Monica, scampata al sisma grazie al suo cane

28 agosto 2016 | 10:38
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Monica, scampata al sisma grazie al suo cane

di Eleonora Falci

Due volte salva. La prima dal terremoto dell’Aquila, la seconda da quello di Amatrice. Il suo angelo custode non ha le ali, ma il pelo: si chiama Life, è un bellissimo cucciolo di quasi otto mesi ed è grazie a lui che Monica può dirsi miracolata.

Monica è aquilana, è una ragazza solare e una gran lavoratrice, con un negozio, Gazerro, che gestisce insieme alla mamma. Prima era su Corso Vittorio Emanuele: poi il sisma dell’Aquila e la decisione di spostarlo su Viale della Croce Rossa. Da quattro anni però, in agosto, Monica apriva un temporary store ad Amatrice, città che aveva imparato a conoscere e ad amare: “come una seconda casa, come una seconda famiglia” dice, ripensando a quanto era bella quella città.

“Ogni anno prendevo casa in centro, il più vicino possibile al negozio. A febbraio ho preso con me Life, un cucciolo giocherellone che però è cresciuto tanto in poco tempo: così, mi sono messa a cercare una casa con il giardino. In centro ad Amatrice non ne ho trovata una: allora mi sono allontanata di un paio di chilometri e ho affittato insieme al mio commesso, Yuri, una casa con giardino a Poggio Castellano, una frazione di Amatrice dove i danni sono stati relativamente pochi. E questo ci ha salvato.”

“Life ha continuato a mugolare tutta la notte” ricorda Monica. “Non capivo perché lo facesse: fatto sta che mi ha tenuta sveglia. Se avesse continuato credo che lo avrei portato a passeggiare, visto che di dormire non se ne parlava.”

Poi, alle 3.36, la scossa, tremenda. Non è una novità per Monica, aquilana. “Ma a certe cose non si è mai pronti”.

“Ho mantenuto una lucidità e una freddezza incredibile: se ci penso mi vengono i brividi. Quando è iniziato ho avuto i primi secondi per capire che era il terremoto: poi ho cercato la porta della camera. Ci ho messo un po’ ma alla fine l’ho trovata. Ho chiamato Yuri, ho urlato forte “terremoto”: lui è rimasto per qualche secondo paralizzato a letto dalla paura, insieme al suo cane. Siamo usciti ma la scossa non terminava: era infinita, molto più lunga di quella del 6 aprile.

“Il mio primo pensiero è stata mamma: temevo ancora una volta per l’Aquila. L’ho chiamata, abita al Progetto Case: si era mosso tutto ma stava bene. Ho riattaccato e ho chiamato Marco che invece era ad Amatrice.  Lui viveva li con la famiglia. Quando l’ho chiamato mi ha detto: “qui è crollato tutto, nonna è sotto le macerie”. Il terremoto aveva colpito in pieno Amatrice.  Allora ho capito che stavo vivendo di nuovo lo stesso incubo. Non credevo potesse accadere di peggio: invece sì.”

Monica il 6 aprile 2009 era all’Aquila. “Erano pochi mesi che avevo deciso di andare a vivere da sola ed avevo preso in affitto la Luna, di Peppe… Era il raggiungimento di un sogno: lavoro da quando ho 15 anni e finalmente avevo un negozio tutto mio ed iniziavo ad essere indipendente. Mia madre e la mia famiglia erano rimasti sul Corso, io avevo affittato una mansarda al Torrione. Le due scosse precedenti al terremoto ci avevano messo troppa paura e con la mia famiglia abbiamo deciso di dormire in macchina quella notte e di rientrare l’indomani. Siamo andati tutti insieme al Parco del Sole, come se ce lo sentissimo…”

E’ difficile credere che Amatrice, così com’era, non c’è più.

Che bel negozio avevo quest’anno!” ricorda.

monica gazerro terremoto amatrice

“Era lungo il Corso. Quanto ero stata brava questa volta ad allestirlo! Quel giorno mi ero messa a sistemare tutto: avevo appeso in aria tutte felpette carine, avevo spostato un po’ di cose… Il mio commesso era stupefatto. Lo guardavamo con orgoglio, tanto che alla chiusura ci siamo guardati e ci siamo detti: “Mamma mia quant’è bello, quasi meglio di quello dell’Aquila” e ci scappò una risata. Così decidemmo di lasciare i fari accesi per farlo vedere e siamo andati a fare un aperitivo al nostro bar, da Alessandro, il nostro amichetto…  Quella sera non so perché ma parlammo tanto del terremoto, di quello che ci mancava e di come ci siamo sentiti… di quello che sarebbe stata la nostra vita se non ci fosse stato il terremoto”

Quella che è stata una quotidianità per un mese all’anno, per quattro anni, sbriciolata in due minuti: case e persone. “I proprietari del locale che avevo preso in affitto avevano la macelleria accanto al mio negozio. Sono sopravvissuti solo il marito e il figlio maschio: la moglie e la piccola Caterina di 14 anni non c’è l’hanno fatta… Caterina era innamorata del mio negozio. Ogni anno aspettava con ansia che aprissi: veniva quasi tutti i giorni a trovarmi,era appassionata di moda… Era una ragazza bellissima, educata e dolcissima: unica! Un angelo, come tutta la sua famiglia… Persone davvero speciali. Conoscevo tutti lì, tutti… davvero! E ogni volta che Marco mi fa un nome, il cuore si ferma. Amatrice era una famiglia allargata, mi hanno accolta a braccia aperte e mi hanno permesso di essere un mese l’anno una di loro. Ora più che mai mi sento una di loro.”

Rivivere a distanza di 7 anni lo stesso dramma e poterlo al tempo stesso raccontare.

“Non lo so chi ci ha protetto. Intatta al secondo terremoto! Forse semplicemente io sono qui per dare forza e coraggio a chi non è stato fortunato come me. O ti butti giù o ti rendi utile: io scelgo di essere forte e di rendermi utile“. Dal 24 Monica va tutti i giorni ad Amatrice per portare sostegno e conforto ai suoi amici e per progettare iniziative anche quando i riflettori dell’emergenza si saranno spenti.

“Ma il mio angelo è lui, il mio cane. Non smetterò mai di guardarlo come un miracolo. E’ con me da febbraio e non ho potuto trovare un nome diverso da Life. Mi ha regalato da subito una nuova vita, era un momento difficile per me: mi ha regalato il sorriso e adesso anche la vita stessa”.

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