetta turistica che funziona

4 agosto 2016 | 10:33
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Santo Stefano, la ricetta turistica che funziona

di Francesca Marchi
E’ sempre bello il paese di pietra, anche se porta ancora le evidenti ferite lasciate dal terremoto. Il 3 agosto è un giorno di festa e le celebrazioni del Santo Patrono si svolgono da mattina fino a sera. La tradizione è forte, tanto che in un mercoledì lavorativo sono tante le presenze che, tra residenti e turisti, riempiono Piazza Medicea.

Ma si contano solo 120 anime tra i residenti, sono pochi gli stefanari che sono rimasti a vivere nella nuova Sextantio, il piccolo insediamento romano su cui fu eretto l’attuale borgo tra l’XI e il XII secolo. Ogni stradina, vicolo, casa racconta la storia di un paese che si è adattato a ciò che si definisce ‘moderno’, mantenendo intatta la sua veste medievale. santo stefano di sessanio agosto 2016

STRUTTURE RICETTIVE: “Tutto esaurito” – E’ anche da qui che prende forma il modello dell’albergo diffuso. Non nasce dal nulla, ma da case già esistenti, disabitate che formano una rete con l’obiettivo di offrire ai turisti un servizio alberghiero completo. “Questa stagione è positiva, va molto bene” – dichiara il vicesindaco Claudia Ranieri. “Ci lasciamo alle spalle un weekend  importante  con la 6^ Ultramaratona del Gran Sasso”. Uno dei protagonisti è stato Marco Bonfiglio, punta di diamante della squadra azzurra che correrà i campionati Europei di 24h di corsa in Francia a settembre, nonché vincitore dell’Atene-Sparta-Atene di 490 km, terminata in 78 ore. “Un’altra maratona – aggiunge il vicesindaco– la ospiteremo dopo l’estate. L’amministrazione sta lavorando alla valorizzazione delle attività sportive. Lo sport è per tutte le età e si sposa bene col borgo”. santo stefano di sessanio agosto 2016

RICOSTRUZIONE POST SISMA –  “La ricostruzione è cominciata da un paio d’anni, sono stati finanziati 22 milioni di euro. In questi giorni sono partiti due cantieri di ricostruzione pubblica e il terzo partirà a breve. In totale sono una dozzina i cantieri attivi”– dichiara il sindaco Fabio Santavicca, ingegnere poco più che trentenne alla guida di una squadra di giovani professionisti. La Torre Medicea, semidistrutta dal sisma, resta il simbolo del borgo e sciolto l’ultimo nodo vedrà partire i lavori: “La Soprintendenza ha espresso parere favorevole ma non riusciamo a procedere con la gara d’appalto. Con il nuovo decreto (D.Lgs. 50 – aprile 2016)come Comune non possiamo essere da soli a fare la stazione appaltante. Siamo ancorati e non dipende fa noi” – spiega il sindaco. Ci vorranno circa due anni per ricostruire la torre, rigorosamente com’era e con le sue pietre che sono state gelosamente conservate. E’ alta 20 metri e permetteva, prima che il terremoto la buttasse a terra, di godere della vista del paesaggio circostante. santo stefano di sessanio agosto 2016

ATTIVITA’ COMMERCIALI: Tra le botteghe storiche nascoste tra vicoli stretti ce n’è una nuova in Piazza Medicea: La vecchia bottega gestita da Valeria Gallese, ribattezzata l’imprenditrice della lana che vive nel vicino comune di Barisciano. La sua bottega è uno scrigno di colori e cose preziose, lavorate a mano e con amore. “Io vendo lana e questo non è un prodotto che si vende da solo”. santo stefano di sessanio agosto 2016

Mentre parliamoentrano in bottega decine di turisti che vogliono ascoltare la storia della pastorizia abruzzese. Valeria non smette di lavorare, accarezza la sua lana e racconta  per decine e decine di volte il mondo dei pastori in italiano o in inglese, lingua che ha imparato velocemente in questi mesi. “I turisti vengono da ogni parte del mondo. E’ pieno di tedeschi, francesi, olandesi, giapponesi, australiani. Le presenze turistiche sono disparate. Quando ho pensato di aprire la mia attività con la mia partita Iva mi sono chiesta quale poteva essere il posto migliore. E mi sono risposta subito: Santo Stefano fa per me.” E’ stato forse un richiamo della storia, il borgo infatti nel 1700 rappresentava la base operativa per il fiorente commercio della lana carfagna, qui prodotta e poi lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa. Valeria non esclude di aprire un altro negozio, magari nel centro storico dell’Aquila: “Ma non è ancora il momento giusto”. E’ affiancata da sua cognata e da una ragazza in questa attività gigante che non è solo commercio. C’è un lavoro incredibile dietro un gomitolo di lana confezionato, morbido e colorato. E’ quello che si svolge dietro le quinte ad essere affascinante. Dalla tosatura, alla tintura.Valeria è a capo di una vera e propria filiera. Con suo marito Ovidio Damiani  gestisce l’azienda agrozootecnica di famiglia, è mamma di due bambini e laureanda in veterinaria. Le sue giornate sono lunghissime, ma ha avuto il tempo di creare il marchio AquiLana per commercializzare la lana prodotta dalle pecore del suo gregge. “E’ stata una scommessa visto che la crisi non risparmia il settore agricolo, ma negli anni la lana ha fatto crescere il reddito aziendale. Abbiamo imparato a gestire le greggi in modo da massimizzare la resa e la qualità dei velli”. Questo è un esempio in cui la tenacia e le intuizioni vengono premiate.

*Terzo appuntamento con la rubrica de IlCapoluogo.itViaggiAmo: uno spazio dedicato ai viaggi lontani o vicini, ma soprattutto alle bellezze del nostro territorio che sono dietro l’angolo e vanno messe in vetrina. Scriveteci anche voi all’indirizzo ilcapoluogo@gmail.com e raccontate il vostro viaggio.

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