Regione, l’Aula parla di prove di sfiducia

7 ottobre 2016 | 12:05
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Regione, l’Aula parla di prove di sfiducia

Nelle ultime settimane in Regione Abruzzo a far parlare, più che dell’attività legislativa, è il toto sfiducia al Presidente del consiglio regionale Peppe Di Pangrazio: le frecciatine da un anno a questa parte rivolte al Presidente non mancano durante le sedute del consiglio regionale.

Ma se prima gli scontri verbali erano solo ad appannaggio, diciamolo, dell’esponente del Gruppo Misto Leandro Bracco che ha spessissimo richiamato al rispetto del Regolamento il  Presidente, ultimamente c’è stata un’accelerazione nel sottolineare lo scarso controllo dell’Aula da parte di Di Pangrazio. E nonostante le smentite dei diretti interessati, non può essere una coincidenza quella con le voci, che si rincorrono, di sfiducia delle quali IlCapoluogo vi ha parlato per primi già settimane fa.

Qualche esempio? Martedì scorso, durante la discussione sul provvedimento amministrativo sul Piano Famiglia dell’Assessore Sclocco: Gatti prima e Di Dalmazio poi, ancor prima della discussione, hanno messo in dubbio l’inserimento del punto all’ordine del giorno del consiglio in quanto “non urgente”. Di fatto, il consiglio era stato convocato la settimana prima e si era concluso con ben poco di fatto, a partire dall’odg piuttosto scarno.

“La valutazione sull’urgenza particolare è demandata a lei”ha detto il forzista Paolo Gatti. “Se lei ritiene che questa urgenza particolare si sia manifestata anche a causa delle lentezze delle procedure amministrative, sappia che crea un precedente, che potrebbe diventare prassi”. Accolgono l’obiezione anche i Cinque Stelle – con Smargiassi che sottolinea come questo provvedimento non sia stato licenziato dalla Commissione competente in settimana, bensì mesi fa – e Di Dalmazio che, pur non volendo intervenire sul tema, alla fine affonda il colpo. “L’urgenza oggettiva viene fuori da emergenze: non può essere la richiesta dell’Assessore a determinare l’esistenza del requisito dell’urgenza. Se lei adesso compie questa forzatura crea un precedente che potrebbe stravolgere il senso della convocazione di un consiglio urgente”.

Insomma, un parlare a nuora perché suocera intenda: non c’entrava nulla, ovviamente, il provvedimento amministrativo dell’Assessore Sclocco, che alla fine è stato ugualmente votato e approvato. Ma una sottolineatura del genere ha fatto ben intendere che l’attenzione sull’operato del Presidente Di Pangrazio è molto, molto alta.

Che dire poi, delle battute, disseminate qua e là, da parte del Presidente D’Alfonso che, anche col sorriso sulle labbra, non parla mai senza avere un obiettivo ben preciso? “Vorrei evitare di lasciare il consiglio regionale sguarnito l’11 ottobre” (data in cui D’Alfonso non può essere presente a causa di impegni europei ndr. ) “Già vedo la bandiera dell’ISIS che dai promontori di Sulmona avanza…” con chiaro riferimento all’agguerrito Assessore Gerosolimo (il quale aveva smentito al Capoluogo di essere il promotore della mozione di sfiducia) E lo stesso Di Pangrazio, chiamato in causa dallo sguardo di D’Alfonso, che ribatte: “già è stata issata

Battute, fra il detto e il non detto. Appunti, stoccate e sottolineature: è il gioco della politica, si sa. Ma Di Pangrazio è sulla graticola da settimane ormai: e la ricerca di firme sottobanco continua, insieme alle prospettive di rimpasto di Giunta che paiono sempre più probabili.