Caccia, il Tar ferma la Regione

di Eleonora Falci
Stop al calendario venatorio approvato dalla Regione Abruzzo.
Lo ha stabilito il Tar dell’Aquila che ha deciso di accogliere il ricorso del WWF presentato nei giorni scorsi.
Uno stop alla caccia denso di significati. Il ricorso al Tar era stato presentato, infatti, sulla base di diverse osservazioni dell’associazione ambientalista che il Tribunale ha ritenuto opportune per l’annullamento del calendario: “sussistono condizioni di estrema gravità e urgenza tali da non consentire l’avvio della stagione di caccia almeno per le date previste per il mese di settembre, fino all’esame collegiale del ricorso che è stato fissato per il 28 prossimo” si legge in una nota del WWF. “In attesa della trattazione in giudizio, il TAR ha ritenuto di accogliere la richiesta di misure cautelari monocratiche, avanzata dal WWF, per impedire il verificarsi di effetti irreversibili sulla fauna a seguito dell’apertura.”
Sono tre i punti critici che hanno indotto il WWF a presentare ricorso contro la delibera di giunta dello scorso 2 agosto con la quale la Regione ha approvato il calendario venatorio 2016 – 2017.
Innanzitutto la mancanza del piano faunistico – venatorio, obbligatorio per legge e che la Regione non ha da ben 9 anni. L’assenza di un piano impedisce di conoscere il numero degli individui presenti, impedendo di fatto la gestione faunistica e l’indicazione di specie da cacciare e della relativa durata.
In secondo luogo, per l’ennesima volta in Abruzzo si dava il via libera alla caccia a partire dal 1 settembre: una pre-apertura che dovrebbe avvenire solo in casi specifici ed eccezionali, visto che per legge nazionale l’apertura della stagione venatoria dovrebbe avvenire la terza domenica di settembre.
Infine, secondo la delibera annullata dal TAR, si sarebbe consentita la caccia di alcune specie fino al 19 gennaio 2017, ben oltre la chiusura stabilita al 31 dicembre di quest anno.
Un pasticcio, insomma, che ripercorre gli errori già commessi dalla Regione Abruzzo in questo settore negli anni passati, “censurati già 14 volte dal TAR, dal Governo nazionale e perfino dalla Corte Costituzionale” sottolineano dal WWF.
C’è ovviamente, soddisfazione da parte dell’associazione e del suo delegato regionale Luciano Di Tizio. “I politici di oggi stanno dimostrando lo stesso spregio del nostro patrimonio ambientale già palesato da quelli di ieri. Eppure il WWF, prima che il calendario venatorio fosse approvato, aveva sottoposto all’attenzione della Regione Abruzzo alcuni punti di modifica che avrebbero potuto ridurre l’impatto ambientale della caccia semplicemente riconducendo il calendario nei limiti imposti dalla normativa e dal parere ISPRA! Ma nessuno di essi è stato davvero preso in considerazione e l’Associazione ambientalista è stata costretta, ancora una volta, a ricorrere ai giudici amministrativi per far valere le ragioni della fauna e dell’ambiente”.
A questo punto il WWF pretende che la Regione Abruzzo e gli ATC mettano in atto tutte le azioni necessarie al fine di informare i cacciatori della situazione determinatasi a seguito della decisione del TAR Abruzzo. Spetta infatti proprio a Regione e ATC impedire, così come stabilito dal giudice amministrativo, l’esercizio della caccia in Abruzzo.
“È ora importante– conclude Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle guardie ambientali del WWF – far rispettare quanto disposto dai giudici del TAR. Almeno a settembre non si potrà andare a caccia. L’azzeramento delle Polizie Provinciali, che si occupavano in maniera specializzata della vigilanza venatoria, rende più difficili i controlli, ma occorrerà accentuare gli sforzi delle altre forze di polizia, a cominciare dal Corpo Forestale dello Stato, e delle guardie volontarie perché venga imposto ovunque in Abruzzo il rispetto della legalità”.