Casa dello Studente, la memoria giovane

di Antonietta Centofanti
Si fa finalmente meno nebuloso il futuro del “ground zero” della Casa dello Studente crollata dopo la scossa delle 3.32 del 6 aprile 2009 e sotto le cui macerie rimasero sepolti otto ragazzi. In due mosse si è dato l’avvio ad un percorso per il quale i familiari delle vittime si sono battuti a lungo, trovando alla fine una totale condivisione sia con il Comune che con l’Università. Il 14 ottobre con un atto di giunta è stato siglato un protocollo d’intesa con il quale l’area su cui sorgeva la Casa dello Studente, di proprietà dell’ADSU, è entrata nella disponibilità del Comune. Oggi l’Amministrazione Comunale, sempre con un atto di giunta, ha dato il via libera ad un accordo con l’Università per affidare alla Facoltà di Ingegneria e ai suoi studenti, la ideazione di uno luogo della memoria, dedicato a tutti gli studenti che in quella notte persero la vita. “Si tratta di recuperare un luogo simbolo a ricordo della tragedia – afferma l‘assessore Pietro Di Stefano – affidandolo agli studenti; un luogo che sia anche di monito per le future generazioni e che ricordi a tutti la necessità di costruire rispettando le regole. Soprattutto quando abbiamo a che fare con luoghi pubblici come scuole, ospedali, uffici strategici. C’è ancora troppo da fare, come ci dimostra quanto accaduto ad Amatrice. E un luogo che ce lo ricordi serve a tutti”. Il sindaco Massimo Cialente definisce la scelta un atto doveroso. “Abbiamo dovuto superare vari ostacoli di ordine burocratico e fare i conti con norme che vanno contro il buon senso. Ma ce l’abbiamo fatta. Ora saranno i ragazzi a dirci come dovrà essere questo luogo della memoria.Il fatto che siano degli studenti universitari, magari amici dei ragazzi e delle ragazze che non ci sono più, a lavorare al progetto crea una sorta di filo rosso tra passato e futuro, un filo che è nelle mani delle nuove generazioni a cui si affida l’onere della memoria”. Di quel luogo resterà solo una sezione, uno spaccato di mura, ferro e vetro a ricordare la catastrofe, perché non si dimentichi che le “cattive” costruzione possono generare morte. Tutt’intorno ci saranno le idee dei ragazzi, ossia la memoria che si intreccia con la vita, come dice la Rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi. “Siamo molto felici di questa soluzione. L’idea è quella di lavorare con gruppi multimediali che si interfaccino con i familiari delle vittime e abbiamo una visione ; è quella di una progettazione sociale in grado di tenere insieme il dolore e la speranza. E’ essenziale che studenti che in quell’aprile 2009 non c’erano raccolgano il testimone e abbiano una visione di una storia raccontata da altri a cui dare nuovi significati. Si tratta di mettere insieme sensibilità diverse: è una grande sfida a cui concorrere tutti perché quel luogo è di tutti”.