Molina, la ricostruzione sociale passa dal calcetto

di Eleonora Falci
Alla fine è terminata 5 a 4 per i Briganti Popoli. Ma quel che conta, almeno oggi, non è il risultato. Quel che conta è che una comunità si è stretta di nuovo attorno a un campo da gioco, dopo anni di buio e solo dopo che, grazie ai fondi del post terremoto, le strutture sportive sono tornate ad essere pienamente agibili.
Siamo a Molina Aterno, Valle Subequana. Prima giornata, ieri, della Coppa Abruzzo di calcio a cinque. È il primo anno che a Molina si gioca a calcetto: la tradizione molinese parla di calcio a 11 in terza, seconda e prima categoria. Si giocava alla ‘Defensa’, poi intitolata a Luigino Di Loreto, uno dei fondatori della società, prematuramente scomparso nel 1997 e ricordato da uno murales, scolorito ma splendido, all’ingresso degli spalti.
Erano gli anni 80-90: l’ultimo campionato disputato quello del ’99. Poi lo spopolamento tipico delle aree interne ha la meglio: famiglie che si trasferiscono e con esse i giovani, il lavoro che non si trova, i servizi che vengono spostati al di là delle Gole di San Venanzio. Non si riesce più a fare una società e ad iscrivere una squadra nei campionati.
Il campo da calcio, con le sue alte tribune in cemento armato, diventa luogo di incontro estivo dei ragazzi, con le intemperie e gli agenti atmosferici a sferzarlo e colpirlo: stessa storia per il pallone geodetico, un campo al chiuso sul quale per anni non fa manutenzione, se non quella ordinaria.
Poi arriva il terremoto, che nella Valle Subequana pare aver colpito con tremenda forza alcuni paesi, con insperata delicatezza altri: Molina è uno di quelli meno colpiti, tanto da non ricadere nemmeno nel cratere. Ma la paura è tanta, le crepe nelle case anche: e allora si decide di adibire sia il pallone geodetico sia il campo ad aree di accoglienza per i terremotati. Le due strutture hanno ospitato una tendopoli per oltre tre mesi fino a quando l’emergenza non è rientrata: lasciando, ovviamente, i segni sul campo.
I fondi sono arrivati pochi anni fa: 135 mila euro per rimettere in sesto le strutture sportive utilizzate per l’accoglienza degli sfollati. I lavori che partono e in breve tempo restituiscono alla comunità un simbolo di aggregazione che ieri, appunto, è tornato a vivere ufficialmente. E il pubblico presente lo dimostra.
La ASD Molina gioca sul campo, in erba sintetica e totalmente ristrutturato, dell’Argentino Del Monaco: la società è tutta molinese, con presidente e allenatore Marco Fasciani, la dirigenza composta da Romano Civitareale e Mattia Del Vesco. A calcare l’Argentino del Monaco ragazzi di Molina, Secinaro, Castelvecchio: un modo per tornare a stare insieme, in maniera pulita e sana, come solo lo sport permette di fare.
Un modo per riconnettere legami allentati, allacciarne di nuovi, fare progetti. Lo sport come simbolo di ricostruzione sociale, per far tornare a vivere le piccole comunità del nostro Abruzzo interno, quelle che lottano contro lo spopolamento e contro la perdita della memoria. Lo sport per fare forza, con quegli applausi: lo sport, infine, per ricordare e per salutare – con quello striscione, Ciao Billy – un amico che avrebbe applaudito e incitato la squadra dal primo all’ultimo minuto di gioco.