Il Capoluogo ad Amatrice

Il giorno successivo la tremenda scossa che ha squarciato il centro Italia abbiamo raggiunto i luoghi colpiti dal sisma.
Memori della nostra storia, abbiamo scelto di frenare l’istinto dettato dai tempi della cronaca e, quindi, di evitare l’invasione a frotte della stampa nei primi attimi successivi alla tragedia ed essenziali per le operazioni di salvataggio.
Come prima tappa abbiamo scelto Amatrice, per l’affinità ed il legame forte con L’Aquila.
Il posto di blocco ci ha obbligato a lasciare l’auto e percorrere a piedi i 500 metri che ti dividono dalla distruzione. L’odore acre delle macerie, familiare agli aquilani, ed il silenzio, che hanno accompagnato quei pochi passi, sono stati il limbo prima della tragedia.
L’ospedale evacuato e le tende blu nel piazzale sottostante ci hanno aperto le porte su di uno scenario di guerra.

Da una parte all’altra del centro storico abbiamo trovato un orizzonte unico di macerie polverizzate tra cui spiccava l’ormai tristemente famosa torre di corso Umberto.
Un esercito di uomini con le divise impolverate e i volti segnati; un andirivieni di cani, ruspe e sirene; non ci sono lacrime tra la polvere, ma coraggio e perseveranza necessari a scavare per recuperare chi è rimasto nel buio delle macerie.
Chi ha avuto la fortuna di uscire vivo dalla furia del terremoto ha abbandonato questi luoghi di dolore; gli altri, tutti gli altri costretti ad affrontare la più brutta delle prove: aspettare le salme dei propri cari dispersi e riconoscerli.