Amatrice, cuore e forbici acconciano teste e producono progetti

di Fulgo Graziosi
Tornare ad Amatrice per fare una doverosa visita alle genti ospitate nelle tendopoli è stata una decisione ponderata e sofferta. Non è mai piacevole andare a trovare persone che soffrono e che hanno il cuore spezzato dal peso delle tragedie familiari. Tante considerazioni affollavano la mia mente sulle sofferenze patite dai nostri ex corregionali. Il traffico intenso fino a Marana di Cagnano mi ha aiutato a non pensare troppo. Poi, da Montereale fino alle porte di Amatrice sono rimasto solo. Si avvertiva in ogni modo un senso di desolazione. Gli animali raccolti dentro ampi recinti non pascolavano, si erano raggruppati fermi e silenziosi in un angolo del prato. Sono rimasto muto, raccolto nei pensieri, fino alla periferia di Amatrice, dove un bel numero di militari, ordinatamente e in silenzio, davano gli ultimi ritocchi ai lavori di ripristino del ponte crollato, a quella struttura che aveva interrotto i collegamenti con L’Aquila, costringendo i mezzi di soccorso ad effettuare un lungo e impervio percorso per Campotosto.


Nei pressi del campo sportivo un escavatore stava eseguendo dei lavori per migliorare i servizi della tendopoli. I Vigili Urbani di Roma avevano perduto quell’atteggiamento rigido, imposto dal vorticoso traffico dell’Urbe. La cortesia era la parola d’ordine ricorrente in tutti gli elementi che abbiamo incontrato. Siamo stati guidati fino all’ingresso della tendopoli laziale. Due giovani hanno chiesto garbatamente le generalità. Hanno annotato la presenza su un apposito registro. Hanno chiesto le motivazioni della visita. Dopo di che hanno fornito le opportune spiegazioni. Erano le quattordici in punto. Ho scelto questo orario proprio per verificare l’efficienza del servizio di ristorazione. I tavoli erano tutti ben disposti sotto puliti e attrezzati tendoni. All’esterno, una copertura in tela consentiva la sistemazione di altri tavoli per coloro che avrebbero scelto di pranzare all’aperto. Un giovane volontario ha notato la presenza e mi ha invitato a trovare una sistemazione. Ho spiegato il motivo della visita, assicurandolo di aver già pranzato a casa. Sono stato invitato a visitare la cucina, messa a disposizione dalla Regione Lazio, attrezzata di tutto punto. Perfettamente lucida e pulita. Si avvertiva un bel profumo di pollo con i peperoni. I vassoi viaggiavano veloci, passando da una mano all’altra, per essere trasportati a tavola nel più breve tempo possibile. Ho appreso che con quella attrezzatura si preparano giornalmente circa mille e 500 pasti. Non è certamente uno scherzo. Eppure quei ragazzi, tutti volontari, lavoravano in perfetta armonia e con il sorriso sulle labbra. In uno dei piazzali mi sono imbattuto in un ometto magrolino, con lo sguardo assente. Sono stato incerto se attribuire quell’atteggiamento di assenza alla stanchezza, oppure alle patite sofferenze. L’ho affiancato e con molto garbo ho cercato di farlo parlare. Non era soltanto stanco, era avvilito. Aveva il morale a terra. Mi ha detto che Il giorno dei funerali ad Ascoli Piceno si è trovato davanti a cinque bare. Quella della giovane moglie, della figlia di circa dieci anni, dei suoceri e, da ultimo, quella di un nipotino. Siamo rimasti immobili. In assoluto silenzio. Una forte emozione mi ha bloccato la gola. Ci siamo guardati nel profondo degli occhi. In quel momento ci siamo detti tante cose. Ci siamo abbracciati stretti, accarezzandoci la nuca. Poi, silenziosamente, ci siamo mossi in due direzioni diverse. Ero assorto nelle in intime riflessioni quando sono stato avvicinato da un bel giovane, Stefano Ancilli, con lo stemma della Regione Lazio sulla maglia. Ci ha illustrato la sua posizione di Dirigente della Regione Lazio, inviato dal Presidente Zingaretti per coordinare lavori, attività, servizi, dipendenti della Regione e delle Associazioni di volontariato presenti sul campo. Una volta saputa la nostra provenienza ha detto, con orgoglio, di essersi trovato a L’Aquila durante il terremoto del 2009, in quanto aveva un contratto di docenza con l’Università aquilana. In pochi minuti ci ha descritto l’assetto della tendopoli e l’organizzazione dei servizi che i volontari, collegati con il Servizio di Protezione Civile della Regione Lazio, hanno allestito razionalmente nel giro di due sole giornate. Con diplomazia mi ha invitato a visitare l’impianto in esercizio. I volontari e gli addetti ai lavori si muovevano con molta rapidità, senza interferire con i volontari e con gli ospiti della tendopoli. In un angolo del campo, invece, il movimento delle persone appariva alquanto frenetico, sembrava un ordinato formicaio con un movimento quasi continuo da e per quella tenda collocata sulla destra dell’ingresso principale.


