Amatrice, lavori e speranze in attesa del Papa

di Francesca Marchi
Militari che lavorano giorno e notte, containers che prendono il posto delle tende blu, strutture provvisorie che spuntano per assicurare un minimo di normalità in mezzo a una città di macerie.
Tante divise, un via vai di soccorsi e i residenti che non lasciano Amatrice.
Si discute molto su ciò che sarà domani e si progetta una “Amatrice ponte” che dovrà risorgere con le forze di tutti.
EMERGENZA ABITAZIONI
“La priorità è trovare una sistemazione per l’inverno” – sono preoccupati i residenti dopo le piogge e il freddo degli ultimi giorni.
“Per le casette ci vorranno mesi”. Si chiamano SAE – soluzioni abitative emergenza – un altro acronimo che ha tanto in comune con le CASE del post sisma aquilano.
Si dovrà attendere quasi sicuramente la prossima primavera per vederle al posto delle tendopoli.
Ma i terremotati in questi giorni dovranno organizzarsi accettando i contributi di autonoma sistemazione, tornare nelle seconde case oppure nelle abitazioni se agibili.
C’è già chi dorme negli hotel sulla costa marchigiana e torna ogni giorno: “Il cuore e i pensieri sono qui”.
RICOSTRUZIONE
“C’è molto da demolire. Questo terremoto ha tritato ogni angolo. Sarà difficile ricostruire, la magistratura ha bloccato tutto” – ci racconta il farmacista di Amatrice guardando i sigilli dei palazzi sequestrati. “Prima di buttare giù un palazzo c’è da capire perché è crollato. Ci sono famiglie che devono avere risposte alla morte dei loro parenti. Ci sono palazzi del 700 dove non si può toccare nemmeno un sasso, strutture come la mia che si reggono in piedi per miracolo e aspettano di essere puntellate. Io sono di Frosinone ho perso milioni di euro. Ho voluto investire su Amatrice perché il paese mi ha dato tutto in questi quindici anni. La speranza di rivedere questa città com’era è poca”.
DON MINOZZI
A trenta giorni dalla scossa del 24 Agosto molto è cambiato. Le macerie invece sono rimaste lì da quella notte. La zona rossa si è notevolmente allargata, con posti di blocco che impediscono il passaggio. Un centro storico raso al suolo, silenzioso e inaccessibile.
Tutto si concentra nell’area di Don Minozzi, il ‘polo del fare’. La macchina dell’emergenza non si ferma.
Una struttura nasce sotto i miei occhi: sarà una chiesa, un luogo di ritrovo per celebrare la funzione religiosa a un mese dalla scossa che prende il posto del campo sportivo.
Probabilmente ospiterà nel giorno dell’anniversario (24 settembre) o nei giorni a seguire il Papa. Questa è una voce che circola insistente tra i residenti che attendono una conferma ufficiale.