Mi sono avvicinato e due giovani accolto con un bel sorriso, uno di Amatrice e l’altro dell’Aquila, Rinaldo Serafini barbiere, ci tiene a precisarlo, e Andrea Ghilarducci acconciatore. I due si sono incontrati sul posto all’indomani della paurosa scossa che ha messo a terra il bellissimo borgo di Amatrice. Hanno esaminato la situazione. Hanno deciso, seduta stante, di mettersi insieme per offrire un adeguato servizio ai superstiti. Hanno incontrato Ancilli, coordinatore del campo della Regione Lazio che, raccolta e valutata l’idea, ha immediatamente destinato una tenda attrezzata di adeguato impianto elettrico e idrico per consentire l’attività. I due giovani, in particolare Serafini, ha chiamato a raccolta qualche collega dell’Ascolano disposto a dare una mano. Il giorno seguente, sotto la tenda, erano state sistemate alla meglio una quindicina di postazioni di lavoro.



In un paio di giorni sono state effettuate più di quattrocento lavorazioni di messa in piega, permanenti e prestazioni estetiche. Anche qui si lavora in silenzio, ordinatamente, senza creare fastidiose interferenze. Nessuno parla. Sul volto della clientela si notano i segni del dolore, della sofferenza. Gli occhi, che rappresentano l’espressione dell’anima, sono ancora lucidi, carichi di quelle lacrime che non si riescono a versare. Eppure, quando si alzano da quelle poltroncine, quelle persone appaiono più sollevate nel morale e nello spirito, con una espressione di sollievo per aver liberato la testa dai residui dei calcinacci e il cervello dai ricordi più terrificanti. Al termine del servizio non sono i clienti a ringraziare, ma gli acconciatori, i barbieri e le estetiste. La frase ricorrente è questa: “Grazie. Torni quando vuole. Noi siamo qui per lei. L’aspettiamo. Buona giornata”. Questi signori non meritano soltanto un plauso per il servizio che svolgono quotidianamente. Meritano di più. Un grazie e un abbraccio da parte di tutta la società civile. Appare quanto mai doveroso citarli tutti: Rinaldo Serafini Amatrice, Andrea Ghilarducci L’Aquila, Luciano Cernarelli, Ascoli Piceno,Tierchinelli Anna Udova Acquasanta Terme, Tierchinelli Giampietro Acquasanta Terme, Santini Sara Comunanza, Malta Elisabetta San Benedetto del Tronto, Guerrieri Vincenzo Ascoli Piceno, Sospetti Claudio Ascoli Piceno, Guerrieri Katia Ascoli Piceno, Caponetti Danilo Ascoli Piceno, Silvia Caroli Loreto, Marcozzi Paolo Ascoli Piceno e Vanessa Cardinelli Ascoli Piceno, oltre a una decina di ragazzine apprendiste che si prodigano in ogni modo per assistere i propri maestri. Nella giornata Andrea Ghilarducci ha distribuito agli ospiti di Amatrice cinquecento Kit, contenenti spazzola, fono, sciampo e creme varie.
Sotto questa tenda Andrea Ghilarducci ha lanciato due progetti che sono stati raccolti immediatamente dal Coordinatore della Regione Lazio, Ancilli, per studiare le relative fasi di attuazione. Il primo riguarda la dotazione completa di attrezzature e arredi per la messa in esercizio immediata di un salone di acconciatore per signore e signori. L’intero allestimento sarà donato direttamente da Andrea Ghilarducci con la compartecipazione di alcune Ditte costruttrici degli arredi. Il secondo si riferisce alla istituzione in Amatrice di una Scuola per barbieri, acconciatori e estetisti, per la formazione di giovani del circondario che vogliano intraprendere questa attività. Il Coordinatore della Regione Lazio ha assicurato il pieno appoggio per il reperimento di idonei locali non appena possibile, in collaborazione con il Comune di Amatrice. Il gruppo degli acconciatori presenti nel campus laziale si è congedato con un eloquente slogan che merita di essere trasmesso a tutte le Istituzioni nazionali: “Insieme si progetta, si realizza e si progredisce”.